L'arte di ringraziare

Publié le 22-07-2018

de Cesare Falletti

Cesare Falleti - CUORE PUROdi Cesare Falletti - «La vera povertà è ricevere e ringraziare, trattenendo per sé solo quello che si ha bisogno di consumare». Questa frase di Thomas Merton ci introduce a una riflessione sulla povertà che, mi sembra, permette di considerare qualcosa che nel nostro mondo, oggi, ma in verità di sempre, è di grandissima importanza. Sempre più prendiamo coscienza della disparità della situazione economica, culturale, sociale, fisica di un’umanità di cui facciamo parte e che, volerlo o no, ci coinvolge e ci chiede la solidarietà e la giustizia. I poveri esistono e non possiamo voltare la faccia dall’altra parte; ma il “fare” o “darsi da fare” non solo non basta, ma non risolve gran che, anche se è doveroso. Per lottare contro il Male nel mondo occorre una mano dall’Alto.

La frase di Merton ci conduce a guardare la nostra povertà, sapendo che siamo responsabili e che il nostro comportamento agisce positivamente o negativamente sull’esistenza dei nostri fratelli e sorelle del mondo intero. Non tutti siamo chiamati ad andare a vivere nelle favelas o nei barrios per “essere con”. Questo gesto di vicinanza e di amicizia è già molto positivo nella lotta col Male, ma altri sono chiamati ad altre lotte. Quello a cui tutti siamo chiamati è un cammino di povertà personale e comunitaria, che da una parte aiuta la condivisione, quando ci è possibile, e dall’altra aiuta il clima del mondo ad essere più giusto e più solidale. La povertà non è solo la parte di coloro a cui è capitato dal destino o dei religiosi che ne fanno il voto e devono cercare di viverlo secondo la loro missione; la povertà è una virtù che il Signore chiede a tutti, per non cadere nell’egoismo, nell’orgoglio, nell’autosufficienza o nell’arroganza che la ricchezza provoca e stimola. “Ricevere” e “ringraziare”, due verbi che aprono un orizzonte vasto e bello.

Ricevere non è mai facile: tendenzialmente siamo più portati a pretendere o a procurarci, magari con ingiustizia, quello di cui abbiamo bisogno. Ricevere ci mette in una posizione di piccolezza, in una relazione umana, tanto che Thomas Merton continua dicendo: «La vera povertà è quella del povero che è felice di ricevere l’elemosina da chiunque, ma specialmente da Dio. La falsa povertà è quella di chi pretende di possedere l’autosufficienza di un angelo».

Foto di ragazza sorridenteMa ciò che dà la giustezza al ricevere è il ringraziare, che è uno degli atteggiamenti più umani e che mettono maggiormente in relazione le persone rendendole interdipendenti. Infatti non è solo chi riceve che deve ringraziare, ma anche chi dà. Se si può dare infatti è perché si è ricevuto: non abbiamo nessun diritto sull’avere. «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?», dice san Paolo ai Corinzi. Ringraziare anche colui che chiede, perché ci offre la capacità di incontrare un fratello e in quel fratello Gesù stesso ci riconosce come un possibile amico e ci permette di essere uno strumento di Dio, l’unico che davvero dà del suo. Dei poveri è il Regno dei cieli, dice Gesù, per questo è giusto, come sostiene Merton, trattenere per sé solo ciò di cui si ha bisogno. Non è una misura di quantità, ma di sapienza e di discernimento. Ogni persona è diversa (pensiamo ai bisogni diversi dei giovani e degli anziani, dei responsabili sociali o persone che vivono sole), e non si può livellare tutti, ma ognuno può giudicare ciò di cui non ha bisogno. E per questo rimane sempre capitale, quando si parla di povertà, la frase di sant’Agostino: «Non è questione di avere di più, ma di aver bisogno di meno». Non sono le cifre che ci giudicano, ma l’intemperanza nel far sorgere i bisogni e accettare come se fossero tali dei semplici desideri, o delle pressioni sociali. La povertà giudica la nostra intelligenza!

Cesare Falletti
CUORE PURO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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