Marzo 2022 - La pace crea pace

Publié le 09-03-2022

de Ernesto Olivero

Non mi abituerò mai alla guerra, neppure alla sola idea che esista la possibilità di farla.
Non mi abituerò mai all’ingiustizia e, anche se sembra un’utopia, continuerò a lottare fino allo stremo delle forze per contrastarla e per parlare di pace, lavorare per la pace, vivere di pace.

Proprio perché nelle armi mi sono imbattuto faccia a faccia fin dall’inizio della nostra storia, fin dall’epoca dell’amicizia con La Pira e dall’incontro con le parole di Isaia: «Trasformeranno le loro spade in aratri, le loro lance in falci, non si eserciteranno più nell’arte della guerra».
Allora non lo sapevo, ma queste parole erano una profezia perché anni dopo, il Sermig, ha trovato casa in un arsenale, una fabbrica di armi abbandonata. L’abbiamo trasformata in un luogo di pace, proprio come dice Isaia.
Ho imparato a conoscerle le armi, proprio perché misteriosamente sono scritte nella nostra storia. Sono arrivato alla conclusione che le armi uccidono sei volte.

La prima quando sono pensate e progettate sottraendo risorse alla sanità, alla ricerca, alla scuola, cioè alla vita.

La seconda perché per costruirle atrocemente perfette vengono impiegati dei giovani in gamba e intelligenti e vengono strapagati per produrre morte mentre le stesse intelligenze potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo, per la ricerca in campo medico.

La terza perché le armi uccidono senza guardare in faccia nessuno, uccidono bambini, anziani, civili, spargendo terrore, dolore e morte.

La quarta perché sparando e uccidendo creano i presupposti per la risposta, cioè per la vendetta e altre catene di morti.

La quinta è la più tragica: perché in una guerra militari e civili esaltati e senza freni compiono qualsiasi nefandezza, distruggono, violentano bambine e bambini e li buttano via, li fanno saltare per aria come stracci usati.

La sesta perché quegli stessi militari o civili, quando tornano a casa, si portano addosso, incollato dentro, il ricordo degli orrori commessi. Non possono liberarsene, e qualche volta impazziscono, si suicidano. Oppure diventano violenti.

No, non si può neppure sopportare l’idea di una guerra. Con amore, con convinzione, con costanza, ignorando chi ci accusa di essere degli illusi, noi continuiamo a ripetere no alla guerra, sì a ogni azione di pace.
Cominciamo da noi stessi. Cominciamo da dentro. Cominciamo con il combattere dentro di noi ogni tentazione di inimicizia, di giudizio dell’altro, di rifiuto, di condanna. No alla guerra significa sì alla guerra contro la parte buia di noi stessi, contro l’odio verso gli altri.
 

Ernesto Olivero
Editoriale
NP marzo 202


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