“GERUSALEMME la città santa, il cuore del conflitto”

Publié le 31-08-2009

de sandro


Monsignor Sabbah, patriarca di Gerusalemme, parla della città santa per le tre religioni monoteiste nell’ incontro all’Arsenale della Pace l’11 maggio organizzato dalla comunità palestinese Al Baiader in collaborazione con il Sermig, il Centro Culturale Italo-Arabo Dar Al Hikma e l’Unione Araba Di Torino

di Michel Sabbah


1. II titolo « Gerusalemme, la città santa, cuore del conflitto » è molto vero. Finché non è risolta la questione di Gerusalemme, il conflitto rimane vivo. Tra le questioni pendenti, la questione di Gerusalemme è la principale, che bisogna cominciare a risolvere, anche se è la più difficile. Risolvere la questione di Gerusalemme sarà come una introduzione per risolvere tutto il conflitto. Ma la realtà è che siamo ancora lontani da disposizioni che propongano una soluzione accettabile per le due parti. Oggi Israele pensa di poter arrivare a una fine del conflitto, prendendo delle misure unilaterali. Pensa di poter risolvere la questione di Gerusalemme circondandola con nuove mura di separazione. Proprio in questi giorni continua il muro attorno a Gerusalemme, separa quartieri abitati l'uno dall'altro, divide strade in due metà, a destra Israele, a sinistra Palestina, con lo scopo di escludere il più gran numero di palestinesi, per fare di Gerusalemme una città puramente ebrea. Così non si risolve la questione di Gerusalemme. Così si continua il conflitto e continua il male della discriminazione, dell'odio e della morte che riempie i cuori.

2. Gerusalemme oggi è una città disputata. Per tutti i suoi abitanti, palestinesi e israeliani, Gerusalemme è oggi città di morte, di odio, benché sia allo stesso tempo luogo di preghiera e di fede. Viviamo incessantemente nella contraddizione e nell’incoerenza: da una parte la fede, la preghiera di tutti i credenti, ebrei, cristiani e musulmani e, d'altra parte, proprio a causa di questo diritto a pregare e a confessare la propria fede nei luoghi delle radici, si fa la guerra. Non è per questo che Dio s'è rivelato a Gerusalemme, non è per questo che ha voluto farne una città santa. Dio l'ha voluta città santa non per la morte ma per la vita; per la morte, sì, ma la morte che conduce alla risurrezione, che si compie nell'amore, nel perdono. Invece la morte che si compie nell'odio e nel rifiuto di perdonare rimane morte e semina morte in tutti gli aspetti della vita personale o sociale. La morte di Gesù s'è fatta nell'amore ed ha perdonato: «Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine» (Gv 13,1 ) e prima di morire ha perdonato «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Le 23,34). E perciò la morte è diventata risurrezione.

I pellegrini fanno di Gerusalemme una vera città di preghiera e di vita. La loro presenza è un messaggio a tutti gli abitanti che dice: i vostri luoghi santi non sono luoghi per ammazzarsi e odiarsi; sono luoghi di preghiera, dove ci si mette davanti a Dio e, in presenza di Dio, si accolgono tutti i figli e figlie di Dio di qualunque religione o nazionalità. Tale messaggio fa fatica a passare, a essere sentito. Ma finirà per essere accolto. Forze di pace a Gerusalemme ci sono; le Organizzazioni locali e internazionali per il diritto dell'uomo, per la Pace Adesso, per il dialogo interreligioso, per il perdono, il «Foro dei Parenti», parenti delle vittime dalle due parti, israeliane e palestinese, che s'incontrano, si perdonano e predicano il potere del perdono nelle due società israeliana e palestinese.

Mons. Michel Sabbah
(patriarca di Gerusalemme)

E le preghiere che si alzano davanti a Dio in silenzio, da anime sincere nelle tre religioni. Tutto quello anche esiste a Gerusalemme ed è seme d'una speranza futura.

3. Cosa fare per Gerusalemme? La storia stessa, Dio attraverso la storia, ci ha detto cosa fare. Bisogna farne una città santa. La rivelazione è chiara: Dio si è manifestato, ha parlato, tramite profeti e patriarchi e, per noi cristiani, tramite il proprio Figlio e Verbo incarnato. Cosa fare di Gerusalemme ? Quello che Dio ne ha fatto attraverso le molteplici vicissitudini della storia.
Primo momento della storia: il popolo ebraico è eletto per santificare la città e Gerusalemme diventa così la città delle sue radici, è chiamato da Dio per preparare la venuta del Messia Salvatore del mondo.
Secondo momento nella storia: Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato, vi è morto e risuscitato, e Gerusalemme diventa la città delle radici del popolo cristiano.
Terzo momento, l'islam è venuto, ha riconosciuto la santità della città, l'ha chiamata la «santa» e vi è rimasto dal secolo settimo fino a oggi.
Ed oggi, e già da secoli, siamo tutti i tre insieme a Gerusalemme. E per tutti noi, Gerusalemme è la città santa, e così deve rimanere. Gerusalemme deve ricevere uno statuto politico che rispetti questa triplice santità.

La santità d'un luogo dà diritto al credente di avere accesso libero o di risiedere attorno o vicino per pregare o per studiare. Ma non dà un diritto politico di possedere. Difatti «Due popoli hanno nei confronti di questa terra dei diritti politici, e tre religioni vi hanno la loro storia religiosa, e tutti i tre sono la ‘discendenza’ fisica o spirituale d'Abramo a cui Dio ha promesso la terra. A chi dunque essa appartiene in nome della religione? Se una delle tre religioni rivendicasse oggi, in nome della religione, un diritto politico sulla terra, le altre due avrebbero il diritto di fare la stessa rivendicazione, per la stessa ragione» (Lettera Pastorale, Leggere la Bibbia nella Terra della Bibbia, 1993).
«Nel nome della religione, ognuna delle tre religioni ha un uguale diritto di presenza e di accesso per potervi praticare la propria fede. Ma la presenza politica, per l'una o l'altra delle tre religioni, o per qualsiasi dei loro fedeli, dipende dall'azione condotta dalle autorità politiche. E questa è retta dal diritto internazionale».

4. Oggi Gerusalemme ha 800,000 abitanti, 200.000 palestinesi e 600.000 ebrei, 400.000 all'Ovest e 200.000 all'Est nei nuovi insediamenti attorno alla città. Dal 1967 si trova politicamente unita, ma, dal punto di visto umano, rimane divisa: i cuori divisi, i concetti divisi, e la situazione è di conflitto. Per Israele Gerusalemme, tutta, unita, è la capitale eterna d'Israele. Per i palestinesi Gerusalemme ha due parti, l'una palestinese e l'altra israeliana: la parte israeliana è israeliana, ma la parte palestinese deve tornare palestinese e essere capitale della Palestina. La comunità internazionale non riconosce né l'una né l'altra posizione. La posizione israeliana è una occupazione militare illegale secondo il diritto internazionale, basandosi sulla decisione delle Nazione Unite nel 1948 che ha diviso la Palestina in due Stati, Israele e Palestina, e ha dato a Gerusalemme uno statuto particolare e ne ha fatto un `corpus separatum', sotto governo internazionale. Israele e Palestina, da loro parte non riconoscono questa disposizione internazionale.
Soluzioni possibili ?

Nel 1994, i Patriarchi ed i capi delle 13 Chiese di Gerusalemme, cattolici, ortodossi e protestanti, hanno pubblicato un documento intitolato "Memorandum sulla significazione Cristiana di Gerusalemme". I principi in questo documento sono i seguenti:
a) Nel piano di Dio, manifestatosi nell'evoluzione della storia, due popoli (palestinesi e israeliani) e tre religioni (ebraismo, cristianesimo, islam) hanno vissuto e vivono ancora in questa città, e dovrebbero continuare a vivere in armonia e rispetto mutuo e collaborazione.

(b) Gerusalemme, patrimonio dell'umanità, è città santa e, allo stesso tempo, città per la vita quotidiana dei suoi abitanti palestinesi o israeliani, ebrei o musulmani o cristiani; non solo, anche per tutti coloro che sono legati agli abitanti di Gerusalemme con legami di parentela o amicizia e per tutti quelli che vi hanno il luogo della preghiera, la scuola, l'ospedale, gli affari ed ogni bisogno della vita quotidiana. Non solo le pietre sante fanno Gerusalemme, ma anche le pietre vive. Pietre sante e pietre vive sono inseparabili.

(c) L'avvenire della città deve essere deciso con un comune accordo, in uno spirito di collaborazione e di consultazione, e non può essere imposto con la forza. Decisioni unilaterali o soluzioni imposte con la forza non produrranno pace e sicurezza. Soluzioni possibili: conservare la città unita ma con una duplice sovranità condivisa dai suoi due popoli; oppure dividere la città nelle sue due parti indipendenti, con due sovranità indipendenti, l'una Palestinese, l'altra Israeliana, ma con lo scopo di arrivare all'unità dei cuori. Il muro allora deve cadere e far posto a una nuova educazione che unisce e insegua a collaborare.
Ed è vero che fino ad ora non sembra che le due parti arriveranno a un accordo. La parte Israeliana si prepara a prendere delle misure unilaterali. Il muro attorno alla città ha separato quartieri popolati da palestinesi per ridurre al più possibile il numero dei palestinesi e per farne una città puramente ebrea, includendo i luoghi santi e la parte palestinese che resta. Ed è per questo, perché né il muro né le decisioni unilaterali possono portare la pace, che la comunità internazionale deve intervenire per aiutare a trovare lui accordo accettabile dalle due parti.

(d) Gerusalemme deve avere uno Statuto speciale. Gerusalemme, patrimonio dell'umanità, città tre volte santa, città per due popoli e tre religioni, non può essere solo una città politica come qualunque altra città del mondo. Deve avere uno statuto particolare. I suoi due popoli sono i guardiani della sua santità ed hanno una doppia responsabilità, quella di organizzarvi la loro vita quotidiana e quella di accogliervi l'umanità. L'aiuto della comunità internazionale non si sostituisce ai due popoli ivi presenti, ma li aiuta a trovare la definizione e la stabilità dello statuto speciale. Sono i suoi due popoli che devono trovare questo statuto e governare la città conformemente a questo statuto particolare. La comunità internazionale, una volta trovato e definito questo statuto particolare, deve dargli delle garanzie internazionali per assicurarne la stabilità.

5. Statuto Speciale vuol dire:

la libertà di religione e di coscienza per tutti, per gli individui e per tutte le comunità religiose

l'uguaglianza di tutti gli abitanti davanti alla legge e nel governo della città, nessuno superiore, nessuno inferiore, che sia palestinese o israeliano, ebreo, cristiano o musulmano.

l'accesso libero alla città per tutti, cittadini, residenti e pellegrini, in ogni tempo di pace o di guerra. E perciò Gerusalemme deve essere una città aperta. Oggi questo accesso libero non esiste. Oggi Gerusalemme è aperta per il mondo, ma è chiusa, per ragioni di sicurezza, ai propri abitanti che portano una carta d'identità palestinese, e per tutti i cristiani e musulmani dei Territori palestinesi come di tutti i Paesi arabi.

il rispetto dello statu quo per quello che riguarda i luoghi santi e per i dritti storici delle comunità religiose e riconosciute dai governi successivi.

6. Conclusione
Gerusalemme è la città santa per gli ebrei, i cristiani ed i musulmani. La logica del credente dovrebbe essere una logica di preghiera, di presenza davanti a Dio e dunque di amore per tutti i figli di Dio. I credenti non dovrebbero fare della terra fatta santa da Dio un luogo di morte, di discriminazione, di esclusione e espulsione dell'altro, ma una terra di amore, dove la società si costruisce col lavoro di tutti i suoi componenti, malgrado le differenze nazionali e religiose. Si direbbe che questo è un sogno, impossibile da realizzare. Per l'uomo, forse, sì. Ma per Dio, e a Gerusalemme si tratta con Dio, un uomo nuovo deve nascere, un uomo nuovo ebreo, musulmano o cristiano. Già tante buone volontà ci sono, tante anime pie e sincere ci sono.

La questione di Gerusalemme rimane il cuore del conflitto. Bisogna cominciare a risolverla. E non si risolve con decisioni unilaterali né con mura di separazione. Si risolve con trattative, col parlare tra i due interessati, qualche siano le differenze tra i due quanto al potere e ai mezzi di guerra. La comunità internazionale dovrebbe prendere una azione più seria, più decisiva, per aiutare a ricostruire la vera città di Gerusalemme, una città santa per l'umanità e una città di vita quotidiana, sicura e tranquilla, per due popoli e tre religioni.

Michel Sabbah

 

 

 

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