Messico: il cammino della “Bestia”
Publié le 03-01-2015
Il viaggio disperato degli ultimi, gli scartati da tutti. Ma essi sono e rimangono il volto di Gesù.
“… dopo 30 anni di parrocchia incontrando i migranti mi sono chiesto che cosa avrebbe fatto Gesù. Sarebbe rimasto in parrocchia o li avrebbe accompagnati sulla strada? Ho pensato che Gesù avrebbe scelto la seconda opzione e la mia vita è cambiata in maniera inimmaginabile. A 60 anni mi sono rimesso in gioco grazie a loro, che mi hanno rievangelizzato e dato le più grandi soddisfazioni. I migranti sono un termometro della società. I migranti sono vittime di un capitalismo selvaggio e sono testimoni di un mondo che viene meno, il nostro. Allo stesso tempo sono i pionieri di un nuovo mondo. Questi uomini dimenticati ci insegnano molto soprattutto alla nostra vita sedentaria e comoda. Loro ci ricordano che siamo tutti pellegrini, che tutti siamo in cammino, che il movimento è la nostra vita.
In Messico i migranti sono una merce con le gambe, che procura denaro in ogni modo: vivi o morti, interi o a pezzi. Intere famiglie possono essere sequestrate, la moglie venduta per prostituzione, i figli per adozioni o traffico di organi, il marito costretto a commerciare droga o ridotto in schiavitù.
Noi viviamo in un sistema economico che vive l’idolatria del denaro e che ci trasforma in individualisti estremi. Al contrario, io dico che i migranti non sono un problema ma un’opportunità. I migranti sono l’ultima chiamata per restare fedeli alla nostra umanità. Loro ce la insegnano.
Partono con un sogno, fanno fatica, pensano alle loro famiglie, senza sicurezza, solo con la fede in Dio. Noi non ci muoviamo senza sicurezze, viviamo pieni di paura. I migranti non vengono a restaurare il nostro mondo ma piuttosto vengono a costruire un mondo nuovo, diverso da quello precedente”.
“ … sono una religiosa scalabriniana cresciuta scoprendo il volto di Gesù prima nei tossicodipendenti e poi nei migranti. Il mio primo incontro con i migranti è stato con due fratelli honduregni che cercavano di attraversare il Messico per entrare negli Usa. Vennero sequestrati per una settimana: il fratello maggiore ha trattato con i sequestratori perché non toccassero il fratello offrendosi sessualmente. I rapitori però non rispettarono i patti; i due fratelli cercarono di fuggire, ma li ripresero e li massacrarono. Vennero abbandonati per strada pensandoli morti. La mattina seguente, qualcuno si accorse che il fratello maggiore era ancora in vita; morirà poco dopo. Questa esperienza ha aperto gli occhi a me e a molti: ai migranti non servivano solo coperte e cibo… Ma sostegno contro i persecutori. Per me, questo incontro è stato come abbracciare Gesù.
Molti si stupiscono che questi fatti atroci avvengano in un contesto cristiano, rispondo che tutti possono dirsi cristiani, ma vivere da cristiani è un’altra cosa. Vivere da cristiani significa saper incontrare e accogliere il Gesù che cammina e vive per strada.
Ricordiamoci della nostra storia, una legge sull’immigrazione è fondamentale ma bisogna guardare alle cause che spingono gli uomini a migrare, a lasciare tutto per aiutare le proprie famiglie, consapevoli di poter incontrare la morte sulla strada. Oggi le nostre politiche prediligono la sicurezza rispetto alla dignità. La politica ha bisogno della paura per mantenere il potere. Ma come si può essere sicuri se trattiamo in modo inumano i migranti?”
Le parole di padre Alejandro Solalinde e di suor Leticia Gutierrez, ospiti dell’Università del Dialogo del Sermig, racchiudono il pensiero di due religiosi che operano in Messico a favore dei migranti che salgono sulla “Bestia” in cerca di un futuro migliore negli Stati Uniti, rimanendo spesso uccisi o rapiti lungo il cammino. I numerosi partecipanti all’incontro “Ero Straniero. Sul cammino dei migranti” nell’auditorium Helder Camara dell’Arsenale della Pace hanno così ascoltato – aiutati dalla traduzione simultanea di Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire –, la voce di chi in quella società – e molte volte anche nella nostra – non ha davvero voce. Particolarmente commovente poi è stata la testimonianza di Rosa Nelly Santos, cofondatrice della Caravana de Madres Centroamericanas, che assieme alla Carovana dei Migranti ha attraversato l'Italia, da Lampedusa a Torino. Un cammino con gli ultimi degli ultimi, gli scartati da tutti. Ma essi sono e rimangono il volto di Gesù.