Pesticidi

Publié le 28-06-2021

de Carlo Degiacomi

Quando si aprono buchi nella rete di alimentazione di un ecosistema, lo stesso è in pericolo.

In Europa oggi il 2,8% di lavora­tori è impiegato in agricoltura. Si cerca da tempo di evolve­re le pratiche di coltivazione verso un'agricoltura attenta alla qualità dei prodotti, a standard di protezione degli allevamenti, al rispet­to del paesaggio, degli ecosistemi, del­la vita selvatica, del consumo efficien­te e sostenibile di energia (concimi e pesticidi compresi). L'obiettivo fissato per il 2030 dalla Comu­nità Europea è coraggioso e lungimirante: dimezzare l'uso di antiparassitari, fitofarmaci, diser­banti, ridurre del 20% i fertilizzanti e del 50% gli antibiotici per gli ani­mali degli allevamenti.

«Varie ricerche hanno dimostrato che in un campo di frumento dovrebbero esserci fino a 1.400 artropodi per mq (formiche, api, aracnidi, cavallette, cri­somelidi, carabidi, collemboli, cicale, mosche…). I campi ospitano una gran­de biodiversità e pochi di questi insetti sono nocivi, anzi svolgono un control­lo biologico dei parassiti» (Il nemico invisibile, Johann G. Zaller, ed. Abo­ca). Gli effetti collaterali sono in studio con denunce significative di dannosi­tà verso lombrichi (fondamentali per la fertilità del terreno), micorrize (in simbiosi con le piante e per loro essen­ziali), api (i neonicotinoidi sono tossi­ci per loro, anche se sono solo uno dei tanti responsabili delle attuali difficol­tà della salute delle api)... Negli ultimi decenni molte specie di uccelli e i pipi­strelli che sono un'importante compo­nente dell'agricoltura sono diminuite per varie cause: erbicidi che riducono la base della loro alimentazione (semi e insetti), cambiamenti nei processi di coltivazione e nei tempi di raccolta, di­struzione di elementi paesaggistici na­turali o seminaturali. Quando si aprono buchi nella rete di alimentazione di un ecosistema, lo stesso è in pericolo.

Una considerazione è centra­le: perché le regole vengano rispetta­te sia nell'agricoltura convenzionale che in quella biologica (in crescita) è necessario che l'intera catena di pro­duzione, dal campo allo scaffale, sia controllata da organismi indipenden­ti. Tra le possibili pratiche alternative all'attuale eccesso di pesticidi citiamo ad esempio una migliore rotazione delle colture, una migliore gestione del suolo, dell'acqua, della concimazione, del momento della semina, dell'uso di altri insetti antagonisti di quelli noci­vi; ricerca, sviluppo e scelta di specie resistenti alle malattie, nuovi prodotti pesticidi; alleggerimento delle pretese estetiche nei confronti di frutta e ver­dura, protezione dei terreni e delle loro so­stanze or­ganiche; uso di compost, minore spre­co alimentare. Ogni pez­zo del puzzle può comporre il nuovo quadro. È comunque iniziato un processo di ripensamento che deve coinvolgere di più non solo i produtto­ri di pesticidi e i contadini utilizzatori ma soprattutto i consumatori dei pro­dotti finali.


Carlo De Giacomi
NP Marzo 2021

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