La bontà disarma
Publié le 10-01-2019
di Ernesto Olivero - Non è una frase, è il nostro impegno
Ci sono fatti che tolgono il respiro. Negli ultimi tempi mi è successo con la morte di Louisa e Maren, le due giovani turiste europee uccise qualche settimana fa in Marocco. Avevano portato in un Paese lontano sogni e speranza e la certezza che la diversità non è mai nemica. Pensando a loro, mi sono nate nel cuore queste parole: «Non vi hanno creduto, vi hanno ingannate, uccise brutalmente. Le vostre lacrime hanno incontrato un muro d’odio e non c’è stato spazio per la pietà. Vi hanno offese, vi hanno uccise. Non c’era bisogno di conoscere la vostra lingua per interpretare le grida e le lacrime. Bastava un po’ di umanità ma gli uomini brutali che vi hanno prese non l’hanno avuta. La vostra morte non può segnare la fine. Voglio credere che sarà l’inizio di una resurrezione e un esame di coscienza terribile per tutti noi».
Ciascuno personalmente e tutti insieme dovremmo desiderare un mondo in cui violenze come questa e ogni violenza venga eliminata. Ma per portare avanti questo progetto grande e impegnativo, bisogna entrare in una mentalità diversa fatta di rispetto dell’altro, accettare che la bontà sia il modo nuovo di porsi, il modo nuovo di parlare, Nel cortile dell’Arsenale della Pace c’è un muro costruito con i mattoni del vecchio arsenale militare. Reca la scritta La bontà è disarmante. Esprime i nostri desideri. Non è una frase, è il nostro impegno ad affrontare ogni situazione partendo dal rispetto della persona, dal rispetto della sua vita. È una scelta personale ma può diventare anche la scelta di una comunità, la scelta di tanti fino a contagiare il tessuto sociale, le istituzioni, può diventare lo stile della politica, dell’economia, di ogni fede. È la scelta che nasce dal rispetto dell’altro. L’altro, come un mondo da conoscere.
Quando ero giovane volevo viaggiare, conoscere il mondo, vedere le grandi meraviglie che mi avrebbero lasciato senza fiato. Volevo conoscere ogni cosa: grandi cascate, paesaggi lunari, catene montuose, oceani, continenti, ringraziare e lodare il mio Dio. Invece ho conosciuto l’anima dell’uomo, persone inchiodate ad un letto per tutta la vita, persone dalla mente smarrita che vagano nel loro vuoto notte e giorno, bambine e bambini violati che non hanno mai conosciuto un sorriso, sofferenze che non avrei immaginato. Ho capito così che la mia vita sarebbe stata senza sosta, senza riposo. Ho capito che potevo camminare quando non avevo più forza, consolare quando non avevo più fiato, morire a me stesso completamente. Ho capito che le meraviglie del mondo le avrei viste in un mondo diverso: negli occhi degli ultimi. Solo con Dio che mi consolava, solo con Dio che mi dava forza, solo con Dio in me.
Qui mi ha portato la scelta di mettere la persona dell’altro prima di me, di entrare in dialogo, di conoscere l’altro, il suo mondo, la sua vita. Se l’altro è il metro non arriverò mai a fargli violenza, nemmeno a vendicare un torto subito, non arriverò mai ad ucciderlo. La mia scelta sarà sempre di salvargli la vita. Allo stesso modo non potrò mai accettare la guerra, nemmeno come male minore. A chiunque mi proporrà la guerra con tante ragioni, tutte logiche, dirò sempre: è la guerra ad essere illogica e inutile, la guerra è sbagliata, la guerra complica tutto all’ennesima potenza. In questo senso posso dire che la guerra dipende anche da me.
#felicizia
Quirinale. Dal messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica
Qualche settimana fa a Torino alcuni bambini mi hanno consegnato la cittadinanza onoraria di un luogo immaginario, da loro definito Felicizia, per indicare l’amicizia come strada per la felicità. Un sogno, forse una favola. Ma dobbiamo guardarci dal confinare i sogni e le speranze alla sola stagione dell’infanzia. Come se questi valori non fossero importanti nel mondo degli adulti.
In altre parole, non dobbiamo aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore la nostra società. Sono i valori coltivati da chi svolge seriamente, giorno per giorno, il proprio dovere; quelli di chi si impegna volontariamente per aiutare gli altri in difficoltà. Il nostro è un Paese ricco di solidarietà. Spesso la società civile è arrivata, con più efficacia e con più calore umano, in luoghi remoti non raggiunti dalle pubbliche istituzioni.
Sergio Mattarella
Ernesto Olivero
EDITORIALE
NP gennaio 2019