Caparezza: Le verità (non) supposte

Publié le 11-08-2012

de Mauro Tabasso


Tutti lo vogliono, tutti lo chiamano (radio, TV, giornali)… Non stiamo parlando di Figaro, il Barbiere di Siviglia, ma di uno che, anzi, con i barbieri sembra averci litigato, a cominciare dal nome che porta…

... Mauro Tabasso

 

Caparezza significa infatti letteralmente in dialetto molfettese (da Molfetta - provincia di Bari) "Testa riccia, dai capelli ricci, a zazzera". In fisiognomica (la scienza che studia il rapporto tra la personalità e l'aspetto fisico delle persone) i riccioli indicano per lo più i problemi di ogni genere e specie. Si dice infatti: "Ogni riccio un capriccio", ma i problemi, sono quasi sempre sinonimo di grande attività mentale, di ricerca, di cammino se volete a volte anche tortuoso, capace di sfiorare l'autolesionismo, ma quasi sempre di grande "lavoro" interiore. State a sentire le cose che dice questo "ragazzo" che dichiara 29 anni ma si dimostra più maturo di molti "anta" che, mio malgrado, conosco.

N.P. Ispirandoci ad alcune dichiarazioni che esterni sul tuo sito web (www.caparezza.it ), puoi spiegarci meglio qual è la distinzione che tu fai tra fan ed estimatori?

C. Più che estimatori chiamiamoli simpatizzanti. Secondo me i fan hanno un'immagine un po' antica, che a me fa anche un po' paura per il fatto che fan deriva da fanatico. Il fan ha delle aspettative nei confronti dell'artista, e magari quando questo sente il bisogno di cambiare, o di sperimentare qualcos'altro, si trova la strada sbarrata proprio dalle aspettative dei fan stessi.

N.P. A proposito di sperimentazione, ho letto che tu hai confezionato tutto il tuo ultimo CD ("Le verità supposte" - 2003 - Extralabes - distr. EMI) con un vecchio MAC e una tastiera, quindi è stato voluto l'uso dei suoni, se mi consenti, anche un po' datati?

C. Intendi il fatto che ho usato degli strumenti casalinghi?

N.P. Si

C. Guarda, in realtà io penso che lo strumento, alla fine deve essere funzionale, e non è necessario avere chissà che cosa. La differenza la fa semmai la creazione. Se lo strumento è funzionale alla creatività allora può andare bene in certi casi anche una vecchia Bontempi. Secondo me è anche divertente poter tirare fuori dei suoni da strumenti inusuali, che magari tutti hanno in casa e non si aspettano di trovare su un disco. Comunque fino ad ora i mezzi che ho usato sono piuttosto a buon mercato; è tutta roba di seconda mano.

N.P. Tra di noi, qui in redazione, siamo sempre alla ricerca di tendenze ed artisti nuovi ed originali, un po' per lavoro ma soprattutto per piacere e curiosità personale, quindi seguiamo con un certo occhio le produzioni "casalinghe" o autoproduzioni che dir si voglia. Ti faccio una domanda che non vuole essere polemica, e ti prego di non fraintendermi... Oggi i tuoi lavori sanno di genuino. Non è che i prossimi ci riserveranno un cambio di tendenza (non musicale) alla Manu Chao, per intenderci, che sostiene di autoprodursi ma i suoi dischi escono per la Virgin...?

C. Mah… Io continuerò a fare quello che faccio, perché sennò non faccio nulla. Alla fine la genuinità la fa il messaggio. Il fatto che si esca per una Major... Voglio dire c'è Lou X che ha fatto un album che si chiama "A volte ritorno". È uscito per la BMG, ed è uno dei più cattivi e belli album di musica rap italiana. Non è chi distribuisce l'album che ti sputtana, ma quello che hai in testa. Se tu tiri fuori delle cose sputtananti perché te lo ha chiesto la casa discografica, allora mi dispiace, ma il passo è falso sin dall'inizio. Mi sembra che per un certo tempo Berlusconi sia stato l'editore di Montanelli… Porto sempre questo esempio.

N.P. Sei stato chiarissimo. In due battute: secondo Caparezza, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un mondo globale?

C. Mah... Parliamo di globalizzazione del mercato?

N.P. Si.

C. Gli svantaggi sono quelli della lottizzazione, non solo del mercato ma, se vogliamo dirla in maniera più ampia, in senso lato, anche della storia dei singoli paesi, oltre a quello di creare, dal punto di vista economico, un'immensa povertà a favore delle multinazionali.
Io sentivo dire qualche tempo fa, (mi sembra nella trasmissione Report) che addirittura in Sicilia, in alcuni luoghi, arrivavano sovvenzioni solo per piantare un certo tipo di grano, che però in quel posto non poteva crescere, e questo è un effetto collaterale della globalizzazione. Tutto si sta globalizzando, prendiamo per esempio internet. Su internet può scrivere chiunque.
Questa è la verità, e nessuno ti dirà mai cosa è attendibile e cosa non lo è. Spesso e volentieri l'azione di chi scrive di un artista è quella di andare su Google (un noto motore di ricerca - n.d.r.), digitare il nome dell'artista e fidarsi delle prime cose che vede.
Questo è un altro effetto collaterale della globalizzazione, perché non c'è una vera e propria indagine. Molto semplicemente, secondo me la globalizzazione è legata ad una visione superficiale del mondo.
E io credo che una visione più culturale delle cose, ti porti a conoscerle veramente, quindi a non averne paura. L'uguaglianza non è l'appiattimento delle differenze, ma il rispetto.



N.P. Allora parliamo la stessa lingua… Oggi si parla molto spesso, di pace e di pacifismo, e in molti casi la pace è diventata una scusa per fare la guerra, una menzogna anche peggio della guerra stessa. Ho notato che nelle tue canzoni citi Gandhi…

C. Gandhi era una persona geniale ed ha avuto il merito di unirci. Di fronte allo spopolare delle religioni, e, se vogliamo anche dei rispettivi bigottismi che vi si trascinano, lui aveva avuto l'intuizione di mischiarle queste religioni. Quando faceva i suoi sermoni lui alternava le parole del Vangelo con i versi della Bagavagita Indù. Oggi si vuole, abbattere tutto quanto, si vuole impedire qualsiasi cosa, c'è la voglia di appiattire sempre tutto, perfino nelle scuole. E questo è l'opposto della conoscenza. E quello che accade anche sbandierando la pace, facendo la guerra. E poi ci sono vari tipi di guerra... E i pacifisti vengono accusati di essere sempre e comunque contrari alle azioni americane. Ci sono anche fior fiore di associazioni che di giorno in giorno divulgano e si schierano anche contro altri tipi di guerra. Se prendiamo tutte le droghe e le mettiamo da una parte, lo stesso dobbiamo fare anche con le guerre, perché sono tutte uguali, dalla più piccola alla più grande. Per quanto mi riguarda la guerra fatta in Afghanistan e soprattutto quella in Iraq, sono tra le più grandi vergogne che siano mai state compiute sotto gli occhi di tutti, sempre, tra l'altro, sbandierando i soliti fantasmi, che si chiamino Bin Laden o Saddam Hussein. Il paradosso o uno dei paradossi della guerra è questo. Mi viene in mente per esempio un noto quotidiano italiano (che non cito) piuttosto schierato col governo, che aveva raccolto dei fondi per un ragazzino iraqueno che aveva perso le braccia, ed era pieno di ustioni; aveva perso i genitori, aveva perso tutto a causa della guerra. E non voglio dire che si faceva grande per questa raccolta fondi, però, insomma, qualche bomba l'aveva tirata pure lui...

N.P. Mi fa piacere parlare con te, perché sembri una persona genuina…

C. Dico quello penso…

N.P. Quanto è difficile rimanere "veri" quando si raggiunge il successo?

C. E' molto difficile, perché la televisione esorcizza i tuoi messaggi. Ti ritrovi a scrivere un pezzo come "Fuori da tunnel" (attuale sigla del programma televisivo "Zelig" - n.d.r.), e vedi che viene ballato in certe trasmissioni… "Fuori dal tunnel" è diventato un pezzo popolare, e come tutti i pezzi popolari viene continuamente stuprato, è capitato anche a tanti altri pezzi popolari molto più degni musicalmente di "Fuori dal tunnel".

N.P. Quindi questo ti disturba…

C. Certo che mi disturba…

N.P. Non è dunque vero che "…Basta che se ne parli" ?

C. No, non sono di questo parere...

N.P. Musicalmente parlando, su di te è stato scritto che sei una sorta di Eminem italiano…

C. No! Rifiuto quest'idea. Io penso di essere un cantautore, forse atipico, ma un cantautore, e rifiuto l'idea dell'Eminem italiano, non perché lo disprezzi, assolutamente; solo non capisco perché si debba sempre prendere ad esempio un personaggio popolare d'oltre oceano per poi affibbiare questa immagine ad un italiano.

N.P. Sempre musicalmente parlando, vorrei chiederti se hai un ambizione. Il ritornello di una tua canzone recita: "Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un'artista"…Il terzo invece?

C. Il terzo chissà se lo farò…

N.P. Bella risposta. Grazie del tempo che mi hai concesso. Ti ringrazio moltissimo...

C. E io ringrazio voi.

"Il terzo chissà se lo farò…". Quest'ultima risposta ha continuato per un po' a ronzarmi nelle orecchie. Un vecchio detto popolare delle mie parti recita più o meno così: "Sicuro è morto". Significa che quel tale di nome Sicuro (sicuro di vivere, sicuro di arrivare, sicuro di sè, ecc.) è improvvisamente morto. Tutte le sue sicurezze possiamo farle bollire e farci tutti insieme dei bei suffumigi. Il beneficio del dubbio in fondo consiste proprio nel privilegio di porsi degli interrogativi, cercarne le risposte non dando mai nulla per scontato o per oro colato, tentando di andare sempre oltre l'apparenza. Caparezza docet: "...Su internet (così come sugli altri media, aggiungo io - n.d.r.) può scrivere chiunque...E nessuno ti dirà mai cosa è attendibile e cosa non lo è...". Dunque, buona ricerca a tutti.

 

 

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