C’era una volta l’URSS …

Publié le 31-08-2009

de Guido Morganti


L’incalzare di ricorrenze legate all’ex impero dell’Unione Sovietica ha segnato questi ultimi giorni. Un po’ di storia non fa male…

di Guido Morganti

 


7 novembre 1917. Lenin riesce, all’interno del Comitato Centrale del partito bolscevico, a far passare l’idea di una sollevazione. Insieme a Trotsky organizza il movimento rivoluzionario che dal 6 al 9 novembre esautora il governo Kerenskij, d’altronde ormai logoro. È la cosiddetta “Rivoluzione di Ottobre”, dal 25 al 29 ottobre secondo il calendario russo, quello “giuliano”, che si scosta da quello gregoriano di due settimane. Il 7 novembre è la data in cui i rivoluzionari occupano il Palazzo d’Inverno, in cui si sono asserragliati i membri del governo che ancora non sono fuggiti, e si attestano nei punti strategici di Pietroburgo.
Lenin

Lo zar Nicola II Romanoff e la sua famiglia, trucidati durante la Rivoluzione d’Ottobre
Questa giornata, assunta come Festa della Rivoluzione d’Ottobre, era diventata il simbolo della potenza sovietica con la possente parata militare sulla Piazza Rossa. La débacle del comunismo sovietico coinvolse anche la festa del 7 novembre: Eltsin, con una svolta a 180°, sostituì la Festa in “Giornata dell’accordo e della riconciliazione”. La Rivoluzione di Ottobre, in pratica, veniva riconosciuta come foriera delle tante vessazioni che negli anni si erano abbattute sulla popolazione russa, bisognosa ora di ricompattarsi attorno a due nuovi importanti valori: accordo e riconciliazione. Un’aria nuova si respirava con il superamento del comunismo.
Certo, non basta una “giornata” per trovare accordo e riconciliazione, per trovare un’unità che miri a costruire una società dove ogni uomo ha tutelati i diritti e si impegna attraverso i doveri. Ci vuole un’anima che scaturisca dalla profondità del cuore, da quelle radici e da quei valori che il regime comunista aveva seccato. Oggi sembra che la società russa non abbia ancora recuperato una chiara direzione di marcia. Ma forse questo non è il motivo che ha spinto Putin a cancellare la ricorrenza del 7 novembre per sostituirla con la “Giornata dell’unità”, da celebrarsi il 4 novembre.
Il 4 novembre 1612 Mosca, occupata dai polacchi, venne liberata e a seguito di ciò nel 1613 i Romanov assunsero il titolo di zar. Tra Russia e Polonia non è mai corso buon sangue. Nel 1939 Stalin ed Hitler si spartirono il Paese. Più di recente, il papa polacco non ha avuto la possibilità di recarsi a Mosca. Sotto sotto c’è da pensare che la scelta di Putin significhi per la Russia l’intenzione di tornare ad un ruolo di primo piano sullo scenario mondiale, rinverdendo i fasti dei Romanov e del periodo dell’impero sovietico.
La Rivoluzione di Ottobre segna anche l’istituzione dei primi gulag da parte di Lenin e della cultura del sospetto e del terrore, che ha avuto come tragica conseguenza, sotto il regime sovietico, un olocausto di più di ottanta milioni di vittime. Così proprio il 7 novembre è diventata la “Giornata della memoria: Memento Gulag”, promossa dai Comitati per la Libertà (movimento presieduto da Vladimir Bukovskij per contrastare ogni forma di dittatura e autoritarismo) per non dimenticare a cosa può portare un regime disumano. La prima celebrazione di questa giornata si è svolta a Roma nel 2003.
Agosto 1961: la costruzione del muro di Berlino

E veniamo al 9 novembre, diventato “Giorno della Libertà”. Nel 1989 in questa data le picconate abbattevano il muro di Berlino (simbolica divisione tra l’Europa orientale, costituita da Stati “controllati” dall’ex URSS, e l’Europa occidentale, costituita da Stati democratici), dando al mondo la speranza di una nuova storia. L’impero sovietico alle spalle, sepolto dal suo stesso fallimento. Oggi però celebrare il “Giorno della Libertà” ci obbliga a riflettere: una nuova storia di giustizia, di riconciliazione, di concordia, di ideali forti, di speranza non è ancora dietro l’angolo.

Guido Morganti

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