Leonardo Becchetti. Non basta dire sviluppo
Publié le 18-12-2015
In una sala gremita abbiamo incontrato Leonardo Becchetti, economista, impegnato in prima persona nello sviluppo dell’Economia Sostenibile.
Partendo da una analisi delle componenti della felicità della gente comune e quindi dalla critica del PIL come unità di misura del benessere dei popoli, l’ospite ha analizzato la proposta tutta italiana di misurare il Benessere Equo e Sostenibile, che fornisce indicazioni molto più interessanti sulla realtà sociale di un Paese.
Spostare l’attenzione da analisi puramente economiche ad aspetti più propriamente “relazionali” è un cammino appena iniziato, che coinvolge realtà apparentemente molto più grandi della “gente comune”. Ma la possibilità di tale transizione nasce nel momento in cui la popolazione si rende conto di far parte del Mercato e di essere quindi in grado, con le proprie scelte personali, di creare un movimento di cambiamento nelle scelte degli attori economici.
Si stanno a poco a poco affermando fondi di investimento che spingono aziende a modificare il loro modo di investimento, l’attenzione dei consumatori ai prodotti sostenibili socialmente e/o ambientalmente rende favorevoli scelte eque addirittura nella definizione delle materie prime utilizzate nell’industria.
Sono risultati impensabili anni fa, ottenuti con azioni sempre più coordinate che spesso vedono protagonisti i giovani, chiamati a scelte responsabili e informate. L’informazione, ancora una volta, è protagonista indiscussa negli incontri dell’Università del Dialogo: dopo essere stata strumento di difesa contro la corruzione, poi contro la droga e la cultura dello sballo, diventa un mezzo per opporsi a sistemi che riducono la persona a destinataria di attenzioni esclusivamente economiche.
Ma la scelta personale del consumatore, che diventa elettore, può portare anche la politica a scelte “sostenibili”: favorire esercizi commerciali che commercializzano prodotti sostenibili, sostenere industrie che utilizzano materie prime o semilavorati sostenibili a discapito delle realtà che rifiutano tale approccio può dimostrarsi un’arma decisiva. Il modello può essere quello degli incentivi alle fonti di energia rinnovabili, che vengono pagati da chi delle risorse rinnovabili non fa uso. Si tratta cioè di un meccanismo di creazione di un circolo virtuoso.
Rispondendo alle domande dei numerosi giovani presenti, l’ospite ha sottolineato come fenomeni percepiti come importanti minacce alla nostra vita quotidiana, come il terrorismo, possono essere sconfitti sia cominciando a bloccarne i finanziamenti (che comunque partono dai Paesi più sviluppati), sia rimuovendo le cause scatenanti del reclutamento, che in Europa in particolare risiede nello sfruttamento di una “mancanza di senso della vita” che rende sensibili anche alle proposte di senso più assurde.
Come contrastare questa tendenza? L’impegno verso l’altro è una delle chiavi nel “trovare senso” alla propria vita, quindi offrire possibilità di mettersi a servizio diventa una delle chiavi fondamentali per una lotta culturale ai mali del nostro tempo.
E proprio il tema di una cultura del sostenibile e del servizio, da diffondere, è uno dei argomenti cari all’ospite. Non si deve correre il rischio di essere presenti nella “pratica” della vita quotidiana sociale, ma essere allo stesso tempo ignorati dalla società perché non visibili sui canali di informazione dove oggi si forma la cultura. Non ci si può permettere di lasciare i canali della comunicazione “social” in balia di chi diffonde rabbia e qualunquismo. Occorre anzi organizzarsi affinché una cultura della sostenibilità e del senso della vita possa permeare gli ambienti dell’informazione.
Alessandro Riva
Foto: A. Gotico / NP