Charles de Foucauld : innamorato di Gesù

Publié le 31-08-2009

de sandro


13 novembre 2005, Basilica di San Pietro in Roma: a 89 anni dalla morte per mano di un giovane predone Tuareg, Charles de Foucauld è dichiarato beato.

di Lidia, piccola sorella del Vangelo

A 89 anni dalla morte, frère Charles entra a far parte dell’immensa schiera di coloro che la Chiesa ci propone come modelli e compagni carissimi sulla strada del Regno. Ma chi è Charles de Foucauld?

Nato a Strasburgo il 15 settembre 1858, rimane orfano di entrambi i genitori a soli sei anni. Il seme della fede, deposto nel suo cuore dalla mamma, sembra morire negli anni dell’adolescenza e della giovinezza. Un vuoto doloroso si fa strada in lui. Influenzato dallo scetticismo religioso dell’epoca, perde la fede.

Per sfuggire all’angoscia che porta nel cuore, si getta a capofitto in una vita disordinata di piaceri. Di nobile famiglia ed erede di un cospicuo patrimonio, si permette feste e lussi che però lo lasciano più vuoto e insoddisfatto. La carriera militare lo porta in Algeria. Dopo un allontanamento dall’esercito per indisciplina, vi ritorna e questa volta il fascino del deserto, il suo silenzio, la sua essenzialità, gli fanno intuire il vuoto della sua vita.

Lascia l’esercito per una nuova avventura: l’esplorazione del Marocco, Paese quasi sconosciuto e proibito agli europei. Viaggia facendosi passare per un povero ebreo disprezzato, affrontando rischi e pericoli. Testimone della vita quotidiana di questo popolo, è toccato dalla preghiera dei musulmani: La vista di queste anime che vivono alla presenza continua di Dio, mi ha fatto intuire qualcosa di più grande e di più vero delle occupazioni mondane.

Tornato a Parigi, esploratore celebre e premiato, rimane indifferente agli onori, travagliato dall’inquietudine per la verità. Lo colpisce l’accoglienza premurosa e discreta della cugina Maria de Bondy, la cui fede intelligente e profonda non lo lascia indifferente. Charles, non credente, prega: mio Dio, se esisti, fa che ti conosca.

Fine ottobre 1886, ha 28 anni. Chiede a padre Huvelin, noto per il suo insegnamento dottrinale, di istruirlo sul cattolicesimo. Strana risposta a questa domanda intellettuale: padre uvelin gli chiede di confessarsi e lo invita a ricevere subito la Comunione. Charles accetta. Allora Dio può venire a lui con la Sua grazia sconvolgente che trasforma, trasporta e, se lo vuoi, ti accompagna per tutta la vita, per tutta l’eternità. Da questo momento Charles ha un solo desiderio: rispondere a questo amore di Dio, spinto da un bisogno sconfinato di imitazione: Amo nostro Signore Gesù Cristo, lo amo e non posso condurre una vita diversa dalla sua.

Un lungo cammino di ricerca lo porterà alla trappa, poi a Nazaret, poi in Algeria, attraverso forme di vita diverse, ma guidato da una sola vocazione: imitare Gesù per amore, per puro amore. È colpito dal fatto che Gesù sia sceso per prendere l’ultimo posto. Da Dio si è fatto uomo, e come tale ha scelto una vita umile, povera, ordinaria, in un paese di nessuna importanza: Nazaret.
È lì che vuole imitare Gesù. Nazaret, non come luogo geografico, ma come tipo di vita: umiltà, condivisione con i più poveri, lavoro manuale, preghiera e raccoglimento, in compagnia di Gesù, come un suo piccolo fratello.

L’Eucarestia, che ha marcato concretamente la sua conversione, diventa il centro della sua preghiera. Passa lunghe ore in adorazione, davanti alla Presenza eucaristica, in compagnia del suo bene - amato Fratello e Signore Gesù. Poco alla volta matura in lui la vocazione sacerdotale, per poter offrire questo divino banchetto… agli zoppi, ai ciechi, ai poveri, cioè alle anime che mancano di sacerdoti.

Non si può amare intensamente Gesù, senza sentire con forza l’amore per gli uomini, e ancor più per quelli che soffrono: i poveri, i lontani, quelli che non conoscono il tesoro che lo fa vivere. Gesù che ha detto ‘prendete e mangiate, questo è il mio Corpo’, ha anche detto ‘quello che avete fatto agli altri lo avete fatto a me’.

La prima strada per raggiungerli è farsi uno di loro. Frère Charles si fa fratello, diventa fratelli universale. Charles de Foucald si è definito monaco-missionario.

Monaco: Davanti all’Eucarestia passa ore ed ore in compagnia di Gesù nel silenzio e nella solitudine del deserto, negli eremi che ha costruito e nei quali ha vissuto, a Beni-Abbes, a Tamanrasset, all’Assekrem (Algeria). La parola di Dio diventa per lui la goccia che, a forza di cadere sulla pietra, la scava. Gesù diventa il suo modello unico e con Lui va al Padre.

Missionario: Il suo amore per Gesù e per i fratelli lo spinge a lasciare la solitudine tanto amata per soccorrere i più bisognosi, battersi contro la schiavitù, accogliere chiunque.

Con i cristiani che incontra, esercita il ministero, per gli altri prepara il terreno. Con grande rispetto, non vuole fare proseliti, ma desidera tanto che tutti possano un giorno vivere di quella gioia che viene dall’incontro con Gesù. Per la diffusione del Vangelo sono disposto ad andare fino ai confini del mondo e a vivere fino al giudizio universale.

Con questa sete di portare a tutti Gesù, si spinge nel profondo Hoggar, per raggiungere le tribù nomadi dei Tuareg. Non vuole bruciare le tappe. Tra uomini di un’altra religione, si situa come un fratello, nel desiderio che dal suo amore possano percepire l’infinita bontà del suo Signore che tutti vedono servire e pregare. Tutto questo si concretizza nella condivisione dei loro disagi di vita e in tutto quanto l’amicizia gli può suggerire.

Desidera per loro un miglioramento di vita sociale, un più gran rispetto dei diritti, una più grande fedeltà ai valori che ogni popolo ha. La sua opera di evangelizzazione comincia di lì. In questa logica intraprende un enorme lavoro di trascrizione e traduzione della loro lingua (raccolta di letteratura popolare, lessico, dizionario), perché la loro cultura trovi posto nel mondo e perché un giorno, quando sarà venuto il momento, possano sentir parlare Gesù… nella loro lingua.

Il primo dicembre 1916, frère Charles muore, tragicamente ucciso. Un doloroso avvenimento in una storia di differenze tribali, esacerbate dai fatti dell’epoca: il conflitto mondiale e la situazione coloniale. Charles de Foucauld è dunque un martire? Non nel senso proprio del termine, ma certamente la sua morte é conseguenza della sua fedeltà a questo popolo. Lui stesso aveva detto: Anche se non ci uccideranno per la fede, la nostra vita sarà stata offerta per amore.
Frère Charles ha tanto desiderato avere dei fratelli con cui formare una comunità religiosa, ma non ne ha avuti. È morto solo. Se il chicco di frumento caduto in terra muore, porta molto frutto… Sono ormai una ventina i gruppi della grande famiglia spirituale nata da questo seme: comunità religiose, contemplative, monastiche, apostoliche, gruppi di laici, sacerdoti diocesani, fraternità secolari…. .

L’esperienza spirituale di Charles de Foucauld è talmente ricca che ogni gruppo trova ispirazione per vivere un aspetto particolare di questo cammino, ma tutti si riconoscono in espressioni come: semplicità di vita, condivisione, poveri, fraternità, Eucaristia, Vangelo, Nazaret…. Frère Charles ci insegni ad essere sempre più degli innamorati di Gesù.

piccola sorella Lidia
(Piccole Sorelle del Vangelo, di Charles De Foucauld)

altri contributi:
Fraternità al primo piano

www.charlesdefoucauld.org

 

 

 

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