Musica live – Crosby & Nash

Publié le 31-08-2009

de gianni


Dove è finita la musica dei “figli dei fiori”, quella mistura di rock melodico e acido che sconvolse la Baia di San Francisco negli anni 60 e poi via via tutta l’America e il mondo negli anni successivi?

... di Gianni Giletti

Dove sono finiti i musicisti di quell’era splendida e triste che rigirò sottosopra il mondo della musica e non solo? Qualcuno, si può dire con Guccini “...si è sposato, fa carriera ed è una morte un po’ peggiore”. Qualcuno invece è morto per davvero e qualcuno è sopravvissuto con dignità.

Due di questi sopravvissuti sono in giro per l’Italia in tour
e ho avuto la fortuna di poter assistere ad uno di questi “eventi”. Stiamo parlando di Graham Nash e David Crosby, due sopravvissuti al “grande freddo” non senza ferite dolorose. In particolare, David Crosby, dopo essere stato sull’orlo della morte qualche decennio fa per eccesso di stravizi, è riuscito a vincere le sue dipendenze e, nonostante due trapianti di fegato e 140 chili di peso, continua implacabile a calcare i palchi di mezzo mondo.

Crosby e Nash sono due componenti del più famoso quartetto country-rock di sempre; insieme a Neil Young e Stephen Stills, hanno dato vita non tanto ad una band quanto ad una dinastia, più di 100 milioni di dischi venduti tra dischi solisti e come band. Le “armi musicali” che questi sessantenni possiedono sono poche ma letali: un’innato senso della melodia che continua a manifestarsi nei lavori che via via si susseguono (ultimo, il doppio cd Crosby-Nash), voci talmente affiatate e leggere che sembrano una voce sola, chitarre arpeggiate con maestria e buon gusto e tanta tanta tanta voglia di suonare e cantare.

Almeno 20-25 delle loro canzoni sono da leggenda. Certo, fa tenerezza vedere due vecchietti come loro salire sul palco con aria distesa e complice, con una band dietro discreta ma capace, niente fumogeni, schermi, scenografia o ballerine, ma solo le loro canzoni. Il concerto, diciamo subito, non è stato fenomenale per le evidenti difficoltà di salute di Crosby.

Quando però le sue condizioni lo lasciavano cantare come sa,
la magia di quei pezzi è rinata come per incanto e sembrava di esser tornati indietro di 40 anni. Nonostante le difficoltà, il concerto è durato comunque due ore e mezza, dove è stato soprattutto Nash a farla da padrone, per ovvie ragioni.

Una menzione a parte per la band, quattro elementi (chitarra, batteria, basso e piano) davvero maiuscoli, discreti, mai invadenti ma sostanziosi e puntuali quando toccava a loro, hanno fatto da cornice in maniera egregia ai due bandleaders. A musicisti così mi sento di dovere un grazie: grazie per essere la colonna sonora di tanti sogni e di tante vite.

 
Gianni Giletti

 

 

 

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