Fidarsi dell’altro

Publié le 05-08-2018

de Gianfranco Cattai

di Gianfranco Cattai - Prestiti e aiuti senza le banche. Un progetto che coinvolge le comunità straniere.
Per prudenza forse non bisognerebbe parlarne, perché rischia di non rispettare fino in fondo le nostre leggi e norme italiane. Ritenendola però una buona pratica, mi sembra opportuno raccontarla.

Tra le comunità di stranieri presenti in Italia spesso vi è la consuetudine di “mettere in comune” i soldi, per poi poterne utilizzare una somma al momento opportuno. Il meccanismo prevede il versamento di cifre basse, di quantitativi variabili comunemente stabiliti – da 5 euro sino anche a 100 o 200 euro mese – entro un gruppo di 10-15 persone. La quota interamente versata è a disposizione del gruppo i cui componenti possono prelevarne quote a rotazione per poter affrontare le spese di un viaggio in Africa o America Latina, le spese di cure mediche... Si tratta di una modalità che si fonda sull'esercizio di impegnarsi a risparmiare in modo lineare, utilizzando in contropartita un fondo che può andare da 10 a 15 volte il tuo deposito mensile.

Che cosa vedo in questa esperienza? Il fatto che le comunità conservano e applicano nel nostro Paese delle modalità che sono ampiamente diffuse nei loro Paesi d’origine, soprattutto in ambito rurale. Certo, l’applicazione qui è più complessa: non c’è la dimensione del villaggio o della comunità locale, ma si basa tutto sulla fiducia reciproca.

Una prima lezione: fidarsi dell’altro, una testimonianza preziosa per tutti noi in un tempo nel quale impera la cultura della fake news.

Una seconda lezione: piccoli risparmi, per piccoli progetti e per grandi speranze, vissuti con dignità con grande determinazione. Soprattutto, donne con i loro figli. Fare sacrifici è un’esperienza che molti giovani non hanno avuto la possibilità di sperimentare. È una palestra di futuro, per progettare risposte di bene comunitario, contando anche sulle proprie forze. Le leggi sono da rispettare: bisognerebbe, allora, progettare norme che riconoscano queste esperienze informali, senza snaturare la sostanza dei piccoli passi.

Certo oggi esiste un’evoluzione di questo approccio: si chiama Finanza comunitaria o Comunità autofinanziata (Caf). L’obiettivo principale della Caf è quello di migliorare la situazione economica di una comunità, permettendo a persone facenti parte di questa, normalmente considerate non solvibili, di accedere a prestiti senza il ricorso ad alcun aiuto esterno o istituzione bancaria, sviluppando allo stesso tempo la coesione sociale all’interno della comunità.

Gli obiettivi sono perseguiti grazie anche alla promozione della cultura del risparmio, l’innovazione finanziaria e lo sviluppo di organizzazioni di base comunitaria e gruppi di mutuo aiuto. Una strada possibile? Un meccanismo da diffondere? Pensiamoci.

Gianfranco Cattai
BUONE PRATICHE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

Ce site utilise des cookies. Si tu continues ta navigation tu consens à leur utilisation. Clique ici pour plus de détails

Ok