ISRAELE: Sharon e Ahmad
Publié le 31-08-2009
Uno dei maggiori quotidiani israeliani, Ha’aretz, annuncia oggi i primi movimenti del leader Sharon dopo la gravissima emorragia cerebrale di settimana scorsa. Qualche giorno fa titolava in prima pagina ''l'era di Sharon e' terminata''. Il suo partito, Kadima, sembrava lanciato a una netta vittoria alle prossime elezioni: adesso la neutralizzazione di Sharon apre nuove interrogativi. Intanto la pace attende costruttori, come i coniugi palestinesi protagonisti di questa storia. Sono i genitori di Ahmad, 12 anni, terzo di sei figli: nel mese di novembre scorso è stato ucciso da soldati israeliani che pattugliavano il campo profughi di Jenin. Abla e Ismail Khatib decidono di donare tutti i suoi organi. Tranne gli occhi. Grazie a lui oggi sette bambini, 5 ebrei, 1 druso, 1 beduino, continuano a vivere. Grazie a loro oggi la pace tra Israele e Palestina ha un mattone in più. Abla e Ismail hanno poi capito che la loro storia poteva seminare speranza in tanti cuori ed hanno accettato di viaggiare per raccontarla. Li abbiamo intervistati mentre visitavano l’Arsenale della Pace.
Abitate a Jenin, vero? Sì, nel campo profughi vicino alla città di Jenin (Gerusalemme) Cosa significa vivere in un campo profughi? C’è possibilità di lavoro? |
E voi, avete un lavoro? Come mai? Io quando ho letto dell’uccisione del vostro bambino sui giornali ho provato molta rabbia. Mi chiedo come è stato possibile per voi reagire in modo non violento, e addirittura giungere alla decisione di donare gli organi del vostro bambino… |
Prima di tutto ciò, avete conoscete altre persone che abbiano compiuto lo stesso gesto? Siete musulmani, vero? So che poi avete chiesto di incontrare i genitori dei bambini ai quali sono stati donati gli organi: come vi è venuta quest’idea? | Traduzione: Io sono Ahmad da Jenin, sono stato ucciso mentre giocavo |
E il clima in cui questo incontro si è svolto? Cosa vi hanno detto i genitori dei bambini israeliani? Grazie per la vostra disponibilità e la vostra testimonianza! |
Segue la lettera di Abla e Ismail Nel nome di Dio il più Clemente, il più Misericordioso
cari saluti. Come rose li piantiamo... e dal sangue del cuore li dissetiamo... portiamo la loro infanzia ed i loro piccoli sogni... restiamo svegli affinché dormano... e dalla luce dei loro sorrisi ci illuminiamo... sono i nostri figli che splendono come il Sole in ogni nostro mattino... sono i bambini… la cosa più bella della nostra vita, sono la vita stessa con la sua primavera e le sue rose e la purezza della sua rugiada. Allora come si può ammazzare la vita, e come si può assassinare i piccoli sogni nel cuore di un bimbo? La famiglia del martire Ahmad Al Khatib |