Ho visto Beirut in fiamme

Publié le 17-06-2010

de Ernesto Olivero

La crisi tra Israele e Libano, nuovo fronte nella travagliata situazione Mediorientale, ha bisogno dell’impegno dei giovani per sconfiggere l’odio, cambiare il mondo e vivere in pace.

Nel marzo 1988 Ernesto Olivero era stato in Libano, invitato dal Patriarca maronita per una missione di pace tra i giovani. Aveva attraversato l’intera città di Beirut, passando da un posto di blocco all’altro, da una fazione all’altra, per essere un segno di pace per tutti. Oggi l’improvvisa apertura di un nuovo fronte di guerra tra lo stato di Israele e il Libano coglie l’Arsenale della Pace nel pieno dell’accoglienza di numerosi gruppi di giovani per il periodo estivo. L’impegno per la pace ha bisogno dei giovani perché la strada dell’odio non porta al domani.

 

Mi chiedo spesso, e lo chiedo alle persone che incontro, soprattutto ai giovani: fra 5 anni, se il Signore ci lascerà in vita, come saremo, come sarà il nostro mondo, il mondo che stiamo costruendo, che ha la nostra impronta? Chi è capace di porsi questa domanda e di cercare la risposta giusta può darsi che decida di cambiare vita. Può darsi che riconosca di vivere secondo il proprio capriccio e di non essere più capace di guardarsi dentro per trovare una strada nuova aperta alla giustizia, alla solidarietà, alla pace.

Questa notte ho guardato il telegiornale e ho visto Beirut in fiamme. Mi è parso di vedere in fiamme anche un grande teatro dove nel 1988, in piena guerra, avevo parlato a 2500 giovani. Mi avevano chiesto: “Perché sei qui in mezzo a noi, lo sai che puoi morire da un momento all’altro? Noi siamo obbligati a stare qui, non possiamo scappare, ma tu perché sei venuto?”. Me lo ricordo bene come se fosse appena accaduto. Dissi loro che ero lì perché credevo alla pace. Volevo la pace per me, per loro, perché solo con la pace poteva esserci vita. In quell’occasione e in altre successive avevo portato con me un carico di aiuti umanitari frutto della generosità operosa di tante persone e li avevo distribuiti fra tutte le fazioni in lotta, parlando con i loro responsabili per sottolineare che la pace è un bene prezioso per tutti, senza distinzione di credo politico o religioso.

 

Questa notte guardando le immagini di Beirut di nuovo in fiamme mi sono chiesto come mai in Medio Oriente la gente si odia tanto e dove può portare questo odio. Molti di loro, ragazzi e ragazze dell’una e dell’altra parte, palestinesi, israeliani, libanesi… non riescono neanche ad immaginare cosa faranno domani, perché hanno di fronte la cruda, violenta realtà degli attacchi terroristici e delle rappresaglie. Si chiedono piuttosto se questa sera saranno ancora in vita. So di fratelli e sorelle di una stessa famiglia che frequentano scuole situate in edifici diversi, perché se salta in aria la scuola almeno uno di loro si possa salvare.

 

Le vicende del Medio Oriente, la fame, la guerra e mille altre ingiustizie non mi lasciano indifferente, ma mi fanno riflettere per trovare risposte positive. È per questo che sono arrabbiatissimo con i giovani, con la stragrande maggioranza dei giovani, perché voglio loro bene sul serio e mi spiace constatare che spesso sprecano la vita: potete cambiare il mondo e invece state a guardarvi l’ombelico! Un ragazzo di 16 anni, tossicodipendente, un giorno mi disse: “Ernesto, non sai cosa ti sei perso a non esserti mai fatto”. Ricordo che mi concentrai intensamente, come poche altre volte, per non perderlo, per cercare di dargli una risposta non banale, adatta alla sua età. Gli dissi che secondo me aveva ragione, però gli facevo una proposta. Avrebbe dovuto farsi riprendere da una telecamera la prima volta che si fosse drogato. Acconsentì, poi vedemmo insieme il video. La sua conclusione fu: “Che schifo faccio, ragazzi!”.

 

Lo dico sovente ai miei amici: “Facciamoci anche noi fare il film ogni tanto, per capire come ci comportiamo, per capire come ci vede la gente, per capire che effetto facciamo agli altri: forse scopriremo che anche noi facciamo un po’ “schifo” e abbiamo bisogno di una svegliata. Abbiamo un Dio che ci assicura: “voi potete fare cose più grandi di me”, ma preferiamo glissare. Se ci analizziamo con criticità e con ironia scopriremo che anche noi possiamo cambiare, possiamo trovare la felicità vera nel fare cose buone.

 

Una cosa importante che voglio dire ai giovani è questa: voi valete. Voi potete fare delle cose bellissime, potete invertire la rotta di questo mondo che sta andando verso l’odio e indirizzarlo verso la pace. Ci sono mille, mille e mille ragazzi con una carica di odio talmente accecante che la loro unica soddisfazione è far soffrire gli altri. Ma allora voi, che avete le chiavi della vita, quando, quando se non ora farete qualche cosa per cui valga la pena di vivere? Vi accorgerete che questo Dio ha scritto pagine bellissime, ha scritto parole bellissime non lontane da noi, alla nostra portata, qualunque difetto possiamo avere, qualunque passato possiamo avere.


Ernesto Olivero

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