D’Alema al Sermig: “Solo la pace conviene”

Publié le 01-09-2011

de Redazione Sermig


Vi proponiamo un brano dell’intervento di Massimo D’Alema all’Arsenale della Pace e la risposta ad una domanda di un giovane, insieme all’introduzione del fondatore del Sermig Ernesto Olivero.


a cura della redazione



INTRODUZIONE
DI ERNESTO OLIVERO


Benvenuti, benvenuto Ministro D’Alema. Questa sera vogliamo fare insieme un ragionamento. Siamo cresciuti e speriamo di crescere ancora perché non abbiamo mai avuto paura di ascoltare i giovani, non abbiamo mai avuto paura di capire le realtà drammatiche di oggi. La nostra speranza è che questo incontro apra la strada, l’anno prossimo, al 3° mondiale dei giovani della pace, direi quasi un G8 alla rovescia in cui sono i politici come Massimo D’Alema, gli economisti, gli intellettuali, gli imprenditori che ascoltano i giovani. Credo che una nazione seria, un popolo serio, può capire i propri sbagli, i propri comportamenti se ha il coraggio di ascoltare i giovani. I giovani non sono delle mele marce, come tanti dicono. Sono una grande opportunità. Forse le mele marce possono essere da altre parti.
ernesto.jpg Ci troviamo oggi di fronte a due guerre non dichiarate, ma atroci: ogni giorno muoiono 30.000 persone di fame e non fanno effetto a nessuno; ogni giorno muoiono centinaia di ragazzi per sballi vari e non fanno effetto a nessuno. Non posso rassegnarmi di fronte a queste morti, a queste gravi ingiustizie. Il giorno in cui la società si chiederà come mai tanti giovani preferiscono suicidarsi piuttosto che vivere, credo che saremo all’inizio di una era nuova. Ma oggi i giovani che modelli hanno? Mettiamoci nei panni di un diciottenne. Se non si sballa, se non è volgare non sembra che sia un uomo. I nostri modelli sono l’isola dei famosi o il grande fratello. Credo che se noi vogliamo veramente rinascere tutti quanti dobbiamo ripartire dai giovani.

Caro Massimo, arrivo da Israele, dove stiamo tentando di portrare avanti un’iniziativa di pace con dei giovani palestinesi, israeliani, giordani, Abbiamo fatto tempo fa un grande incontro invitando all’Arsenale della pace questi giovani che avevano una voglia matta di rinfacciarsi le colpe. Siamo riusciti ad inserirli in mezzo ad altri giovani e, con un po’ di pazienza, è avvenuto qualcosa di straordinario. Dopo pochi giorni gli israeliani dicevano: “Anche i nostri amici palestinesi hanno i nostri stessi sogni” e viceversa. È avvenuto un miracolo! Ci hanno chiesto di lavorare insieme, di fare una associazione che abbiamo chiamata “ Medio Oriente Terra Amica”.
Perché ti abbiamo invitato? Tutti sanno che c’è amicizia tra noi, ma non solo per questo. Perché c’è bisogno di statisti che sappiano andare in profondità per cambiare rotta.

Oggi, caro Massimo, vorremmo affidarti l’incarico di ottenere che l’Onu, su proposta del Governo italiano, proclami i giovani patrimonio dell’umanità. Ma perché i giovani diventino patrimonio, un bene che vale per tutti noi, bisogna cambiare qualche cosa. Dobbiamo aiutarli ad esprimere i loro sogni, a realizzarsi, dobbiamo imparare ad ascoltarli. Noi amiamo perdutamente i giovani e siamo severissimi con loro. Noi viviamo in mezzo a loro I giovani accettano la severità quando trovano in noi un minimo, un tentativo di coerenza. li abbiamo già proclamati patrimonio dell’umanità..

Questa sera ti abbiamo invitato a tenerci una lezione di pace, come già hanno fatto altri esponenti del mondo della cultura, della politica, delle religioni. Il tema è: “SOLO LA PACE CONVIENE” e racchiude la profonda convinzione che questa casa ha maturato.
Oggi ci sono guerre non dichiarate ma guerre atroci che ogni giorno mietono migliaia di vittime.
Questa sera tocca a te parlarci di pace, nella tua veste di Ministro degli Esteri, ma ancora di più in quella di amico - che ci conosce da dieci anni - che ha voluto visitare l’Arsenale della Speranza in Brasile per conoscerci più in profondotà e che speriamo fra poco possa recarsi in Giordania per inaugurare l’Arsenale dell’Incontro dove accogliamo ogni giorno bambini disabili musulmani e cristiani. Siamo convinti che il dialogo debba essere un fatto. Noi questo fatto lo viviamo.


DALL’INTERVENTO
DEL MINISTRO DEGLI ESTERI ON. MASSIMO D’ALEMA

 massimo_dalema.jpg Sono persuaso che una politica estera che vuole promuovere la pace ha bisogno di forze reali. Io per questo quando posso vado a visitare anche gli Arsenali perché so che contano come un consolato, come un’ambasciata. Anzi, ricevono molta più gente dei consolati e delle ambasciate. E quindi mi interessa tenere aperto questo dialogo che deve essere, necessariamente, anche critico.

Sono persuaso che la politica estera che abbiamo in mente noi ha bisogno di molti protagonisti, che non sia soltanto il vertice della politica, ma la capacità di un grande Paese, della cultura, del volontariato, dell’associazionismo di svolgere questo ruolo per la pace, che – ripeto – non è fatto soltanto di accordi tra i governi, ma è fatto anche di dialogo, di capacità di risolvere i problemi insieme, tra i popoli e soprattutto tra i giovani.
Non credo che sia possibile dichiarare i giovani patrimonio dell’umanità. Spetterebbe all’Unesco, sarebbero un bene culturale. Comunque l’idea è suggestiva e vogliamo studiare la possibilità di realizzare questa proposta. Adesso abbiamo una grande battaglia da vincere alle Nazioni Unite, che è quella di fare approvare la moratoria delle esecuzioni, contro la pena di morte, che è una cosa di cui sentiamo l’orgoglio. Dopo vedremo con te, Ernesto, come tradurre in politica questa tua idea sui giovani.

Domanda di Mattia
La maggior parte dei giovani del mondo, a seconda della situazione dei Paesi in cui vive, passa dal rischio di cadere nello sballo e nella droga a quello di affrontare la fame o la guerra. Cosa ne pensa e quanto, secondo lei, i giovani contano nella politica nel mondo, in particolare in Italia?
mattia.jpg

Risposta di D’Alema
Il tema dei giovani e della politica si presta a risposte molto scontate e retoriche perché normalmente l’uomo politico che viene interrogato su questo tema dice che bisogna aprire la politica ai giovani, bisogna cambiare, tutte cose che lasciano abbastanza il tempo che trovano.
Io credo che la risposta a questa questione ce l’abbiate più voi che non la politica. Quando i giovani hanno deciso di occuparsi di politica non è perché sono stati chiamati dagli adulti. Io ricordo l’esperienza della mia generazione. Faccio parte ormai della discussa generazione del ’68. Noi decidemmo di occuparci di politica, in modo rumoroso, probabilmente sgarbato, anche facendo molti errori. Ma decidemmo di occuparci di politica, decidemmo noi. E quella generazione irruppe sulla scena politica e nel bene e nel male cambiò le cose, cambiò il corso della politica, promosse una nuova classe dirigente. Io penso che la risposta è nelle vostre mani. Attenti! Perché chi dice che la politica è una cosa sporca fa politica. Perché siccome non esistono società che non sono governate, quando si dice che bisogna eliminare i partiti e i politici, benissimo, è una ipotesi, però normalmente dopo l’eliminazione di partiti e politici l’esperienza dice che i paesi sono governati dai militari o sono governati dai banchieri, dai tecnocrati. C’è sempre qualcuno che governa. Bisogna stare attenti perché questi discorsi vanno valutati non tanto nel loro fascino momentaneo, ma nelle loro conseguenze possibili. Il nostro paese ha molto bisogno di una nuova generazione che si occupi di politica e che lo faccia senza chiedere il permesso alla generazione più adulta.

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