BRASILE: il diritto dove non c'è

Publié le 31-08-2009

de sandro


Quando facevo il quarto anno di Università, una domanda mi frullava nella testa: “Che cosa potremo fare noi avvocati a Teofilo Otoni?”. Eravamo quattro studenti con una montagna di sogni in testa e la voglia di cambiare il mondo…

... Alexandra Xavier Figueiredo

Presentazione
Alexandra X. Figueiredo, donna avvocato brasiliana, nel '91 ha fondato a Teofilo Otoni (città del Minas Gerais) il Centro Juridico Popular, animato da un piccolo gruppo di avvocati e studenti di diritto che hanno scelto la causa dei più deboli. Forniscono supporto giuridico alle lotte sociali dei Senza Terra, dei senzatetto, di piccole associazioni, cooperative e sindacati, insomma: portando il diritto a coloro che sembrano non avere diritti.
Il contesto è il Brasile, in cui l'1% dei proprietari terrieri detiene circa il 46% di tutta la terra coltivabile. Tra i fazenderos e i piccoli proprietari terrieri si sono scatenati numerosi scontri, spesso degenerati nella violenza, innumerevoli le violazioni dei diritti umani.
Vivevamo il conflitto tra i nostri ideali e la realtà brasiliana di una professione molto prestigiosa, ma un po' mercenaria, come quella dell'avvocato. Inizialmente pensammo di abbandonare questa professione, che non riuscivamo a conciliare con ciò in cui credevamo. Tuttavia, osservando più da vicino la realtà, parlando con i poveri, con le persone escluse dal diritto, ci convincemmo che in ogni luogo si può promuovere la vita. Ovunque c'è il segnale della violazione di un diritto, quello è un luogo in cui promuovere il diritto ad essere cittadini. Così restammo a Teofilo Otoni.
Facemmo della nostra professione una scelta di vita, abbracciando un ideale di Giustizia. Il principio è che ciascuno deve dare ciò che ha e noi avevamo la conoscenza del diritto; cercammo di capire come questa conoscenza di pochi poteva essere estesa a molti, soprattutto ai più deboli. La prima idea fu quella di diventare difensori d'ufficio per coloro che non possono pagare la parcella di un avvocato, ma la scartammo subito, perché questa assistenza gratuita è un compito dello Stato. Decidemmo allora di diventare "avvocati popolari", impegnandoci esclusivamente in cause sociali, essenzialmente collettive, della nostra regione, che coinvolgevano Senza Terra, senzatetto, sindacati in lotta per la difesa dei diritti umani, piccole associazioni e cooperative.
Con il tempo, il gruppo si allargò (oggi è formato da dodici avvocati e undici studenti di diritto) e, negli anni, è diventato un punto di riferimento per le lotte popolari nelle varie aree sociali, offrendo un sostegno giuridico che in molti casi si è rivelato determinante per la vittoria dei poveri. Al Centro Juridico Popular abbiamo capito che, come avvocati popolari, non potevamo svolgere la nostra professione secondo i canoni tradizionali.
Non possiamo lavorare da soli, ma in rete, condividendo la nostra biblioteca e facendo in modo che le sentenze favorevoli ottenute da uno siano divulgate a tutti gli altri; tecnicamente una persona sola non può essere esperta in tutte le aree, quindi è necessario condividere il proprio sapere specialistico; normalmente chi "sa" di più ha più clienti e guadagna di più, quindi è interessato a custodire gelosamente il proprio sapere; noi invece condividiamo il nostro sapere contravvenendo palesemente alle più banali leggi del mercato. I latifondisti si rivolgono ad avvocati molto competenti e specializzati nel diritto rurale e per vincere contro di loro noi dobbiamo dare risposte di alta qualità tecnica: queste risposte sono possibili solo se condividiamo tra noi il sapere. Inoltre, la domanda di difesa è molto grande e le forze di un singolo non possono farvi fronte. Abbiamo sperimentato la solidarietà giuridica innanzitutto tra di noi. Se non ci fosse tra noi questa solidarietà, la nostra non sarebbe un'utopia, un giorno forse realizzabile, ma una semplice illusione.
Abbiamo poi iniziato a mescolarci con la povera gente, cominciando ad andare dove ci sono persone che hanno bisogno di "diritto", cercando di sentire l'odore del povero e del carcerato, di entrare nella sua vita e di fargli conoscere i suoi diritti. Abbiamo iniziato a mettere la nostra professione al servizio di queste persone. Non solo lavoriamo per le fasce più deboli della popolazione, ma anche con esse. In Brasile quella degli avvocati è una casta ristretta che gode di un grande prestigio sociale e mantiene le distanze dal cliente, servendosi della conoscenza del diritto come di una prerogativa esclusiva ed elitaria. Gli avvocati popolari hanno scelto invece di socializzare questa conoscenza, per far sì che diventi patrimonio comune alla portata di tutti. È fondamentale formare degli operatori giuridici nelle persone dei leaders delle varie comunità. Noi vogliamo incontrare i nostri clienti, invece di tenere le distanze da loro, per non scordare la loro faccia ed i loro sogni.
L'inizio del nostro lavoro non è la tutela dei diritti, ma l'informazione sui diritti: noi lavoriamo soprattutto per costruire una coscienza giuridica nelle persone. L'avvocato tradizionale si sostituisce al cliente; noi invece non vogliamo essere i protagonisti: il protagonista deve essere il cliente, quindi il povero, il debole. Avvocare in fondo significa proprio "parlare in nome di". Dobbiamo lasciare che i lavoratori siano i soggetti delle loro storie, mettendo a loro disposizione il nostro sapere giuridico, facendo un lavoro di formazione collettiva. Uomini e donne che sono sempre vissuti ai margini della società, scoprendo di avere dei diritti forse per la prima volta nella loro vita sentono di essere delle persone, degli esseri umani, perché solo degli esseri umani possono rivendicare dei diritti. Colpisce molto vedere dei Senza Terra entrare per la prima volta in un Tribunale e reclamare i propri diritti. Nessuno di coloro che abbiamo difeso è passato attraverso questo processo restando uguale a com'era prima. Nel Centro noi educhiamo noi stessi e le persone per le quali lavoriamo. Soprattutto noi avvocati impariamo e riceviamo moltissimo dagli ultimi della società. In passato si credeva di dover rivoluzionare il sistema creando un diritto alternativo.
Un altro aspetto del nostro lavoro di avvocati popolari è invece quello di far applicare la legge già esistente, che è abbastanza buona, prima di crearne un'altra. Piuttosto di fare un uso alternativo del diritto, oggi parliamo di applicare la legislazione vigente; questa è già una grande rivoluzione.
Per quanto riguarda le fonti di finanziamento del Centro, devo dire che non sono molte. Se un avvocato sceglie di difendere i poveri, non può pensare di trovare molti altri clienti che non siano poveri. Riceviamo esigui contributi esterni e quando i sindacati, le cooperative rurali ed i vari movimenti che aiutiamo si trovano in condizione di darci un po' di denaro, lo fanno. Si tratta di un processo educativo anche nei confronti dei nostri clienti. Inoltre, il Centro Juridico Popular si occupa molto di cause giuslavoristice che garantiscono dei discreti ritorni economici; l'istituto giuridico della soccombenza prevede poi che la parte che perde si accolli tutte le spese della causa, comprese quelle sostenute dalla parte avversa. Talvolta, accettiamo da un cliente povero pagamenti simbolici in natura (materiale di cancelleria…). Comunque, ogni avvocato che fa parte del Centro deve essere un libero professionista, che ha un proprio ufficio ed una propria attività professionale al di fuori del Centro, oltre alla quale svolge un lavoro pressoché gratuito nel Centro.
Il nostro lavoro è quello di portare il diritto dove non c'è diritto, di portare pace dove c'è violenza. Attraverso il nostro lavoro sono stati disinnescati molti conflitti latenti o espliciti. Noi non difendiamo coloro che si macchiano di violenza, per non stimolare altra violenza. Ci sono molti movimenti agrari nel Minas Gerais che utilizzano metodi di lotta non propriamente ortodossi: con costoro non trattiamo assolutamente. Quando i nostri clienti iniziano l'azione legale, i fazenderos sono costretti a diminuire molto il loro ricorso alla violenza, poiché il fatto stesso che la causa sia resa pubblica scoraggia ogni atto di violenza. Il nostro sogno è essere operatori di pace mediante il diritto. Amiamo molto la frase del Santo Padre "La giustizia è il nuovo nome della pace" e crediamo profondamente che giustizia e diritto sono la madre della pace. Non vogliamo la pace dei morti, delle guerre e delle rivoluzioni, ma la pace che deriva dalla democrazia e dall'uguaglianza tra le persone.
Ciò che facciamo è solo una goccia nel mare, ma l'iniziativa degli avvocati popolari si sta espandendo a macchia d'olio in tutto il Paese: siamo ormai più di 150.
La storia giudicherà in modo inflessibile il nostro operato e dirà se il nostro Centro è stato capace di costruire la pace e difendere la democrazia e l'uguaglianza.
Alexandra Xavier Figueiredo
da "Nuovo Progetto" Maggio 2004





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