“Buon sangue”, annata 2005, offresi

Publié le 11-08-2012

de Mauro Tabasso


Il riso fa buon sangue. Non sono i cinesi a sostenerlo, che, anzi, passano per gente non molto allegra, ma intere generazioni di medici stile Patch Adams.

di Mauro Tabasso

 

 

Anche il vino rosso fa buon sangue. Questo, tra gli alti, era mio nonno a sostenerlo, e se è vero che buon sangue non mente, allora ecco spiegata la mia naturale inclinazione al Freisa d.o.c., ai suoi simili e derivati. E visto che di questo passo siamo tutti un po’ ematologi, possiamo aggiungere che anche la musica fa buon sangue, e questo siamo in tantissimi a sostenerlo, compreso Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, che ha intitolato proprio “Buon sangue” il suo ultimo lavoro (maggio 2005). Se siete scaramantici procuratevi una bella corona d’aglio, poi se non l’avete già fatto, e se vi capita, ascoltatelo.

Questo “ex ragazzo” non finisce di meravigliare, non tanto per la musica (che francamente non è il mio genere, e un po’ mi disturba…), quanto per le idee e per ciò che ha da dire. Si, da dire. Certamente a lui spetta la qualifica di primo rapper italiano (anche se più che di rap si trattava e si tratta di Hip Hop), e a lui pagano pegno artisti nati e cresciuti nella sua scia, come gli Articolo 31, modaioli e trasgressivi per tendenza e per convenienza, ma certo meno originali. Anche il nostro ha passato la sua fase “di tendenza”, ma a differenza di altri, riusciva a dire delle cose anche quando “faceva lo scemo” (mi riferisco a brani come “La mia moto”, ecc.).

Lo ricordiamo tutti negli anni 80, quando la sua immagine era smaccatamente festaiola e scanzonata (quando tra l’altro, fu il precursore in Italia della moda degli abiti over-size). Ora la maturità e la paternità gli hanno portato un gran bene. La vita (pare) ha provato anche lui, nonostante il successo, con vicissitudini non proprio felici, ma, come si dice, non tutto il male viene per nuocere, e oggi Jovanotti, a 38 anni, è “…Forse meno sereno di un tempo ma non per questo stanco” (come recita una delle canzoni dell’album) e ha ancora tantissime cose da dire. Io che nasco come suo detrattore sin dai tempi di “Walkin’” (il suo primo commercialissimo singolo) e del suo sodalizio con Claudio Cecchetto (il cui fiuto per gli affari è però fuori discussione), ho dovuto cominciare a rivalutarlo di recente, posso dire “a causa” di brani come “Penso positivo” prima, “Raggio di sole”, e “Per te” dopo. Oggi, ascoltando la sua ultima fatica non posso che confermare quanto già detto: ha delle cose da dire, delle belle idee.

Soprattutto i suoi testi evocano situazioni, emozioni e stati d’animo (anche profondi) che tutti provano ma pochi riescono a dire (in modo poetico poi…). Per certi versi mi ricorda un po’ Francesco De Gregori, che mai è stato cantante o musicista, ma è nato poeta e morirà tale, e per questo lo invidio, nel senso buono, ovviamente. Per quanto riguarda la musica, come ho già detto, non è il mio genere. Non amo molto i “loop” e le ritmiche ripetitive, anche un po’ ossessive, ma è comunque apprezzabile il lavoro di ricerca fatto sui suoni, testimone della sua natura eclettica, inquieta e curiosa, che si manifesta anche attraverso l’attività di DJ (storica), l’arte grafica (dipinge - ha all’attivo alcune “personali”), letteraria (tre libri pubblicati) e drammatica (recita nel film di Alessandro D’Alatri “I giardini dell’Eden”).

Certamente “Buon sangue” girerà parecchio quest’estate, complici ovviamente l’air-play, il Festivalbar e quant’altro. Ma se come me non gradite del tutto la musica di Jovanotti, vi invito a leggere almeno i testi del suo album. Troverete più di uno spunto interessante…

 

 

 

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