Non mi convincono i catastrofismi

Publié le 31-08-2009

de Carlo Degiacomi


Non appartengo né alla schiera degli ottimisti né a quella dei catastrofisti…

...di Carlo Degiacomi

Se oggi qualcuno mi chiedesse com’è la situazione reale del mondo non potrei (in tutta onestà, sulla base di dati precisi) fare altro che dire che è migliorata molto.
Se mi si chiedesse un parere su come il mondo dovrebbe essere, non avrei esitazione a rispondere che purtroppo potrebbe essere molto meglio. Quindi non appartengo né alla schiera degli ottimisti né a quella dei catastrofisti (ce ne sono tantissimi, su ogni argomento!): cerco di informarmi e ragionare con la mia testa, esercitandomi a capire, con molti dubbi.

CERCHIAMO I FATTI
C’è oggi la tendenza a proporre un quadro a tinte eccessivamente fosche, prevale il catastrofismo, che poi puntualmente non è confermato dalle prove e dai dati a disposizione. Si pensa forse che gli esempi forti, le forti passioni, i dati a molti zeri siano più portati a coinvolgere e a far partecipare le persone ad una lotta per un mondo migliore? Ma le esagerazioni, i pregiudizi, i dati poco precisi… hanno le gambe corte.

UN TEMA COME QUELLO DELLA FAME...
Dati ONU: nel 1970 le persone al mondo che soffrivano la fame, nei Paesi in via di sviluppo, costituivano il 35%; nel 2000 erano il 18%, con tendenza al ribasso. La condizione alimentare è molto migliorata per milioni di persone. Però ci sono e ci saranno ancora 700 - 1000 milioni di persone che non dispongono del cibo necessario: quindi la situazione non è buona e ci sono molte cose da fare. E per questo bisogna impegnarsi.
Perché abbiamo superato i 6 miliardi di popolazione mondiale? Non perché ci sia stato uno sviluppo demografico enorme (il picco massimo si è toccato nel 1964 e da allora il tasso è in diminuzione; il 60% dell’aumento della popolazione deriva oggi da 12 Paesi, tra cui India, Pakistan e Cina), ma fondamentalmente perché molte meno persone muoiono giovani. Si vive più a lungo e ci si ammala meno.

QUALSIASI DATO NON CI DEVE FAR DIMENTICARE I PROBLEMI VERI
Questo non deve farci dimenticare i problemi come l’epidemia di AIDS in Africa meridionale; gli enormi passi che si devono fare in tema di condizioni igieniche in tanti Paesi in via di sviluppo.
Se si guarda all’ambiente, alla salute, alla sanità si scopre di nuovo che le possibilità di accesso all’acqua sono aumentate, ma che ancora un miliardo almeno di persone non dispone di acqua potabile, ed è gravissimo. Ogni tipo di dato dimostra che oggi il mondo si nutre meglio, che non siamo di fronte ad una caduta della produzione agricola mondiale e così via. Anche qui senza dimenticare, ad esempio, che l’Africa deve riprendersi e aumentare la produzione alimentare e i Paesi ricchi devono garantire le condizioni perché ciò avvenga.
Vi sono stati altri cambiamenti importanti: la democrazia partecipativa, i diritti umani, la libertà politica… Eppure le privazioni, la miseria, l’oppressione sono grandi: povertà persistente, bisogni primari insoddisfatti, carestie, fame di massa, violazione dei diritti politici elementari.
ESEMPI CONCRETI AIUTANO A SPIEGARE MEGLIO LA TESI
L’esempio che vi propongo riguarda un tema ambientale che ci ha accompagnato negli anni passati: le piogge acide. Bjorn Lomborg (ex attivista dirigente di Greenpeace) ha scritto un testo, che ha fatto arrabbiare e scandalizzare gli ambientalisti, in cui ha polemizzato con chi sostiene che la Terra sia in pericolo.
Negli anni ’80 c’è stata una campagna massiccia e catastrofista sulle piogge acide.
Dal libro “Piogge acide: una minaccia alla vita”, 1989: “In tutto il mondo la pioggia, la neve, la nebbia e la foschia sono diventate acide. La causa è l’inquinamento prodotto da fabbriche e automobili, che si trasforma in piogge acide. Queste piogge distruggono i nostri edifici e i nostri monumenti e minacciano l’ambiente naturale.
In particolare uccidono le foreste e i boschi, i laghi. Le piogge acide sono ormai una delle minacce più gravi per la vita sulla Terra”.
Oggi si sa che le piogge sono acide, ma non costituiscono quel pericolo indicato negli anni ‘80. Infatti, a distanza di 10, 20 anni da un allarme, bisogna fare dei consuntivi, confrontare tesi e dati e trarne qualche conseguenza. Abbiamo diritto di sapere come stanno le cose sul serio? (vedi Agenzia Europea dell’Ambiente, vedi ricerca NAPAP, vedi FAO).
1- la moria di alberi in Europa non ha mai interessato più dello 0,5% dell’intero patrimonio forestale;
2- i notevoli danni subiti in quegli anni dalle foreste in Germania, Polonia e Repubblica Ceca erano dovute all’inquinamento locale (il fumo proveniente da luoghi vicini);
3- una acidità maggiore è stata presente solo nell’1% dei laghi europei;
4- la portata dei danni conseguenti alle piogge acide su edifici e monumenti è stata quantificata: una riduzione dell’acidità del 50% consentirebbe di restaurare una facciata ogni 56 anni anziché ogni 50.
Rimane vero che in Europa la percentuale di alberi interessati da una forte perdita di fogliame è superiore al 25%, e senza dubbio l’inquinamento c’entra ed ha la sua parte.
SCONTRO TRA “RELIGIONI DIVERSE” O DIRITTO AD ESSERE INFORMATI?
E dato che ci siamo, accentuiamo i toni polemici. Ormai tutti danno per scontato che saremo di fronte ad un riscaldamento globale catastrofico. Anche in questo caso non dispiacerebbe a nessuno poter discutere scenari diversi con dati ed esperti che si confrontano. Ad esempio, è diventato normale collegare l’aumento della temperatura mondiale all’intensificazione di fenomeni come il Nino e altri eventi meteorologici estremi. Ma sarà vero? Nelle riviste scientifiche come “Nature” o “Science” si pubblicano studi che mettono in discussione queste tesi.
BILANCI E OSSERVAZIONI, DATI DI FATTO… AL POSTO DI PESSIMISMO A SENSO UNICO
Ogni tanto, forse, bisognerebbe quindi fare il punto sulle notizie che vanno per la maggiore, sul tam tam del villaggio globale: vedere dopo 10 anni che cosa è successo, capire le nuove realtà; e allora si scoprirebbe che il pessimismo a senso unico indebolisce la credibilità di chi invece vuole e intende continuare a battersi per temi giusti; che la gente forse reagisce e si mobilita, partecipa anche se il mondo non sta andando incontro ad una distruzione prossima.
Per approfondire:
www.fao.org
BJORN LOMBORG L’ambientalista scettico Mondadori ed.
State of the World del Worldwatch Institute (annuale) Ed. Ambiente.





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