Agnes Obel

Publié le 10-08-2012

de andrea

di Andrea Gotico - Ad essere sinceri fino in fondo, di amanti di quel folk danese e non solo, un po’ classico (vedi la filarmonica che lo accompagna) e un po’ depresso, ne sono pieni gli scaffali. Parliamo di quel genere che ai più fa venire in mente un’immagine: quella di una gatta morta che sperduta nella tundra si lamenta e biascica qualche parola incomprensibile, convinta che nessuno l’ascolti e nessuno la comprenda… La verità è che questa sensazione di solitudine è più o meno la stessa che prova l’ascoltatore, al contrario convinto di essere il solo al mondo ad ascoltarla e a capirla.

In poche parole questo album è il punto esatto dove due solitudini si incontrano. Entrambe le parti dovranno però ricredersi in quanto questo album di debutto si trova da qualche parte in mezzo alla classifica dei dischi più venduti. Morale: il mondo è pieno di gente sola, convinta di essere incompresa, forse solo perché gli piace l’idea di esserlo. Detto ciò, l’album è adatto agli amanti di quanto sopra e della musica da camera… a me mi piace!

Agnes Obel
Philharmonics
Pias ’10

 

 







Fuoco fatuo – Rubrica di Nuovo Progetto

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