Io e l'altro

Publié le 10-03-2025

de Ernesto Olivero

Se provassimo a metterci nei panni degli altri potremmo capirne meglio le ragioni e i difetti, che a ben vedere sono anche i miei. La storia della mia vita me l’ha insegnato.
Ricordo che ero un bravo bambino, ma che andava male – anzi malissimo – a scuola. Ho fatto fatica a restare un bravo ragazzo, a togliermi di dosso l’etichetta di chi era sempre rimandato o bocciato.
Le etichette che ti si appiccicano addosso non hanno un cuore: ho dovuto faticare a passare gli esami della vita. E forse proprio perché ho cominciato da ultimo della classe ho sempre cercato di capire meglio gli altri, specialmente i “persi”.


Così, quando sono andato in Brasile per visitare per la prima volta l’ex Casa degli Immigrati – ora museo all’interno dell’Arsenale della Speranza – ho fatto poca fatica a dimenticare il pregiudizio che attribuisce ai brasiliani una scarsa propensione per il lavoro. Entrando, ho letto su una vecchia foto l’avviso: «Vendesi schiavo, età 45 anni, prezzo trattabile». Mi si è gonfiato il cuore. Mi sono messo nei panni dei discendenti degli schiavi e ho compreso il motivo per cui tantissimi non hanno radici, non hanno memoria storica. Un certo giorno di tanto tempo fa, schiavisti senza scrupoli li hanno strappati dalle loro foreste, dai villaggi della loro Africa, per incatenarli su navi negriere trapiantarli in una terra al di là dell’oceano, in un continente nuovo.
Loro che vivevano liberi si sono ritrovati schiavi, torturati, picchiati e uccisi, costretti ad accoppiamenti per perpetuare la schiavitù. I bambini nati da questi rapporti non hanno conosciuto così né padri né madri. È questo il motivo per cui tanti brasiliani oggi vivono una grande sofferenza, che trova ali nella samba o nel pallone, ma anche nella criminalità, perché bisogna pur sopravvivere.

Penso che in Brasile, come in altri Paesi colonizzati e sfruttati dall’Occidente e non solo, sia urgente inventare un modo per riconciliarsi, per render giustizia.
I recentissimi fatti tragici in Congo e in altre nazioni africane lo dimostrano. La storia dei popoli insegna che, se non si può tornare indietro, si può andare avanti in modo diverso. Se imparo a mettermi nei panni di ciascuno, di qualsiasi origine sia, capisco che l’altro non è mai un problema. È un’opportunità per amare. L’altro oggi è la mia speranza.
 

Ernesto Olivero
Editoriale
NP marzo 2025

 

Giubileo 2025: un'occasione per entrare con il cuore e l'intelligenza nel mistero della speranza. Con la sua rubrica Ernesto Olivero ci accompagna in questo cammino


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