Cronache di frontiera
Publié le 12-04-2017
di Gian Maria Ricciardi - Il sole sta tramontando su Savona. Via Firenze 30. Monastero di Santa Teresa. Bella facciata della chiesa, la porta dâingresso ha gli anni e la cura della povertĂ e della sobrietĂ .
Scorre, fuori, sul lungomare la nostra vita: coppie felici con i figli insieme; donne infelici per i mille motivi che popolano le nostre giornate, immigrati che ti offrono di tutto, uomini e donne della buona borghesia con la pelliccia di visone e le borse vere firmate, mendicanti autentici o intruppati in qualche oscura organizzazione criminale, e le scale che si arrampicano verso una casa di Dio che oggi, Ăš domenica pomeriggio, nessuno sale. La porta si apre con uno scatto che simula lâapertura ad un mondo che non sembra appartenere a questa societĂ , con Trump che blocca i rifugiati, lâUngheria e la Macedonia dei muri, Putin che provoca lâEuropa e tutti gli altri egoismi nazionali.
Intorno tutto tace. Ognuno consuma le sue ore di distensione come crede. Poi, all'improvviso, i vetri dietro ad una grata si aprono. Sono le 17,35. Voci genuine e giovani innalzano i loro suoni a Dio. Incredibile. Mentre la Chiesa vive il suo travaglio millenario, papa Francesco ci invita a non possedere perchĂ© chi possiede vorrebbe sempre di piĂč, le cronache raccontano storie dolore e vergognose di qualcuno che ha perso la dignitĂ , qui a ridosso di una cittĂ che rinasce, una decina di donne prega. Prega con anima e cuore. Prega nonostante le tante storie di incredibile ignavia e di degradazione che ci circondano. Basta leggere i giornali.
Prega nella purezza dellâofferta a Dio di una vita. Arrivano gli echi degli inviti del papa a cancellare la burocrazia. Arrivano insieme ai dubbi e alle tante difficoltĂ che accompagnano le nostre ore nell'autentica voglia di accoglienza. Fuori ci sono le parrocchie che aprono gli oratori, i vescovadi che rinunciano alla loro inviolabilitĂ per accettare i nuovi protagonisti dellâExodus epocale che tutti, prima o poi, ci sta interrogando.
Nessuno nega le difficoltĂ , i timori, le paure, ma lĂŹ, oltre la grata, in una chiesa che non ha nulla di piĂč di un crocefisso, un altare, il Santissimo, lâimmagine di Santa Teresa, ci sono persone che declinano i salmi. Ă questa la vera, grande, incredibile ricchezza di una Chiesa in cammino e della Chiesa in uscita. Ă tutto vero: monsignor Nunzio Galatino, segretario generale della Cei che dice alla politica italiana ânon avete saputo fare il vostro mestiereâ; il cardinal Angelo Bagnasco che chiama a raccolta il popolo di crede veramente; i mille volontari che si battono con la Caritas dappertutto per arginare il disagio degli italiani e dei nuovi arrivati.
Ă tutto vero. Sono veri i dubbi di chi crede ma non ha coraggio di schierarsi; sono vere le remore di chi sceglie, colpevolmente, lâindifferenza; e quelle di chi, con lâaiuto di Dio, porge le mani le mani. Ă tutto vero. Il grande dibattito sull'atteggiamento verso i gay; lo slancio di chi chiede un maggior spirito di misericordia verso le coppie civili, i divorziati, i risposati. Certo, Ăš vero il tramonto splendido che sfiora ed illumina la raffineria (quella delle due torri a calzamaglia) che ha ancora forse qualche problema giudiziario.
Ma sono vere anche le fatiche di chi, in questa domenica dâinverno, a fatica, supera i gradini per arrivare al monastero nel silenzio della sera incipiente. Ă tutto vero. Ma piĂč vero, quasi incredibile, sono quelle voci che dal coro salgono verso il Signore. Sono la prova vivente di una preghiera che illumina, rischiara, purifica, avvolge e coinvolge.
Poi le monache, carmelitane scalze, torneranno alla loro cena, parca e sobria, semplice e genuina. Torneranno, certo, con la serenitĂ di una carezza di Dio che le aiuterĂ e aiuterĂ tutti a trovare le soluzioni piĂč giuste. Un bel tramonto, un tramonto giusto.
Gian Maria Ricciardi
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Rubrica di NUOVO PROGETTO
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