Una mano tesa

Publié le 22-04-2019

de Mauro Palombo

Di Mauro Palombo - Una società adulta, consapevole, sa ascoltare e vedere. Si prende cura delle sue componenti più fragili, le valorizza. Non accetta come norma­lità che giovani, adulti, molti, non possano avere un lavoro, una qual­che sicurezza, si ritrovino di fatto degli esclusi. Non accetta sprechi assurdi e disuguaglianze crescenti, esasperate.

Di fronte a queste ed altre situazioni che interrogano la nostra coscienza, il metodo che il Sermig si è dato si riassume nell’idea di restituzione.

Parte dal riconoscere la vita come un dono ricevuto e rovescia così ogni prospettiva, allargandola a di­smisura. La conseguenza, semplice, è di entrare nella logica della resti­tuzione di ciò che siamo e di ciò che abbiamo a disposizione, di ciò che ci è affidato. Condividere quindi tem­po innanzitutto, e poi professionali­tà, cultura, beni materiali e spirituali per il bene comune, con i più poveri per il loro sviluppo e per la loro di­gnità. Aiutando ciascuno a scoprire i propri talenti, a valorizzare ogni capacità. Realizzati come persone responsabili, la proposta della resti­tuzione si vive nelle relazioni, nella società, come mezzo per generare rapporti di fraternità. Membri di un’unica famiglia. Non è un’utopia. È possibile, oggi come mai nella sto­ria. Le risorse per dare l’opportunità di una vita degna a ciascuno ci sono. Si tratta di renderle accessibili a tut­ti, di restituirle, uscendo dall’avidità, dagli egoismi personali, di gruppo e nazionali, dal troppo nelle mani di troppo pochi. L’esclusione di molti dal par­tecipare ai processi lavorativi è il peggiore degli sprechi: quello dei talenti umani.

Fare impresa: produrre impatto positivo per la società. Nelle tante azioni intra­prese alla ricerca di risposte concrete per quanti bussano alla nostra porta, in belle realtà imprenditoriali di tempo in tempo incontrate, abbiamo fatto esperienza di quante prospettive lo spirito della restitu­zione possa aprire nell’attività economica. Da subito.

L’economia della restituzione instaura re­lazioni fraterne, portandoci oltre la filan­tropia, la solidarietà e la gratuità. La resti­tuzione crea la comunità. Ogni iniziativa economica deve conservare una logica di stabile sostenibilità. Ma l’obiettivo di red­ditività non è fine unico, ultimo, fine a se stesso: scopo d’impresa deve essere anche generare un impatto positivo nella società. Possibile in molti termini: innanzitutto of­fre per tutto – ma proprio tutto - quanto possibile opportunità di lavoro. Moltiplica per ogni persona vita, capacità, dignità, potenzialità di fare, opportunità di par­tecipare, libertà di scegliere, di essere. Fa di un’azienda un progetto condiviso, una comunità di persone, che in unità, corre­sponsabili, con fiducia e stima reciproca, affrontano le sfide di ogni giorno, con ben migliori capacità di vincerle.

L’efficienza di una azienda deve misurarsi proprio nel rendere tutti protagonisti del processo economico. Attraverso relazioni nuove, a favore delle persone, delle comu­nità, dei territori, dell’ambiente…

Offrendo prodotti e servizi che vanno in­contro a bisogni autentici, e dunque por­tano ad una reale crescita e recuperando relazioni dirette tra produttore e consu­matore, in un ambito di comunità locale, di prossimità, di nuove forme di socialità che contribuiscono all’inclusione. Non è evidentemente efficiente per le persone un sistema dove produzione e iniziativa sono concentrati solo in pochi grandi e potenti soggetti.

La sostenibilità dell’iniziativa economica diventa un esercizio di responsabilità, che permette in concreto di creare valore in termini di bene comune nel lungo periodo, il vero orizzonte di una attività imprendi­toriale. In una logica in cui tutti traggono beneficio.

Economia sociale: produrre per condi­videre. Nelle esperienze di produzione, di beni o servizi cui abbiamo dato vita, l’im­pegno in spirito di restituzione anima il loro avvio, con successo. E sono diventate emblematiche di un’economia capace di in­nescare relazioni di reciprocità e fraternità.

Condivisione di esperienze, in ambiti di­versi. Contribuendo alla ricerca delle mi­gliori soluzioni in termini di risorse tecno­logiche e loro messa in uso; alla formazione degli addetti sia in termini di conoscenze tecniche quanto di capacità di lavoro e rela­zione. Contribuendo a sviluppare in modo originale prodotti e servizi fatti bene, che fanno bene, e che fanno del bene.

Aziende e non profit assieme. Allo stesso modo un impegno condiviso in spirito di restituzione è fondamentale per una colla­borazione proficua in termini di bene co­mune, tra il mondo del non-profit e quello delle aziende. Il ruolo dell’imprenditore nel trasformare sfide in opportunità si allarga, assume un nuovo e più pieno significato. A fronte di bisogni sociali insoddisfatti, si possono in sinergia espandere modelli di business, sviluppare nuove soluzioni su cui costruire solide realtà in una responsabilità condivisa nella prevenzione e riduzione del disagio. Efficienti quanto efficaci in percor­si di inclusione concreti e sostenibili.

Una mano tesa. Siamo reduci da una crisi globale, scatenata da una cieca avidità, che ovunque ha causato enorme sofferenza tra i più poveri e diseguaglianze insopportabili che rendono esclusa, di troppo, tanta parte dell’umanità.

Si è imparato poco. L’economia della resti­tuzione è una mano tesa per salvare una barca nella tempesta. Una chiave del futu­ro, basata su rapporti di giustizia. Norme e controlli devono alimentare la fiducia, tutelando doveri e diritti. Ma è sempre que­stione di scelte, di ciascuno in ogni giorno.

Decisive per un mondo dove la qualità del­la vita non dipende unicamente dal reddito individuale, ma da buoni servizi eroga­ti con efficienza a nome della collettività. Dove le comunità locali possono aggregarsi a riscoprire e sfruttare meglio le risorse del­le attività economiche di cui dispongono, piuttosto che assistere impotenti alla loro estinzione. Dove le persone possono vivere una sobrietà come dimensione non aliena­ta della vita, costruendo sulle proprie ca­pacità, e non sull’apparire. Aperti ad essere “custodi gli uni degli altri”, valorizzando il meglio di ciascuno per il bene di tutti.

Scelte del cuore e dell’intelligenza, che di­ventano speranza concreta. Su questo ter­reno ci giochiamo tutto.

Mauro Palombo
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FOTO: Max Ferrero

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