La libertà dell'incontro
Publié le 31-10-2024
Il 29 ottobre sono ripresi gli incontri dell’Università del Dialogo Sermig. Il primo ospite della sessione 2024-2025 è stato il cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico a Ulan Bator in Mongolia. La serata, inserita all’interno del Festival dell’Accoglienza organizzato dall’arcidiocesi di Torino, ha visto una grande partecipazione di pubblico, venuto ad ascoltare il giovane presule – 50 anni, missionario piemontese della Consolata - che da più di vent’anni vive in estremo oriente. Qui alcuni spunti raccolti nel corso dell’incontro.
“Sono arrivato in Mongolia per provvidenza, stavo terminando la mia formazione e la mia congregazione stava terminando un discernimento se aprire o no una casa in Mongolia. Mandarono me, molto giovane, nel 2003 insieme ad un confratello e alcune suore. Mi preparai molto desiderando quell’incontro. Quando arrivai, mi trovai veramente in un altro mondo, come capitava ai viaggiatori del medioevo. Incontrare un mondo così diverso passa sempre, comunque, dal riconoscere il volto di chi mi sta davanti, riconoscendo nell’altro un mistero voluto e amato da Dio. Siamo entrati in punta di piedi, per conoscere la lingua e le tradizioni, con il desiderio di entrare in relazione con chi ti sta davanti”.
“Abbiamo imparato a conoscere con umiltà la storia di questo grande popolo, la sua arte, la sua spiritualità. Abbiamo cercato di abbracciare sia la dimensione personale di ciascuno ma anche la cultura che ognuno porta con sé. Ognuno porta con sé un universo che è importante conoscere, ci ha mosso lo stupore e l’amore verso queste persone. Non si finisce mai di imparare, la mia cultura non deve essere un ostacolo per incontrare l’altro, anzi. Il dialogo genuino parte da persone che accettano la propria identità e sono disposti a mettersi in gioco…”
Il dialogo mi ha insegnato a relativizzare tanti elementi che riteniamo assoluti. Tutti crediamo di venire dalla cultura migliore. Recandoci in Paesi molto diversi da quello di origine, si impara a relativizzare e a meravigliarsi di come molti popoli hanno sviluppato grandi capacità. I mongoli, ad esempio, hanno sviluppato una grande capacità di resilienza. In un Paese come la Mongolia, 5 volte più grande dell’Italia ma in cui vivono solo 3 milioni di persone di cui metà nella capitale, è molto diffuso il prendersi cura delle persone. I mongoli sono molto attenti alla forma delle relazioni, c’è un codice di comportamento condiviso che mette da parte l’indifferenza, sono talmente pochi che non vale la pena trascurare le persone. Sono ancora attenti alle persone anziane, alle donne. Un proverbio dice che le nuvole passano ma il cielo resta: per i mongoli è naturale andare all’essenziale, porre attenzione a ciò che conta”…
A cura della redazione UDD