Elisa Springer

Publié le 31-08-2009

de Redazione Sermig


Nell'ambito del percorso di preparazione dell'iniziativa "Il futuro sei tu", abbiamo incontrato Elisa Springer, testimone di pace e di perdono del nostro tempo.
...sopravvissuta al campo di concentramento, all'età di 78 anni decide di raccontare la sua drammatica esperienza nel libro "Il silenzio dei vivi", per aiutare a "non dimenticare"...

Pubblichiamo la parte centrale del suo incontro con Ernesto Olivero e i giovani dell'Arsenale della Pace. Sentir parlare di pace e di perdono da una testimone come Elisa Springer è una preziosa opportunità di riflessione.

   E. Olivero:
Ho conosciuto Elisa Springer il 4 aprile 1998: fu subito amicizia piena e fu subito mio desiderio di farla conoscere a tutti i miei amici. Perché quando si incontra una bella persona, una persona che in fondo dovrebbe solo lamentarsi e chiedere pietà e vedi invece che ti parla di speranza - ma le cose te le dice pienamente, non te le fa intuire - ti fa entrare in una dimensione in cui ti accorgi che la maggior parte dell'umanità perde il suo tempo a non vedere la realtà.
Chi di noi sapeva che in Italia c'erano 98 campi di concentramento, chi lo sapeva? Noi dovremmo sempre avere gli occhi aperti per capire se qualcuno ci sta manipolando.
 
      
 
Avevamo piacere che visitasse quest' Arsenale
di guerra trasformato in Arsenale di pace e poi perché stiamo preparando un grande appuntamento: "il Futuro sei Tu" - 1° Appuntamento mondiale dei Giovani della Pace.

Elisa è testimone di una grandissima tragedia, ma anche noi, in questo periodo storico, ne stiamo vivendo una e nessuno ne parla: i giovani sono i più poveri, tutte le statistiche concorrono a dire la stessa cosa.
I giovani non hanno fiducia in alcuna istituzione, sia politica che religiosa, all'ultimo posto nei loro pensieri c'è la solidarietà, l'impegno sociale, l'impegno scolastico. Ma il mondo degli adulti fa finta di niente "No, ma è solo una crisi, tanto passa!". Milioni di loro sono in giri strani, di droghe… "Ma no, tanto passa!". Sono già morti milioni di ragazzi per questi sballi e non capita nulla.
Allora abbiamo pensato di incontrare, nel cammino di preparazione di quest'appuntamento, una grande testimone, una testimone della speranza.
Elisa, sono contento che sei in mezzo a noi, ti ridiciamo che ti vogliamo bene… possiamo incontrarci e ascoltarti, parlare e ricordare, anche per tutte le sofferenze di chi non è sopravvissuto, grazie Elisa!

 
 
E. Springer:
Grazie a voi!
Io preferisco parlare in piedi, sapete perché?
Mi piace guardare in faccia le persone, siccome al campo di sterminio era proibito guardare in faccia gli ufficiali e anche i soldati, dovevamo guardare sempre in terra, io adesso vi voglio guardare, vi voglio vedere.
Tutte le favole di solito iniziano con "c'era una volta", la mia purtroppo non è una favola, ma inizio ugualmente con "c'era una volta".
  
 
C'era una volta una vita che avrei voluto vivere,

ma un uomo di nome Adolf Hitler mi aveva impedito di farlo. Poi c'è stata una vita che avrei voluto dimenticare, ma non ci sono riuscita. Oggi invece c'è una vita che mi obbliga a ricordare e più che altro a fare ricordare, perché purtroppo sembra che, in tutti questi anni, tutti i nostri morti, tutte le nostre sofferenze, siano state inutili.
Quando sono arrivata ad Auschwitz nel lontano agosto del '44 non avrei mai potuto immaginare che un giorno sarei stata in grado di raccontare la mia storia e tanto meno di poterla scrivere in un libro.

Ad Auschwitz ho lasciato la mia gioventù,
i miei sogni, le mie speranza, il mio aspetto fisico ed anche i miei sentimenti umani, perché era proibito nutrire sentimenti umani. Ognuno di noi, veniva sottoposto a torture inaudite, a cominciare dall'appello che poteva durare dodici ore sotto la neve, oppure sotto un impietoso sole cocente. Perché Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belsen non erano campi di concentramento, erano campi di sterminio e quindi si faceva di tutto per farci morire. Un giorno, durante un appello, soltanto per aver fatto il gesto di sorreggere una mia compagna nella fila a fianco che stava per svenire, l'ufficiale tedesco, facendo un gesto col dito, mi ha chiamata fuori della fila, si è assentato un po' e poi è tornato con un ferro rovente, con il quale, davanti a tutti, come monito, mi ha fatto una bruciatura alla parte posteriore della coscia destra.

 
 
 E' ancora oggi ben visibile la cicatrice…
ma le ferite del corpo col tempo si cicatrizzano, a volte spariscono persino, quelle che non spariscono sono le ferite morali, quelle te le trascini dietro per tutta la vita. Io ho taciuto per oltre cinquant'anni. Non perché volessi tacere, anzi avevo tanto bisogno di aprirmi e di parlare, ma quelle poche volte che ho tentato di farlo mi si volgevano le spalle e mi si diceva "non ti credo, non può essere vero" e allora mi sono chiusa sempre di più in me stessa e non ho più parlato. Poi, col passare del tempo, mio figlio, prima come medico e poi come figlio, è riuscito a tirarmi fuori da quell'abisso in cui ero precipitata e con lui ho incominciato a parlare. A poco a poco gli ho raccontato tutta la mia storia.

 
    
 Lui ha voluto che scrivessi tutto in un libro.
"Come faccio? Io non sono italiana, anche se lo parlo bene, per stendere un libro bisogna saperlo perfettamente". Lui mi ha risposto: "Non ti preoccupare, tu scrivilo, io te lo correggerò". Così è nato "Il silenzio dei vivi". Perché questo titolo? Me lo chiedono in tanti. Vedete, esistono due silenzi: uno è quel silenzio di allora, quando avrei voluto parlare e nessuno mi voleva ascoltare; oggi invece, da sette anni, da quando ho iniziato a parlare, incontro un altro silenzio ed è il vostro, che invece volete ascoltarmi, che volete sapere.
Il primo silenzio per me significava la morte, questo silenzio di oggi invece mi ha ridato la vita e lo incontro ovunque vado.

Voi vedete che purtroppo l'uomo non ha ancora capito
che siamo tutti quanti figli di un unico Dio e che apparteniamo tutti quanti alla stessa razza, la razza umana: per me non esistono altre razze, le razze esistono nelle bestie. Come uomini ci dovremmo tutti amare e non odiare; l'uomo da qualunque parte provenga ride, piange, soffre allo stesso modo. Ciò che conta è quello che abbiamo dentro, ciò che conta e come si agisce nella vita.

L'odio non serve a nulla. Tutti mi chiedono se io odio i tedeschi: io non odio nessuno, non ho mai odiato nessuno. L'odio non fa altro che creare altro odio che prosegue all'infinito. L'odio è un grande fiume che quando straripa trascina con se tutto ciò che incontra e porta soltanto disastro.
Bisogna saper cambiare, bisogna cambiare l'odio in amore.
Io che ho provato l'odio, che l'ho vissuto, ci sono riuscita. Solo con l'amore si può andare avanti, non con le guerre. Le guerre non servono a niente, uccidono altri innocenti, rendono altre famiglie infelici, spezzano tante vite innocenti.
Bisogna saper perdonare. Perdonare, che significa però mai dimenticare.
 
 

Ed è quello che io dico sempre: io non vorrei che la Giornata della memoria si limitasse al solo 27 gennaio. Non ci vuole il rito del ricordo ma il culto della memoria.
Purtroppo le cose si stanno paurosamente ripetendo. Dov'è andato a finire il comandamento: ama il prossimo tuo come te stesso? Purtroppo lo vediamo in tutto il mondo, è tremendo, io non posso più vedere le notizie, mi fanno troppo male.
Com'è possibile che l'uomo continui ad odiare, sempre per la corsa al potere, al denaro? Che cosa serve? Un giorno dovremo lasciare tutto, amiamoci piuttosto!
 


 
     
 



Molte volte mi hanno chiesto dove era Dio ad Auschwitz.
Dio c'è sempre, c'è sempre stato, non è stato Dio a mettere l'uomo in ginocchio, è stato l'uomo a mettere in ginocchio Dio e continua a farlo. Nel cuore di Dio c'è posto per tutti, lui ci ha creati. Bisogna piuttosto chiedersi in quanti di noi c'è ancora posto per Dio.
Io faccio ancora questi incontri malgrado la mia veneranda età; ho compiuto già 84 anni, eppure vado ancora in giro. Prima mi accompagnava mio figlio, lui era un grande studioso dei crimini commessi dai medici nazisti. Commentava delle diapositive, cosa che io non sono in grado di fare. Oggi ho incontrato un grande amico, che ha in un certo modo preso il posto di mio figlio nell'accompagnarmi.
Io lo ringrazio sempre, perché senza di lui non potrei più girare, non posso più andare in giro da sola, anche io ho i miei acciacchi. Pensate che pochi giorni fa siamo stati in Calabria, poi in Sicilia, poi a Salerno; oggi sono qui a Torino e domani dovrò fare altri 1200 km in macchina. Non è una cosa facile alla mia età, ma lo faccio perché cerco di trasmettere amore e pace.

Bisogna saper perdonare, chi parla di pace, come me, a volte deve saper tendere la mano anche al nemico. Vorrei che lo imparassero tutti e vorrei ancora aggiungere una cosa che mi è sfuggita: nella penultima pagina del mio libro ho scritto: "Oggi il mio domani è negli occhi di mio figlio". Purtroppo non lo posso più dire. Io oggi dico: "il mio domani è negli occhi vostri che siete giovani!".

E. Olivero: Noi siamo cresciuti, da sempre, perché abbiamo cercato degli uomini e delle donne che fossero per noi dei maestri, e durante il nostro cammino queste donne e questi uomini ci hanno confermato e fatto vedere meglio ciò che stavamo vivendo. Quando si incontra un testimone come Elisa, guai a usare la retorica, guai alla commozione facile, perché se una donna come lei ci propone l'amore e la speranza è perché è possibile! Se una donna come lei ci propone amore e speranza e ci fa commuovere, vuol dire che dobbiamo uscire di qui diversi, e diversi non solo per noi, ma per la società in cui viviamo, per il compito che abbiamo o per il compito che da oggi in poi vogliamo avere. Noi vogliamo vivere in una società dove ci impegniamo, dove non lasciamo la delega ad altri, altrimenti i guai verranno sempre più.
Quindi usciamo fuori di qui con un desiderio: è possibile cambiarmi, è possibile cambiare un po' la società ed è possibile che io lasci una traccia in questo nostro tempo.
Grazie Elisa.

Il suo libro:
"Il silenzio dei vivi"
Elisa Springer
Ed. Marsilio

 

 

 

 

Ce site utilise des cookies. Si tu continues ta navigation tu consens à leur utilisation. Clique ici pour plus de détails

Ok