Pensieri, riflessioni commenti che abbiamo ricevuto

Publié le 09-03-2022

de Redazione Sermig

Pensieri, riflessioni commenti che abbiamo ricevuto

Mi chiamo Hanna, sono una ragazza di 29 anni e vengo dall'Ucraina, precisamente da Kovalivka, un minuscolo villaggio nella regione di Vinnitsa.
Sono arrivata in Italia la prima volta nel 2016, per un progetto, durato qualche settimana, di collaborazione tra l'Accademia di Scienza Ucraina - Istituto di Fisica e l'Università degli Studi di Torino. Mi ha colpito, fin da subito, il popolo italiano, che sorrideva sempre, quasi come se volesse rendere manifesta in ogni momento la propria felicità, non nascondendosi dietro il loro essere solare. Dal momento in cui sono sbarcata dall'aereo fino a quando ho ripreso l'aereo per ritornare nel mio Paese, ho incontrato sempre gente disposta ad aiutarmi, incondizionatamente.

Ciò che mi ha convinto a ritornare in Italia è stata la speranza di poter diventare parte della comunità scientifica italiana, comprendendo il livello di eccellenza di qualità, che questa ha da offrire. Non conoscevo l'italiano a quel tempo, né tantomeno l'inglese, che ho avuto modo di apprendere solo due anni più tardi. Era difficile per me comunicare con le persone, che mi stavano attorno. Eppure il personale docente dell'Università ha avuto nei miei riguardi attenzioni e cure, mi ha offerto i migliori servizi, che l'Università di Torino poteva mettere a disposizione, anche per una forestiera come me. In particolare non potrò mai dimenticare la gentilezza e la generosità del Prof. Gianmario Martra, già ordinario di Chimica Fisica, presso il Dipartimento di Chimica dell'Ateneo, ricercatore, insegnante e mentore dalle eccezionali virtù, che mi ha posto sulla strada della ricerca di me stessa, all'interno del percorso scientifico, che avevo iniziato. Egli è stato la prima persona che mi ha offerto il mio primo caffè, veramente italiano...mai provato uno così buono, fino a quel momento!

Nel volo verso casa, premeva dentro di me l'idea che sarei un giorno sarei tornata in Italia, anche se non sapevo né quando né con quali mezzi.
Dopo due anni la fortuna mi ha arriso di nuovo: ho visto sul sito web dell'Università degli Studi di Torino che c'era da poco una posizione aperta per il dottorato di ricerca in "Scienze Farmaceutiche e Biomolecolari". La Prof.ssa Galina Dovbeshko, che ha lavorato nel mio stesso Ateneo a Kiev, una volta mi disse: "Invia la domanda: se è il tuo destino, vincerai". Ciò mi diede coraggio e presentai la domanda per la borsa di studio.

Dal 2018 sono qui.
Il mio dottorato si è svolto nel "Dipartimento Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi", presso l' Università degli Studi di Torino, dove ho trovato, non solo la scienza e la conoscenza, che desideravo, ma anche una grande famiglia.
L'Italia mi ha accolta, coccolata e mi ha insegnato a dare amore e mi ha dato la possibilità di essere nuovamente amata.
Certamente non potevo essere davvero me stessa, senza la mia famiglia, che è rimasta lì, in Ucraina.

Una notte mi sono svegliata di soprassalto: mia sorella mi ha chiamato al telefono. Le parole che ho sentito mi hanno paralizzato: "Hanna, è iniziata la guerra in Ucraina: hanno bombardato la mia città!". Da quella notte non è stato più lo stesso per me, per la mia famiglia e per il popolo Ucraino. In Ucraina è rimasta tutta la mia famiglia, tra cui: mio padre, mia sorella e mio fratello, con sua moglie e i suoi 2 meravigliosi figli piccoli. Li ho chiamati, li ho pregati di raggiungermi qui in Italia, ma non hanno voluto. Non hanno voluto, perché loro sono molto patriottici: vogliono essere utili per il Paese e lo faranno fino all'ultimo. Non vogliono essere rifugiati. Vogliono vivere liberi e felici sulla terra, donata dai nostri padri. Tutti loro sono, o sono stati, degli insegnanti di scuola, ma ora l'insegnamento è uno, e lo dovrebbe essere per tutti: portare parole di speranza e di pace tra i popoli. Questo è ciò che dovremmo insegnare alle generazioni future.

Pochi mesi fa ho trovato un lavoro temporaneo nell'ASL "Città di Torino", per poter avere la possibilità di cominciare il percorso lavorativo e al contempo essere utile per il popolo, che mi ha voluto bene. Da quando è iniziata la guerra, ho deciso di fare anch'io la mia parte: ho cominciato a costruire un volantino, in modo da uniformare le informazioni, che ho recuperato sui siti web ufficiali del SERMIG e del Consolato Ucraino in Italia circa i diversi punti di raccolta e la lista dei prodotti di prima necessità, su tutti il cibo e i farmaci di prima fascia, oltre i vestiti e le coperte. Ho chiesto a tutti i miei colleghi, ex colleghi, amici e a tutti coloro che ho conosciuto di distribuire il suddetto volantino, che allego alla presente.

Nelle settimane passate fino ad oggi ho visto tanti atti di solidarietà e altrettante richieste di aiuto, per portare al centro di raccolta del SERMIG i beni sopra citati.
Vorrei farVi presente, qui di seguito, coloro che maggiormente hanno contribuito agli sforzi:
i Chiar.mi Professori del mio Ateneo, su tutti, il Prof. Gianfranco Gilardi e la Prof.ssa Sheila Sadeghi, che continuano ad essermi vicino;
i carissimi colleghi della "A.S.L. Città di Torino", su tutti la Dott.ssa Rachele Rocco, che hanno voluto, dal primo giorno, dare una mano al popolo Ucraino, con atti di pura solidarietà;
gli amici del "C.N.R. - Consiglio Nazionale delle Ricerche", che hanno fatto seguito ai colleghi, con atti di identica misura.

I loro gesti sono stati, per me, un raggio di sole e di speranza, in un mondo, che cerca spasmodicamente, una pace. Sono molto orgogliosa di poter lavorare e vivere tra persone di così grande cuore e generosità. Il popolo italiano da oggi e per sempre rimarrà nel mio cuore, come seconda casa.
Voglio ringraziare tutte le persone che contribuiscono ad aiutare l'Ucraina.
Tra tutti voglio ringraziare il SERMIG, che ha organizzato un'attività di portata enorme, per aiutare noi tutti.

GRAZIE.


Ciao a tutti. Mi chiamo Thomas, sono uno studente di quarta superiore, frequento un istituto tecnico a Torino (Italia) e vi scrivo questa lettera per condividere il pensiero collettivo della mia classe e di tutti i ragazzi della nostra generazione che ogni giorno sentendo e leggendo notizie riguardanti la guerra, avremmo fatto se noi fossimo stati nella vostra situazione.
È una domanda alla quale rispondere risulta molto difficile e ciò fa capire a noi quanto sia duro continuare a resistere alle forze russe oppure lasciare casa e fuggire in cerca di libertà e pace.
Oggi vi doniamo questi viveri unendoci anche noi, sebbene in piccola parte, alla lotta che state combattendo e nei nostri cuori arde sempre più forte il fuoco della speranza che un giorno l’Ucraina possa tornare ad essere un paese libero e che ognuno di voi possa vivere nuovamente nella normalità, senza dover sfuggire ogni giorno alla morte.
Speriamo che questi doni siano di vostro gradimento e che voi possiate continuare a lottare con la consapevolezza del fatto che non siete soli, ma milioni di persone si sono unite all’Ucraina augurandosi che sui vostri volti possa riapparire un sorriso e non più lacrime.


Volontariato e solidarietà un fiore all'occhiello.
Il volontariato e la solidarietà sono il vero fiore all'occhiello della nostra città.
Nel frangente della guerra in Ucraina ancora una volta Torino ha reagito come sa fare.
Intanto tutta l'attività di Specchio dei tempi, un'istituzione che è una garanzia di bene e di trasparenza, di cui i torinesi giustamente si fidano e che appoggiano.
E poi, basta andare al Sermig per vedere quanta gente è andata lì ad offrire il proprio tempo e il proprio aiuto a fare pacchi, a controllare scatole, a tenere i conti di ciò che viene smistato e mandato nelle zone di guerra. Una cosa che consola un po'.
S. Rossi


Cara popolazione Ucraina, chi troverà fra le moltitudini di oggetti donate questa lettera proverà a chiedersi il motivo per cui ci troviamo a comunicare in questo modo ormai superato.
La verità è che la situazione stessa in cui vi trovate dimostra che nulla è progredito e nulla è stato imparato dal passato, da questo deriva il nostro bisogno di sentirci più vicini a voi comportandoci come se fossimo rimasti fermi anche tecnologicamente.
Siamo una classe di quinta superiore dell’Istituto Tecnico Pininfarina di Moncalieri, in provincia di Torino, in un Paese che ha ripudiato la guerra grazie a chi ha combattuto per la pace prima di noi.
Fino a poche settimane fa la nostra preoccupazione riguardava la prova di maturità che dovremo presto affrontare, mentre vicino ai vostri confini nostri stessi coetanei marciavano contro altri ragazzi della nostra età del vostro Paese, tutto per una ideologia che dovrebbe ormai appartenere al passato, ma che si ripresenta per portare nuovamente l’incubo della guerra.
Siete stati costretti a lasciare le vostre case, a scappare o a imbracciare il fucile per difendere uno stile di vita per cui si è sempre combattuto, tutto perché esiste ancora chi si sente minacciato dalla libertà di altri esseri umani.
Oltre alle donazioni di cui sempre di più avete bisogno, ciò che avete ricevuto oggi non è un’idea politica, ma un grido di quei sentimenti che ci legano superando ogni differenza.


Mi chiamo M. C. nata a Torino ma residente a Ciriè.
Ho sempre lavorato dai 14 anni agli anni 70 ripromettendomi che al termine del periodo lavorativo avrei fatto volontariato ed è quello che sto facendo.
Sono volontaria dell’AIRC, dell’AIL, del WWF e inoltre sono Ministro straordinario e quindi sono anche impegnata nella mia Parrocchia dove gestisco l’ufficio ACLI di Patronato e Caf.
Sono molto contenta di dedicare due giorni alla settimana al Sermig poiché essendo io del 1937 ho purtroppo subito la guerra a Torino e so cosa vuol dire fuggire di casa per andare al rifugio.


Fare il bene non fa pensare al male.
Sono molti giorni che vorrei scrivere di questi giorni, ma alla fine sono troppo stanco e le cose da dire sembrano troppe, allora mi dico viviamole e basta, poi invece NO meglio scriverle prima di dimenticarle.

È troppo vero che quando il male si scatena il bene diventa sorprendente. I primi giorni mi bastava guardare negli occhi le persone per vedere che volevano piangere, e sembrava che in qualche modo portaci del cibo fosse un'impulso naturale per combattere un male troppo grande per poterlo comprendere, molti non lo sapevano prima di oggi che a fare il bene si ignora il male, e ignorarlo è un po come sconfiggerlo... molti superata la soglia della porta scoppiano a piangere e capiscono che non possono limitarsi a quello, devono fare di più... allora si fermano e ti aiutano per diverse ore, sgobbano senza sosta e poi tornano e tornano ancora... portano madri figli nonni e amici... e tutti insieme sconfiggono la paura, il male... ed escono sorprendentemente felici, lasciano soldi e ti chiedono: "cosa altro posso fare?".

Puoi chiedergli qualsiasi cosa e la fanno. Lasciano tutto e ti seguono... troppo biblico, troppo bello da spiegare.
Finalmente abbiamo capito che il male è diventato troppo forte e non possiamo più attendere. E non c'è da fare troppe parole o impiegare il tempo a pensare in quanti modi si potrebbe uccidere Putin e "i cattivi" di turno, non serve... fare il bene si trasforma in una risposta a tutte le domande che abbiamo nel cuore.
Mi sorprende come ci siamo arresi di fronte a tutte queste macchine da scaricare... anche ai vestiti ci siamo arresi, ormai prendiamo tutto, perché dire di no sembra quasi impedire alle persone di salvare il mondo... ti dicono tutti ma è caldo questo giubbotto... è nuovo!!!

Come se volessero scaldare qualcuno e tu sei il mezzo per lasciarglielo fare... sono sinceri, non sono più tanti quelli che devono svuotare la casa del genitore morto. Sono saltati tutti gli schemi anche i "matti" sono buttati nella mischia.
C'è un ragazzo che da mesi si presentava alla porta perché voleva fare qualcosa "ne ho bisogno" ma sembrava davvero troppo fuori per gestirlo... e si prendeva tempo... ora è li che sposta scatole, e li in mezzo non sembra neanche poi così matto, è un salvato, un redento come tutti noi.

Penso che anche Putin per cui prego giorno e notte, scoppierebbe a piangere se entrasse all'arsenale in questi giorni. Troppo Bello vedere le "trame del bene" che scorrono veloci e potenti in mezzo a noi... e questa cosa salva prima di tutto noi come singoli, e non è merito nostro, abbiamo la schiena a pezzi ma sembra davvero il minimo che possiamo fare, mettere le nostre schiene a disposizione del bene. E le "trame del male"? ma chi è che le vuole? che schifo totale. Gli episodi sono stati cosi tanti, uno dietro l'altro... che è faticosissimo ricordarli e metterli a fuoco, sembra che tutti cambiano vita almeno per qualche istante, e che la responsabilità di essere li e tantissima... anche se tu sei stanco quello che hai davanti non è mai lo stesso di prima è un'altro... e ognuno e diverso, c'è chi si accontenta di uno sguardo e chi deve raccontarti la storia del maglione che ha portato... e tu in quel momento sei davvero la porta del paradiso... c'è da stare molto concentrati...

Poi ci sono i poveri di Torino, e non pochi ti dicono: "anche io sono Ucraino", anche se sono neri e olivastri. Ma come dargli torto? Sembrano quasi straniti che improvvisamente tutti vogliono aiutare, aprire le porte di casa e accogliere, "a noi non ci ha mai calcolato nessuno"... comunque sia anche io mi sento di dire "grazie per quello che fate", anche io mi sento uno di quelli che entra, si commuove e dice: "cosa posso fare?" che però suona come un "anche io posso essere salvato?" prego... la salvezza è servita.. basta chiedere di Mattia, Marta e Nicol!!

P.S. Ringrazio Dio perché ho il privilegio di vedere le sue opere in mezzo a noi


Buongiorno, mi permetto di rubare qualche minuto nel raccontarvi la sensazione provata ieri pomeriggio: giungendo nella piazza, orgoglioso del carico a bordo auto e dell’imminente gesto, sono stato accolto da sorridenti giovani volontari, ben carichi di energia positiva, che in un batter d’occhio hanno svuotato l’auto. Forse mi aspettavo una sorta di plauso o considerazioni/convenevoli del caso, ma…. nulla di particolare, quindi un briciolo deluso dalla semplicità delle gesta e velocità del momento, mi accingo a salire in auto.

Un instante dopo, ecco arrivare dietro di me un’altra station wagon carica…, di fronte, mi accordo di un poderoso monovolume che da esso veniva scaricata un’infinità di scatoloni, …giunge ancora un furgoncino che non sa dove posteggiare… apro gli occhi: un fiume di persone dentro e fuori la struttura con sacchetti, buste di nylon, borse per la spesa ricolme di merci da donare. Proiettato in un’atmosfera incredibile, mi scordo ogni problema personale, e vedo i volontari trattare velocemente chiunque col medesimo sorriso ed energia, a prescindere che ritirino una singola confezione di pasta, oppure scarichino un furgone intero.

Avevo effettuato già un bonifico, ma stando in mezzo a voi anche solo pochi minuti, mi avete regalato un momento di emozione pazzesca, pensando al fine di questa vostra operazione di volontariato. Consiglierò a chiunque di recarsi nella piazza e portare qualcosa di cui all’elenco prodotto. Complimenti


Gent.mi,
con la presente sono a ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per questa operazione umanitaria che ha permesso di coinvolgere soprattutto le scuole del nostro territorio, meglio, le Comunità Educanti del territorio delle Valli di Lanzo e del Canavese che hanno partecipato con grande solidarietà e senso di responsabilità travolgendo con entusiasmo ciascuno di noi e ognuno per il ruolo che ricopre: genitori, alunni, docenti, Dirigenti, Presidente del Consiglio di Istituto, Parroci, Sindaci e Assessori e, per quanto riguarda la nostra piccola grande realtà, anche varie associazioni culturali e di volontariato, la sezione degli Alpini di Mathi, aziende private, Comitato dei genitori, che con propri mezzi si sono resi disponibili per farvi giungere in brevissimo tempo quanto di prezioso potrà essere messo a disposizione dei profughi e di coloro che resteranno in zona di guerra.

Il mio grazie per la funzione che ricoprite possa giungervi insieme ai nostri mezzi. Questa importante azione educativa ha avuto anche il merito di fungere da collante di un intera
Comunità che ha saputo stringersi intorno alla difesa di un bene comune: la pace. Perché la scuola è chiamata a fare oggi anche questo.
Restiamo a disposizione per eventuali altre iniziative.

Ci saremo.

Un saluto cordiale

Il Dirigente scolastico


Gentilezza ed efficenza al Sermig per l'Ucraina (La Stampa Torino Sette)

La prima volta che ci vado è un venerdì sera. Con gli altri volontari del canile di Collegno raccolgo coperte e farmaci, li stipo in auto e, finito il turno, raggiungo piazza Borgo Dora.
C'è quiete, adesso; mancano le bancarelle del Balon, dal Cortile del Maglio non filtrano luci e rumori, la Scuola Holden è silenziosa.

Solo qui, davanti all'Arsenale della pace, c'è un ordinato avvicendarsi di automobili: una macchina si ferma, il guidatore scende, suona il campanello, consegna le sue borse e rimonta a bordo, e poco dopo un'altra macchina prende il posto lasciato libero.
Anche io mi fermo, scendo e suono il campanello. Buonasera, mi saluta il ragazzo che mi apre. Buonasera, ho della roba per l'Ucraina. Certo, vengo con un carrello. Scarichiamo insieme. Ci pensiamo poi noi a smistare, mi assicura lui, grazie mille. Grazie a voi, lo saluto. L'operazione ha richiesto non più di un minuto.

La seconda volta che ci vado è una domenica pomeriggio. Abbiamo fatto lezione di danza al Parco Dora ed è lì che ho raccolto scatolame, pannolini, altre coperte e altri farmaci. Con l'auto carica, tomo in piazza Borgo Dora. C'è molto più viavai, adesso: auto in seconda fila, una quantità di volontari con cassoni a rotelle già sul marciapiede, eppure anche così tutto avviene in modo ordinato. Non appena parcheggio e scendo dalla macchina, una ragazza mi chiede se ho bisogno di aiuto, e insieme scarichiamo borsoni e sacchi. Grazie, mi dice con un sorriso quando abbiamo finito. Grazie a voi. Risalgo a bordo, faccio cenno a un guidatore in cerca di posteggio che me ne sto andando. Di nuovo, l'operazione ha richiesto non più di un paio di minuti.

Un paio di minuti in cui una serie di sconosciuti-volontari, donatori hanno collaborato con efficienza, gentilezza e spirito di squadra.
C'è speranza nell'umanità, allora? Forse. Non lo so. In ogni caso: grazie, Sermig.

 

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