Dichiarazione dei patriarchi e dei vescovi
Publié le 31-08-2009
DICHIARAZIONE DEI PATRIARCHI E DEI VESCOVI DELL'IRAQ (30 aprile 2003) Nel momento in cui l’Iraq ha voltato pagina e prende inizio un nuovo capitolo della sua vita millenaria, noi, Patriarchi e Vescovi delle Chiese Cristiane dell’Iraq, spinti anche dalla pressione dei fedeli, intendiamo manifestare le nostre attese relative all’avvenire del Paese, sperando che tutto il popolo iracheno, che ha conosciuto una lunga storia segnata da sconfitte e successi, possa vivere, senza distinzione di religione o di razza, nella libertà, nella giustizia e nel rispetto della coesistenza interreligiosa e multietnica. Quando Hammurabi incise il suo codice sulla pietra di questa terra, il diritto è diventato la base dello sviluppo della civiltà. Quando Abramo ammirò il cielo di Ur, quest’ultimo gli si aprì, e proprio per questa rivelazione Abramo divenne il padre d’una moltitudine di popoli. Quando il cristianesimo e l’islam si incontrarono, i loro rispettivi "santi" avviarono le due religioni a una rispettosa coesistenza reciproca. In virtù della nostra originaria appartenenza ai popoli più antichi di questa terra, rivendichiamo per noi e per tutti coloro che oggi l’abitano – costituiscano essi maggioranze o minoranze, uniti da una lunga storia di coesistenza – di vivere a pieno titolo in uno Stato di diritto nella pace, nella libertà, nella giustizia, nell’uguaglianza, secondo la Carta dei Diritti dell’uomo. Pertanto noi, Caldei, Assiri, Siriani, Armeni, Greci e Latini, formando insieme una sola comunità cristiana, chiediamo che la nuova Costituzione irachena: Facciamo dunque appello anzitutto al popolo iracheno, ricco di etnie e religioni, poi alle forze politiche e religiose come pure a tutti coloro che hanno a cuore il bene del Paese, e infine ai leaders della comunità internazionale. |