Uno scorcio d’ANGOLA

Publié le 31-08-2009

de sandro


Un’esperienza in Angola come medico volontario, la scoperta di un popolo uscito da una tremenda guerra, una ritrovata passione per la propria professione.

... di Cristina Brondello

Dopo ventisette anni di guerra civile, nell'aprile 2002 finalmente la fine della violenza che ha lacerato il tessuto sociale e le infrastrutture di base dell’Angola. Una situazione che rende difficile il processo di ricostruzione, nonostante le immense ricchezze economico-naturali, petrolio e diamanti.

L’ospedale in cui ho lavorato si trova integrato in un complesso di edifici di recente costruzione appartenenti all’Obra da Divina Providencia di Luanda (periferia sud), opera pia della Congregazione S. Giovanni Calabria di Verona, a cui è legata l’Unione Medico Missionaria Italiana (U.M.M.I), Ong con sede a Negrar (VR). L’ospedale è co-gestito dal Governo angolano, dalla Congregazione e dalla stessa Ummi, e finanziato in gran parte da donazioni private.
Le visite mediche, i farmaci e i ricoveri sono a pagamento, ma in forma estremamente ridotta rispetto alle somme che la popolazione deve pagare per un servizio pubblico “gratuito” solo a parole degli ospedali del Governo: questo spiega l’enorme affluenza di pazienti.

Un’ala dell’ospedale accoglie gli uffici amministrativi, gli ambulatori della cosiddetta “consulta esterna”, la radiologia, una sala per interventi chirurgici minori (drenaggi e medicazione ascessi, gessi, suture…) e il laboratorio (dotato anche di un piccolo centro trasfusionale). Al centro si trovano la farmacia ospedaliera e la mensa per medici, funzionari e volontari. L’altra ala è costituita dai due reparti di degenza, uno per gli adulti e l’altro per i bambini. Accanto al corpo centrale vi sono l’edificio della farmacia esterna e quello della consulta TB, così chiamata perché vi vengono seguiti i pazienti con tubercolosi e Aids. La pediatria è dotata di 44 posti letto. L’ospedale non ha un punto nascita, né un vero e proprio pronto soccorso; i pazienti vi affluiscono inviati da 4 ambulatori (postos de saùde) dislocati nel quartiere, che fungono da filtro per i casi più gravi. L’affluenza è molto variabile a seconda del tempo atmosferico e della stagione, con una media giornaliera di circa 400 accessi nei posti di salute, che diventano 100-120 accessi nella consulta esterna da cui derivano 10-12 nuovi ricoveri pediatrici al giorno. La mortalità media settimanale varia tra 5 e 7: un terzo dei decessi avviene entro le prime 24 ore dal ricovero, soprattutto tra i malnutriti.

Lo staff medico residente è composto da sette medici angolani, ai quali si aggiungono per periodi limitati di tempo i medici volontari provenienti dall’Italia, tra cui uno o più specializzandi in pediatria provenienti dalle Università di Trieste e Modena, con le quali l’ospedale ha stipulato una convenzione.
L’importanza di un’esperienza come questa per uno specializzando risiede sia nel poter gestire in prima persona un gran numero di pazienti, sia nel poter osservare patologie tipiche dei Paesi in Via di Svilppo quali ad esempio malaria, malnutrizione (kwashiorkor e marasma), parassitosi, gastroenteriti e disidratazione, anemia falciforme, tetano, polmoniti, meningiti, linfoadeniti, TB, Aids.

Ho lavorato a Luanda soltanto per due mesi come pediatra volontaria nell’Ospedale Divina Providencia, eppure mi sembra di essere stata via per un tempo molto più lungo; in Africa l’orologio interiore batte veramente in modo diverso, alcuni giorni sembrano anni… forse per l’intensità dei momenti vissuti, nel bene e nel male. Il contrasto tra la vita e la morte, tra il riso e il pianto, tra la felicità e la disperazione sono così lampanti da rimanerne disorientati e allo stesso tempo affascinati.

Il primo mese è stato tutto molto faticoso: lingua nuova (il portoghese), malattie mai viste prima da riconoscere e diagnosticare, tutta la burocrazia da imparare così come gli esami effettuabili e i farmaci disponibili nell’ospedale. L’accoglienza è stata davvero ottima, sia da parte dei volontari e missionari, sia del personale locale. L’incontro con le mamme e i bambini è stato bello fin dall’inizio: spesso erano loro a suggerirmi le parole che non riuscivo a trovare nella loro lingua, mentre mi è sempre pesato dover prendere delle decisioni spesso cruciali. Non dimenticherò mai il giorno in cui ho visto morire il primo bimbo a cui purtroppo ne sono seguiti altri. Dopo lo sgomento iniziale, ho cominciato ad “abituarmi” ad una convivenza quasi quotidiana con la morte. Forse proprio per questo gli angolani, nonostante la palese ingiustizia con cui sono costretti a confrontarsi ogni giorno, sono così sorridenti, sanno festeggiare, ballare, cantare, suonare i tamburi come noi non sappiamo fare… Una realtà così complessa ti annienta, ti rende impotente e disarmato, ma allo stesso tempo ti coinvolge, ti tocca nel profondo, ti stimola a cercare di cambiare le cose.

Una volta tornati, si dimenticano le infinite frustrazioni, la fatica a tratti insostenibile, il dolore straziante delle madri… quello che resta sono le piccole e grandi soddisfazioni di ogni giorno, la ritrovata passione per il mio lavoro, le persone straordinarie incontrate e una nuova consapevolezza interiore che mi impedisce di fingere e mi obbliga ad andare alla radice delle cose, a discriminare il superfluo dal necessario. È per questo che auguro a tutte le persone che hanno avuto anche solo una volta il desiderio di fare un’esperienza simile, di trovare il coraggio di partire.

Cristina Brondello
medico specializzando in pediatria
da Nuovo Progetto Febbraio 2005

ANGOLA IN CIFRE
L’Angola è il terzo Paese al mondo per mortalità infantile sotto i 5 anni: 1 bambino su 5 non raggiunge il quinto anno di vita. Tra le principali cause la malnutrizione cronica (colpito il 45% dei bambini), malaria, HIV/AIDS, infezioni respiratorie, diarrea acuta (acqua potabile ed impianti igienico-sanitari adeguati accessibili al 40% circa della popolazione) e malattie prevenibili mediante vaccinazione, in particolare il morbillo (soltanto il 30% circa ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazioni).

Fonte:
www.unicef.org/angola.htm

Altri contributi :
Angola: paradosso dell'abbondanza






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