Alzati, amica mia
Publié le 10-08-2012
di Cesare Falletti - Cammina scalzo chi si sente libero: la riflessione del priore del monastero cistercense Dominus Tecum di Pra ‘d Mill (Bagnolo Piemonte – Cn), attraverso la sapienza della Scrittura.
Mi sono addormentata,
ma veglia il mio cuore.
Un rumore!
La voce del mio amato che bussa:
“Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mio tutto” (...)
Mi sono tolta la veste:
come indossarla di nuovo?
Mi sono lavata i piedi;
come sporcarli di nuovo? (...)
Mi sono alzata per aprire al mio amato e le mie mani stillavano mirra. (...)
Ho aperto allora all’amato mio,
ma l’amato mio se n’era andato,
era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato,
l’ho chiamato, ma non mi ha risposto.
Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città;
mi hanno percossa,
mi hanno ferita,
mi hanno tolto il mantello le guardie delle mura.
(Ct 5,2-7)
La Sposa bella, amata, cercata dal Signore eterno – che si è fatto piccolo, povero, obbediente fino alla morte per lei – è innamorata del suo Sposo, vive di Lui, per Lui e con Lui. Vive vegliando nell’oscurità della notte dei tempi, in un mondo che vive dimenticando l’Amore per correre dietro a piccoli amori che sono solo amore di se stesso. Eppure la Sposa si addormenta. Grande mistero della fragilità umana e la Chiesa è umana, tanto umana, splendidamente umana e terribilmente umana. Da duemila anni è innamorata perché è tanto amata, e da duemila anni si addormenta e dimentica che amare è l’unica sua missione. Amare come il suo Signore la ama. Quante scuse e quanti ragionamenti per non correre incontro all’Amato e non lasciarsi trascinare nella follia dell’amore vero; quanto è comodo starsene tranquilla fra le coltri delle sicurezze, degli onori, dei poteri e degli averi umani, apparentemente sorda al richiamo del Salvatore. “Mi sono lavata i piedi, come sporcarli di nuovo?” È come dire: “la persecuzione l’ho già pagata, ora ho diritto a starmene regalmente nel mondo”. Ma il suo Signore amato non la lascia tranquilla, or qui or là la sveglia, la scuote e lei deve uscire e correre alla sua ricerca e sporcarsi i piedi, ritornare sulle strade del mondo senza nulla, percossa e ferita, spogliata. Nonostante la drammaticità di questo fatto, la nostra speranza si appoggia proprio su questa forza del Signore che vuole salvare tutti gli uomini e severamente scuote la sua Chiesa che ha come missione solo quella di annunciare e portare l’amore e la salvezza, la buona novella.
E la Chiesa non può portare la buona novella che a piedi nudi, correndo per le strade del mondo e rischiando beffe e maltrattamenti, ma nella gioia dello Spirito Santo che le apre le mani e fa scorrere dalle sue mani misteriosi e meravigliosi tesori di Grazia, di ogni genere. “Dio ama chi dona con gioia!”. Cosa vuol dire scalza? Quando qualcuno vuole affermare la sua potenza si calza bene, addirittura mette degli stivali! Quasi che a essere ben appoggiati per terra si acquistasse una solidità inscalzabile. La Chiesa non ha bisogno di questa solidità, di questa garanzia, di affermare il suo potere con tali forme di sicurezza umana, perché: “Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno, perché non inciampi nella pietra il tuo piede” (Sal 90,11-12). È vero. Una persona scalza non fa paura, non incute terrore ma può dare fiducia, non può dare calci ma può abbracciare, non ha un potere da imporre ma può servire. E Gesù andava scalzo. Può la sua Sposa seguirlo ben calzata, con scarpe grosse e solide? Scalzo va chi non ha scarpe, chi non può pagarsi un articolo fra i più cari. Qualche straccio lo si racimola, ma delle scarpe che possano durare non sono regalate! Eppure il povero, che è colui che non ha diritti, o almeno a cui questi non sono riconosciuti, è colui che può servire, che è disponibile, che non ha fretta e può fermarsi a parlare e ad ascoltare; il vero povero capisce e sa compatire. Non ha affari da trattare né persone importanti da incontrare. Riceve la vita con meraviglia, minuto per minuto.
E sa essere gioioso e dare gioia. Ecco perché strappandola dal suo comodo letto, in cui dorme e sogna grandi cose senza essere pronta a realizzarle, Gesù scuote la sua Sposa: “Alzati, amica mia!” Non sono le tante parole e i convegni fatti per i sapienti di questo mondo che sanno discutere, senza realizzare nulla, a cui Gesù invita la sua Sposa scalza, perché strappata dal letto, ma a calpestare la polvere delle strade dove incontrerà gli assetati di giustizia, i misericordiosi e i puri di cuore, coloro che piangono e i perseguitati, le vittime e gli oppressi per cui Gesù è venuto a portare la Buona Novella, coloro che non sanno usare le grosse parole tanto difficili, ma che sanno dire più con i fatti che con le parole: ti voglio bene. Per incontrarli Gesù ha fatto tanti chilometri coi piedi nudi nella polvere della Galilea e della Giudea, cadendo stanco al bordo di un pozzo della Samaria, dove ha incontrato una donna povera se non di soldi – non ne sappiamo nulla – ma di dignità, di affetto, di capacità di dare senso alla sua vita. E la sua Sposa può andarsene in giro con i tacchi a spillo? Scalzo va chi si sente libero, che vuole essere agile e leggero, che vuole sentire la terra su cui si appoggia e da cui può spiccare un salto per andare oltre gli ostacoli. Nessuno lo ferma, anzi hanno paura della sua libertà, è fuori degli schemi approvati. Eppure colpisce, non passa lasciando l’indifferenza; anche se si ha paura di guardare una persona libera lo sguardo ne è attratto, forse nel cuore nasce un po’ di sana invidia che spinge a liberarsi da tante corazze e difese per correre nel mondo gridando di gioia che la Vita è continua Risurrezione.
Si poteva rimanere indifferenti davanti a Gesù? Anche chi disprezzandolo voleva neutralizzarlo, rimaneva scosso dal suo sguardo, dai suoi piedi nudi. Piedi che i ricchi non volevano lavare, ma che le peccatrici lavavano con le loro lacrime e ungevano con preziosi profumi, segno di una libertà dal calcolo e di una riconoscenza che non aveva limiti. Può la sua Sposa andare in giro con calze di seta, firmate, guardandosi bene dallo sporcarsi o che qualche malfattore, seduto alla tavola dello Sposo le tolga qualcosa di prezioso? La Chiesa è bella perché è scalza, perché i suoi piedi liberi sanno danzare, perché è vera ed è Sposa quando non è legata, appesantita dal bisogno di imporsi fino a calpestare. Danza perché è certa di essere amata dall’Onnipotente Amore e non va in cerca di altri amori, appoggi, protezioni. Danza perché non ha da perdere tempo in intrighi, politiche e compromessi. La sua danza coinvolge l’uomo seduto nel fango e triste perché nessuna parola di libertà gli è rivolta; solo l’arroganza sembra mandare messaggi di vita...ma che vita? La danza della Chiesa è sotto lo sguardo del suo Innamorato che danza di gioia per la salvezza dell’uomo anche sulla croce, dove l’hanno spogliato di tutto. Può la sua Sposa danzare con le scarpette a punta come una ballerina dell’Opera? Scalzi ci si avvicina al Roveto ardente: “Togliti i calzari, perché questa terra è santa”. Per avvicinarsi al suo Sposo, il Dio che è Fuoco ardente, la Chiesa deve togliere ogni calzatura. Non si prega davanti allo specchio, ma non si prega neanche seduti su un trono con dei tappeti rossi. La preghiera sale solo se è nella fiducia che posso rischiare la morte perché sono amato da Colui che è la risurrezione e la vita. Scegliere di pregare è un rischio immenso, perché la preghiera non sale se è appesantita da tante casse di beni e di garanzie; la preghiera non sale se è rinchiusa in conti bancari, non sale sparata da un mitra o reclamizzata in uno spot. Sale se è nuda come il suo Sposo crocifisso e risorto.
foto: Victor Sponton
NPSPECIAL - CAMMINARE SCALZI 5/7