MUSICA: Slow listen

Publié le 31-08-2009

de Mauro Tabasso


Listen quello che ti pare, ma fallo slow…

di Mauro Tabasso

L’altro giorno mi sono trovato a pranzo accanto a Giacomo, il cuoco dell’Arsenale, che stimo molto. Ragazzo giovane, capace, pieno energia e di buona volontà, cui spesso mi rivolgo in cerca di consigli eno-gastronomici. Si parlava del più e del meno, come si fa tra commensali. A un certo punto lui mi chiede cosa ne penso di quel tal complesso che in questo momento sta andando per la maggiore (soprattutto tra le nuove generazioni) e che alcuni giorni prima è andato a sentire in concerto con degli amici. Ci penso su un attimo per mettere insieme un’idea sensata.

Ora, non è che io sia il più grande musicologo della terra, ma ritengo, in decenni di studio, di aver affinato un minimo il “palato” musicale, per così dire… “Per carità, i gusti sono gusti e vanno rispettati, ma è come se io chiedessi a te, chef, laureato in scienza dell’alimentazione, di dirmi cosa pensi degli hamburger…”. Il fatto che il mondo sia pieno di McDonald’s non significa che la carne tritata, appiattita e ricoperta di salsine colorate sia il cibo migliore della terra.

Che questo o quel gruppo vadano alla grande, dal mio punto di vista non vuol dire che siano bravi sul serio o particolarmente originali e/o intelligenti sotto il profilo artistico. Vuol solo dire che vanno alla grande e basta. Nient’altro.

E ai poveri mortali non è dato conoscere i motivi di tanto successo. Ci sono personaggi in tv, in radio, sui giornali, sui media in generale che non si sa bene cosa facciano, magari nulla di particolare e comunque non a livelli per lo meno di decenza, eppure occupano degli spazi cospicui che a volte rubano a cose, fatti o persone più importanti. Eh sì, sono misteri, proprio come le piramidi d’Egitto o i menhir di Stonhenge.

Sia chiaro, nulla di personale contro questi signori/e (li evito e basta…) o contro gli hamburger. Anche a me una volta ogni tanto fa piacere mangiarne uno, solo che dall’ultimo sono passati mesi, forse anni. Sicuramente l’ho consumato in un autogrill o in un aeroporto, non so più, ma certamente in uno di quei posti dove si mangia in piedi perché si ha fretta o per togliersi la più grossa… La lasagna invece, come dice il gatto Garfield, o la finanziera alla piemontese (come dico io) sono una filosofia, proprio come il movimento “Slow food”, se ne avete mai sentito parlare.

L’idea di questo movimento non è quella di mangiare e bere bene, bensì quella di educare ad un’alimentazione più sana, corretta, rispettosa dell’ambiente e dell’uomo, anche di quegli uomini donne e bambini che non hanno di che nutrirsi molto bene o affatto… L’educazione, proprio questo è il punto.

Una grandissima parte della musica che ci circonda è musica che in un certo senso consumiamo in piedi, senza attenzione particolare, la mettiamo lì e ci fa da sottofondo mentre facciamo altro. Non dobbiamo preoccuparci nemmeno di sceglierla perché c’è chi lo ha già fatto per noi. Fatica zero, costo prossimo a zero, proprio come l’emozione… Non di solo pane vive l’uomo, ma se questo è il cibo che vi interessa, fate pure. Se accettate un consiglio dallo chef, lasciatevi proporre un rock d’annata, un classico da collezione, uno swing spumeggiante, oppure lasciatevi sedurre da qualcosa di nuovo, ma nuovo veramente, non tritato, appiattito e colorato per renderlo appetitoso.

Numerosissimi, ormai, sono i siti internet (spesso su questo giornale abbiamo trattato e/o parlato di loro) che hanno in catalogo migliaia di artisti già conosciuti e non, sui quali, per ogni brano in catalogo, potete ascoltarne gratuitamente la metà (audio clips da due minuti, per capirci), il che, fatti due conti, significa che ci sono ore ed ore di musica gratuita che attende di farsi sfogliare e poi gustare. Certo la ricerca (ma più che la ricerca io direi proprio “la scelta”) implica tempo, un minimo di fatica, un minimo di spesa. Qualunque scelta costa sempre almeno qualcosina. Ma la musica vera, proprio come il barolo del ’71, è una filosofia.

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