Gesù non cambia il mondo, cambia noi

Publié le 05-12-2015

de dom Luciano Mendes

La creazione del mondo, battistero di PadovaIl mondo creato da Dio ha segni meravigliosi della sua potenza e misericordia che noi possiamo ammirare sia nella natura, sia nei rapporti umani. All’immensità dell’universo, a tutto quello che ha di bello il nostro pianeta, come l’acqua, il cielo, i fiori, gli animali, si affiancano i rapporti umani che dovrebbero essere tali da far risplendere quei valori che Dio ha messo nel nostro cuore: l’attrazione per il bello, la verità, la fedeltà, la tenerezza. Quante cose belle Dio ha messo nel nostro cuore che non sono state distrutte dal peccato!

Il sigillo di Dio in questa creazione si manifesta in tantissimi modi, però se noi guardiamo il nostro mondo vediamo che c’è ineguaglianza nella distribuzione dei beni della terra, grandissima povertà da una parte e grandissima ricchezza dall’altra, violenza, aggressioni in tante forme, guerra, terrorismo.
La terra dovrebbe essere il posto dove si forma la famiglia di Dio e invece eccola tutta divisa, separata. Quanti tipi di separazioni, nazionalismi, fondamentalismi! E allora il piano di Dio esiste, sopravvive? Sì,e si manifesta come una forza enorme nel nostro cuore che ci spinge ad affrontare e cambiare tutte queste situazioni negative.

Allora la domanda è: come agisce Dio in questo mondo?
Gesù entra nel nostro mondo e ci insegna la giustizia, ci insegna il perdono, la capacità di riconciliazione, la concordia e dà un senso alla nostra vita. Lui non cambia il mondo, cambia noi invitandoci alla conversione e fa di noi strumenti di pace in questa storia, in questo mondo.
L’atto di fede in Gesù che è vita, luce del mondo, resurrezione, pace, amore, verità, porta la persona che crede a una doppia considerazione.

La prima è che noi non siamo più nel tempo dei patriarchi, quando a chi viveva da giusto tutto andava bene: aveva campi, pecore, cammelli, ulivi, grano e vedeva i figli dei suoi figli fino alla terza e quarta generazione. Questo è passato. Gesù non è un patriarca. Gesù non ha avuto né campi di grano, né ulivi, né pecore.
Ha avuto niente! Ha portato in seno al mondo un altro mondo. Non è il mondo della prosperità sulla terra, è il mondo della pace, del perdono, della riconciliazione. L’atto di fede in questo Gesù provoca in noi un cambiamento: accettare il suo programma e il suo regno. Questo ci aiuta a capire meglio la nostra vita: è passato il tempo dei patriarchi, adesso è il tempo di Gesù, è il tempo della salvezza.

La seconda considerazione ci porta a prendere atto che le nostre vite sono legate. Nessuno si salva da solo perché la fraternità fra i figli di Dio stabilisce una circolazione di beni spirituali che Gesù manifesta quando dice che dà la sua vita per noi, che offre il suo corpo per noi, che versa il suo sangue per noi. Ci dice quindi che dobbiamo imparare ad amare gli altri come lui ha amato e, come dice Giovanni, se lui ha dato la vita per noi allora noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Non basta più non cercare se stessi, dire che noi amiamo gli altri come noi stessi. Questa mentalità non è cristiana, è pre-cristiana.
Gesù dice di più: amare gli altri come lui ha amato. Gesù ama dando la vita e ci insegna ad amare.
Amare è dare la vita per l’altro ed essere nell’esperienza dell’amore gratuito e della misericordia. Questa è la nuova alleanza.


Dom Luciano Mendes de Almeida
da NP
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