Nati per sognare

Publié le 15-08-2012

de Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - L’altro giorno passavo per Lungo Dora, a Torino, e osservavo un edificio in costruzione. In un cantiere transennato svettava una gru altissima, e pensavo…… Per montare una gru ci vuole una gru più grande. E per montare questa seconda gru, una terza gru ancora più grande, per montare la quale occorre una gru ancora più grande della precedente, e così via. Portando agli estremi questo ragionamento, ti viene spontaneo pensare che al di sopra di tutti, sopra tutto, debba necessariamente esserci non il Fernet Branca, ma qualcosa o qualcuno che vigili, sovrintenda, un’intelligenza superiore che stabilisca e determini l’ordine delle cose e il suo vivere quotidiano. Il suo nome probabilmente è… Gru.

L’esistenza di questa entità basata sul principio della “leva vantaggiosa” enunciato da Archimede da Siracusa  non è mai stata dimostrata, ma molti uomini ci credono, altri no.
Qualcuno sostiene che la gru ci sia stata donata da un popolo di alieni transitati per la Terra migliaia di anni fa, gli stessi che torneranno a farci visita nel dicembre 2012, forse per riprendersi i loro attrezzi. Certo è possibile che atterrando dicano: “Porca miseria che posto del cavolo abbiamo scelto come magazzino. E guarda questi topi (noi) che disastro hanno combinato!”.
E disseminando di trappole e felini galattici il pianeta, ci cacceranno a vivere in qualche tana nel sottosuolo a far compagnia alle talpe.

E’ un’ipotesi inquietante, ma è un’ipotesi. Io sono tra coloro i quali pensano che la Gru esista.
Cosa me lo fa pensare ?

Ma la speranza, perbacco!
Senza speranza non c’è vita, c’è solo sopravvivenza.
Se sapessi, con certezza, di essere qui e ora per un puro caso evolutivo, ci andrei anche subito a far compagnia alle talpe, senza aspettare di farmi rincorrere da un micione con la supervista e le pulci radioattive.

L’Arsenale della Pace fonda tutta la sua esistenza su questa e su poche altre convinzioni.
Tutto il lavoro che facciamo al Laboratorio del Suono è filtrato, è permeato, è ispirato da questi principi. L’Orchestra Giovanile del Laboratorio è uno degli strumenti attraverso i quali ci sforziamo non già di convincere altre persone a sperare, ma di renderle partecipi della nostra speranza, del nostro sogno.

Quest’anno, un grandissimo uomo e Maestro è venuto a darci una raffinata lezione di sogno, di trascendenza musicale. Evelino Pidò Evelino Pidò, Direttore d’Orchestra di fama internazionale (attivissimo in Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, ecc.), ha tenuto uno stage ai nostri piccoli orchestrali, regalandoci la gioia e il privilegio di lavorare con lui e l’ebbrezza del sogno di far parte di una grande orchestra, sogno che alcuni covano senza confessare.

La frase che ricorderò più a lungo della sua lezione è stata questa: “…Quando suonate (rivolto ai ragazzi), la nota deve partire da qui (indicando l’ombelico), da dentro. Fatela uscire, fatela vibrare e datele vita, gustatela e datele bellezza, la vostra bellezza, così che possa vivere e diventare poesia”. Forse le parole esatte non erano proprio queste, ma il senso, quello sì. E che senso! E che lezione. Non vediamo l’ora di averne un’altra!


Ecco qua… Spero perché non posso pensare che siamo destinati a diventare dei ciechi roditori che mangiano radici. Abbiamo un altro destino, ne sono convinto.

E se mi sbaglio… Beh, sarebbe comunque salutare, a prescindere, rimettere un po’ d’ordine nel mondo. Dovessero mai tornare i padroni delle gru forse ci permetterebbero di continuare a pascolare nel loro magazzino.

Da “Nuovo Progetto”

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