Il Presidente Napolitano al Sermig

Publié le 30-06-2013

de Mauro Tabasso

A Torino per i 150 anni dell'Unità dItalia, il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano fa tappa al Sermig, che definisce "una immagine viva di come vorremmo il mondo di oggi".
Riceve il premio "Artigiano della pace" e suona il primo rintocco della "Campana del Perdono".
 

Sono le 17.20 di sabato 19 marzo 2011 quando il Presidente Napolitano, in visita ufficiale a Torino per il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, scende dall'auto presidenziale insieme alla moglie, signora Clio. Ad accoglierli sull'ingresso dell'Arsenale della Pace, Ernesto Olivero ed alcuni amici della Fraternità del Sermig. Sulla facciata dell'Arsenale, a fianco dell'affresco della bandiera della pace che il Sermig ha portato in 77 missioni di pace in tutto il mondo, la bandiera italiana e la scritta "L'unione fa la pace". Varcata la soglia dell'Arsenale, gli ospiti vengono accolti dalla folla di famiglie e bambini della Fraternità e dell'Arsenale della Piazza, l'Arsenale "con le ruote" che il Sermig si è inventato per raggiungere ed educare alla cittadinanza responsabile i bambini e ragazzi di una trentina di nazionalità che costituiscono il futuro multietnico del quartiere di Porta Palazzo. Il Presidente attraversa i viali dell'Arsenale popolati di giovani sventolanti le due bandiere, quella italiana e quella della pace, sino all'Auditorium.

C
irca 2000 persone si sono radunate per riceverlo e festeggiare insieme a lui la ricorrenza, animate dal desiderio che l'incontro non sia una semplice commemorazione ma il rinnovo di un impegno comune attorno ai valori che hanno fatto dell'Italia un Paese pacifico, civile e solidale. Al "posto d'onore", sul palco attorno al Presidente, giovani da Torino e da tutta Italia che hanno fatto dell'Arsenale la loro seconda casa per costruire insieme il loro futuro e un mondo un po' migliore.

L'incontro si snoda con una grande familiarità, veloce ma ricco dei contenuti che fanno dell'Arsenale la casa della mondialità, dell'accoglienza e della speranza. Ernesto Olivero riceve il presidente con un messaggio di benvenuto a colui che "in questo momento è veramente il punto più alto della nostra nazione". Evidenzia poi la presenza in sala di tante regioni italiane ma anche di nazionalità diverse: "Parliamo la stessa lingua - sottolinea - la lingua del rispetto e dell'amore. Vorremmo fosse così in tutta Italia e in tutto il mondo". L'applauso del pubblico sottoscrive il suo desiderio, mentre Olivero continua: "L'altro non è mai un nemico. Questa casa ha accolto migliaia e migliaia di perseguitati, nel silenzio. Vorremmo non accoglierli più, perché vorremmo che nessun Paese perseguitasse più il diverso, la persona contraria al regime o alle idee dominanti. Questa è l'unica via che porta alla pace".

Olivero dice: "In questa casa stiamo cercando di diventare tutti insieme buoni cittadini italiani, che amano la Costituzione, rispettano le leggi dello Stato e vivono la loro responsabilità civile" e ricorda che il Sermig da tempo con la forza dei giovani chiede alla politica di mettersi al servizio della gente, alla religione di portarci a Dio e di non essere mai elemento di divisione, alla scienza di vigilare notte e giorno perché la terra porti vita e non morte, alla finanza di non essere avida, ai media di non fomentare lodio ma di portare un pensiero solido. Chiede alle mafie ed ai gruppi segreti: "Convertitevi, siate cittadini come gli altri che lavorano per il bene del Paese, per il bene del mondo intero". "Con l'autorità morale dei giovani, che sono patrimonio dell'umanità, chiediamo a tutti noi di vivere l'eticità e la responsabilità personale, perché noi non la chiediamo agli altri, la vogliamo vivere e, vivendola noi, abbiamo l'autorità di chiederla anche agli altri". Conclude ringraziando il Presidente per l'incoraggiamento che viene dalla sua presenza e auspica "che questo anniversario dell'Unità d'Italia apra per il nostro Paese una pagina nuova, una pagina che riparta dai giovani".

Le parole che Olivero ha appena pronunciato vengono illustrate da due video, "Sermig, una storia di Dio in mezzo agli uomini" e la storia di un giovane della Costa d'Avorio sfuggito al reclutamento come bambino soldato. Dieci giovani del Sermig di differenti nazionalità presentano la Carta dei giovani: un manifesto in 10 punti fatto di "voglio" e di "mi impegno" scritto da 300 gruppi di giovani di tutta Italia. La campagna "Condividiamo il pane quotidiano" - promossa dal Sermig per lottare contro la fame nel mondo - è presentata con la canzone "Tre secondi" (testi di E. Olivero e musiche di Mauro Tabasso) ed il gesto della "restituzione", proposto a tutti i presenti in sala come la scelta di condivisione quotidiana che da 47 anni permette al Sermig di essere sostenuto al 93% dalla gente comune.

Riprende poi la parola Ernesto Olivero, per conferire al Presidente Napolitano il premio "Artigiano della pace", un premio che il Sermig attribuisce dal 1981 a personalità degli ambiti più diversi distintesi per il loro impegno nella costruzione di un mondo in pace e solidale. La motivazione del riconoscimento al Presidente della Repubblica italiana recita: "Caro Presidente, in momenti come questi c'è più bisogno che mai di un Uomo di Pace come Lei, al di sopra della parti". Ma cè un premio anche per la signora Clio: un cubetto di legno del vecchio arsenale militare con le parole "GRAZIE DI CUORE" dipinte a mano dai giovani del Sermig.

Il Presidente Napolitano, in piedi in mezzo ai giovani, ringrazia per i premi, sottolineando che la moglie l'ha meritato "per i 52 anni di matrimonio" ed augurandosi di aver meritato a sua volta il proprio. Ringrazia anche per il momento di breve pausa concessogli dal Sermig e aggiunge: "Ernesto Olivero una cosa non mi ha chiesto e avrebbe potuto chiedermela: di mettere una firma sotto tutto quello che ha detto. Io sarei stato pronto a metterla. Fate conto che l'ho messa, perché condivido tutti i suoi pensieri". "Ho ascoltato e intuito tante storie di vite salvate - continua parlando a braccio - energie vive non solo di questo Paese che hanno potuto trovare una speranza e la loro strada grazie al Sermig ed alla straordinaria ispirazione e passione di Ernesto Olivero". Definisce poi il Sermig "una immagine viva di come vorremmo il mondo di oggi ma anche di come è già", richiamando i "tanti colori" etnici dell'Italia di oggi.

Riferendosi al premio, lo definisce "un premio di solidarietà" e richiama l'affermazione di Benedetto XVI: "solidarietà sta insieme con sussidiarietà", nel senso che ciascuno deve fare la sua parte perché solo tanti tasselli messi insieme fanno la solidarietà. Passa poi al tema della pace: "un obiettivo difficile", commenta alludendo fors'anche alla notizia appena giunta dell'attacco francese in Libia, "oggi servire la pace significa anche trovare il modo di andare incontro a popolazioni perseguitate, non rimanendo indifferenti alle sofferenze e alle repressioni. Un impegno che può apparire duro ma che è un impegno per la pace, per la solidarietà, per i diritti e le libertà dei popoli".

Il Presidente viene poi al tema centrale, quello dell'Unità dell'Italia, e ricordando le motivazioni del premio appena ricevuto precisa: "Non è una mia scelta, è una mia precisa responsabilità. Secondo la nostra Costituzione il capo dello Stato deve rappresentare l'Unità della nazione, e mettere sempre in primo piano quello che unisce e non quello che divide. E in Italia per fortuna, anche se si vede perfino troppo quello che divide, è molto di più quello che unisce. Guai se non fosse così, perché le giovani generazioni avranno un avvenire se ci sarà coesione nazionale, senso dell'unità, senso della missione comune. È mio impegno coltivare questi valori e sono felice che voi mi diate questo riconoscimento perché mi incoraggia ad andare avanti". Conclude invitando anche il Sermig a continuare su questa strada.

 C'è ancora un gesto previsto per la visita del Presidente Napolitano al Sermig: il primo rintocco alla Campana del Perdono, donata al Sermig dalla diocesi dell'Aquila dopo il 3° Appuntamento Mondiale Giovani della Pace del 27 agosto 2010. In cui gli adulti hanno chiesto perdono ai giovani per i propri errori. Olivero conclude promettendo il ricordo e la preghiera dei giovani per il loro Presidente e ringraziando tutti gli amici buoni che hanno permesso la realizzazione dell'incontro e che permettono il sostentamento del Sermig: "Noi facciamo delle cose perché altri ci aiutano". Un impegno che continua, come stanno a significare le note e le parole della canzone "Io ci sto", inno del 3° Appuntamento Mondiale Giovani della Pace, che chiudono l'incontro.

a cura della redazione





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