Paul Bhatti all'Università del Dialogo
Publié le 11-02-2014
Liberi di credere
Paul Bhatti, medico, ex ministro pakistano delle minoranze religiose, ha dialogato con giovani e adulti sul tema “Liberi di credere” all’Università del Dialogo presso l’Arsenale della Pace. Una platea gremita e attenta lo ha seguito e applaudito in un incontro pacato e profondo, a tratti carico di emozioni, che ha raccontato la realtà di uno dei Paesi musulmani più grandi per numero di abitanti, dotato di armi atomiche, ma ancora stretto nella morsa dell’analfabetismo (60% della popolazione), della corruzione e del radicalismo islamico.
Particolarmente intenso il ricordo del fratello minore Shahbaz, ucciso dai fondamentalisti nel 2011 a causa della sue battaglie contro le discriminazioni religiose e contro la legge sulla blasfemia che colpisce sia cristiani che musulmani. Paul e Shahbaz sono cresciuti in una famiglia cattolica, in un villaggio a stragrande maggioranza cristiana, con la convinzione che sia possibile costruire un Pakistan diverso, senza tensioni e senza violenze, in armonia e in dialogo fra le diverse confessioni religiose. Il Paese è giovane e ricco di risorse, ma ancora instabile dal punto di vista politico e religioso.
Due casi eclatanti hanno bucato la cortina del silenzio, imponendosi all'attenzione dì un occidente non sempre attento: Asia Bibi e Malala Yousafzai. La prima, mamma e contadina del Punjab, cattolica, è dal 2009 in carcere con una falsa accusa di blasfemia. È da poco uscita dall’isolamento, ma il rischio che i fondamentalisti possano colpirla in carcere è alto. Il ministro cristiano Shahbaz Bhatti e il governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer che l’avevano pubblicamente difesa hanno pagato con la vita il loro coinvolgimento. La seconda, Malala è una ragazza musulmana del nord del Pakistan attaccata dagli estremisti islamici che volevano impedirle di frequentare la scuola. È diventata un simbolo, non solo nel suo Paese, per tutti quelli che credono nella promozione dei diritti e della dignità di tutte le donne e di tutti gli uomini. La sua battaglia continua.
Paul Bhatti ha ricordato che il fratello aveva sempre creduto nel dialogo riuscendo a convincere molti cristiani e musulmani a seguirlo su questa strada. Per lui il Pakistan era la strada del paradiso, proprio per le difficoltà che stava vivendo. Dopo la sua morte non voleva ritornare in Pakistan, anzi intendeva portare via i suoi famigliari, “poi – racconta – ho visto la gente, quello che stava facendo, i musulmani con la tristezza nel cuore per la sua scomparsa e sono rimasto. Sono segni di speranza che non possiamo trascurare. Gli assassini non volevano un cristiano che amava, volevano distruggere il suo amore. Sono una minoranza radicale che sta mettendo in scacco la stessa maggioranza islamica del Pakistan”.
“La situazione non cambierà – ha continuato Paul – fino a quando non si svilupperà veramente il dialogo religioso. Il dialogo è essenziale ma non tutti anche a livello internazionale se ne rendono conto. Il problema è che i radicali hanno scuole piene di bimbi educati all'odio che cresceranno in questa prospettiva. Si moltiplicano casi in cui migliaia di persone mobilitate dai radicali, si accaniscono contro i cristiani, magari per falsi episodi di blasfemia”.
Quando nel 1949 il Pakistan è nato aveva scelto la laicità: “noi crediamo che questa sia la strada giusta, lo Stato deve lasciare libertà ai suoi cittadini. Non è possibile imporre ai bambini di diventare dei kamikaze. È togliere loro istruzione e futuro. Purtroppo il nostro passato è pieno di conflitti ed ha cosi generato molti gruppi integralisti pieni di odio e paura”.
Lotta alla povertà, istruzione e dialogo religioso sono le tre chiavi che Bhatti individua per ridare speranza al Pakistan, “ma il mondo occidentale non ci sta sostenendo, soprattutto per quanto riguarda il terzo punto. L'occidente non capisce l’importanza della religione. In questo contesto l'Europa potrebbe fare molto. Vorrei aprire un centro di dialogo religioso in Europa. Non un'istituzione finta, ma una realtà decisiva per l'incontro e la conoscenza reciproca. Un esempio positivo è avvenuta nel 2005 con il terremoto, l'Occidente e i cristiani hanno aiutato tutti. Mio fratello ha costruito una scuola per gli orfani in cui più del 90% dei bambini sono musulmani. E i veri musulmani si sono accorti di questo amore”.
di Claudio Maria Picco
Servizio su Paul Bhatti a "Il settimanale" del TGR Piemonte RAI 3
Presentazione, video introduttivo e prima domanda
Intervento di Ernesto Olivero
foto: A. Gotico / NP