Chiara Giaccardi e Mauro Magatti

Publié le 25-10-2019

de Annalisa Goria

"E' tempo di rinascere"
Incontro con Chiara Giaccardi e Mauro Magatti

- Le percentuali di credenti praticanti nei Paesi europei negli ultimi anni hanno subìto un forte calo rispetto ai decenni precedenti. I giovani che si dicono "senza religione" sono moltissimi: come si è arrivati a questo punto? Il fenomeno della secolarizzazione è una tendenza specifica dell'Europa. L'esperienza contemporanea è vedere solo opere dell'uomo: siamo circondati da cose, dispositivi, immagini prodotte dall'uomo. Sembra che tutto si riduca e si concluda in questo. Oggi l'atteggiamento più comune non è quello di una rivendicazione forte di ateismo quanto di una diffusa indifferenza: la maggior parte della popolazione sotto ai 30 anni si dice del tutto indifferente rispetto alla questione di Dio, la questione del senso.

- L'uomo contemporaneo fa fatica a cogliere il concetto di salvezza e di limite. Chi è l'uomo di oggi?
L'uomo ha sperimentato l'ebbrezza della libertà e della possibilità di superare limiti sempre più alti. Ha dimenticato che, oltre a fabbricare – segno di somiglianza con Dio, è disporre la materia secondo un progetto, per superare dei limiti – c'è un altro movimento, ovvero generare. Generare significa riconoscere il proprio limite e farne un'apertura a qualcosa di Altro che ci può fecondare, per dare al mondo qualcosa che non c'era. Con la sola idea del fabbricare siamo in una cultura del dominio, e dello scarto (quando non serviamo più, siamo scartati a nostra volta); esiste però anche la logica del generare. Sono due dimensioni della bellezza dell'uomo. Noi vogliamo tanta libertà, ma poi non sappiamo che farcene: la libertà ci spaventa, ci dà un senso di angoscia e vertigine. Così scegliamo di barattare un po' di libertà con un po' di sicurezza: è un rischio anche per i cristiani, se la Chiesa è intesa come "riduzione del rischio". Ma la vita o è un'avventura o è morte. "Salvo" significa "intero": non solo sopravvissuto, ma pieno, completo, fecondo. La pienezza che la salvezza ci promette richiede anche di rinunciare alla sicurezza, per un regalo più grande.

- Oggi la libertà è fraintesa come autodeterminazione.
L'Europa è un dialogo fra la dimensione secolare e quella religiosa. Se viene meno questa tensione, viene meno l'Europa. La nostra identità è questo dialogo, figlio del modo cristiano di stare nel mondo. Se il cristianesimo non è capace di ripensarsi, di far fare ai giovani l'esperienza piena della libertà, allora non ha più nulla da dire. C'è una differenza fra la fede intesa come adesione e la fede come affidamento. In passato la fede è stata intesa come una dottrina esterna a cui aderire, in uno sforzo di disciplinamento alla norma. Questo oggi non può più funzionare (salvo nella sua modalità fondamentalistica, con le conseguente che conosciamo). La fede come affidamento è il movimento che il Vangelo ci indica. Se "tratteniamo" la nostra vita, questa ci sfugge. La vita nella sua pienezza è il movimento dell'andare oltre noi. La Chiesa deve offrire modalità per vivere pienamente l'esistenza sulla terra. Oggi i giovani scambiano la pienezza con l'eccesso. Ma l'eccesso è la moltiplicazione dell'io, che porta la morte. L'eccesso porta a non sentire più niente: ti senti costretto a sfidare la morte per sentire ancora qualcosa. All'eccesso si contrappone l'eccedenza della fede, la sovrabbondanza. Per avere la pienezza di vita bisogna liberarsi dello scafandro dell'io. La consapevolezza di sè è diventato il nostro problema, perchè ci impedisce di incontrare l'altro, e di incontrare la realtà. Una vita piena è capace di non aver paura della morte, ma di attraversarla. Se impariamo ad affidarci alla vita che ci è stata donata.

- Come comunicare in modo efficace il messaggio rivoluzionario della Chiesa, per tornare alla sua dimensione "profetica"?
La Chiesa è fatta di uomini soggetti alle pressioni dell'individualismo. Manca la fede come sbilanciamento oltre se stessi. Non sono mancate figure interne alla Chiesa "marginali" ma profetiche. "Decoincidenza": la Chiesa ha come essenza, come natura, l'essere in cammino, il non poter coincidere (Colui che non aveva "dove poggiare il capo"); è qualcosa che può permanere proprio perchè in cammino. La fede non può essere un facile possesso (o una bandiera), ma una "combattuta fiducia"; la logica della fede o è paradossale, o non è. Questo luogo, l'Arsenale, è un paradosso: una fabbrica di armi che diventa fucina di pace. Rovesciare qualcosa di mortifero in qualcosa di vitale: questo è il compito della Chiesa. Assumere ogni vincolo o limite e trasformarlo in un desiderio di trascendimento.

- Quali sono gli argomenti su cui oggi la Chiesa può dialogare con la cultura contemporanea? L'amore è uno di questi?
"Amore" è una parola oggi usurata. È un movimento nei confronti della realtà che genera affezione: non è solo l'essere interessati all'altro, ma astienersi dal "metterci le mani sopra". Il sentimento dell'affezione è essere toccati, entrare in relazione con l'altra parte; diventa amore se rinuncia alla pretesa di possesso, a prendere qualcosa per sè. La parte difficile è imparare a fare questo movimento che è già nell'uomo (in tutti gli uomini, non solo cristiani). Il movimento dell'amore, il movimento della vita, è imparare quel movimento che è già dentro di noi. È una cosa semplice, la sanno fare tutti. Il cuore è questo: Dio è Amore perchè è continua relazione dentro cui tu sei. Il sesso diventa l'unico disperato tentativo di incontrare qualcuno, in maniera totalmente goffa e totalmente inopportuna. La Chiesa deve stare in due luoghi dove questo movimento si apprende: la precarietà e la preghiera. Se non riconosci la precarietà, non preghi. La Chiesa deve essere prima di tutto luogo dell'incontro della precarietà (contro la logica dello scarto: "se non funzioni, se non sei all'altezza, vieni scartato"); stare nella precarietà aiuta a fare questo movimento, perchè il dolore dell'altro ti mette in discussione. È un movimento di salvezza: ti salva da te stesso. E in secondo luogo la Chiesa deve essere luogo di preghiera: i cristiani non sanno più pregare (le nostre messe sono tristi!). La preghiera è una cosa seria, significa esporsi su ciò che non si conosce. Possiamo re-imparare la strada.

- Come può cambiare l'educazione cristiana perchè interpelli davvero il cuore dei giovani?
Abbiamo liturgie molto formali o molto sciatte. "Esperienza" significa "uscire da noi stessi". Leonard Cohen dice "C'è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce". Che cosa crea una crepa nello scafandro dell'io in cui siamo intrappolati, che ci permette una fuga? Più vogliamo trattenerci, più la vita la perdiamo. L'esperienza della fede ci consente di realizzarci senza l'ossessione di doverlo fare, perchè succede grazie ad altri, grazie ad Altro. Ci apre ad Altro da noi e ci feconda, ci consente di stare nella vita. Lo Spirito che si incarna in noi non significa "spiritualizzare" tutto. Non c'è bisogno che mi citi la Parola: fammi sentire la tua fede nel modo in cui mi abbracci, nel modo in cui mi guardi. Fammi fare esperienza del tuo Dio, se ce l'hai.
È una via entusiasmante e avventurosa. La differenza tra divenire (avere il controllo di tutto grazie alla scienza, programmare il futuro secondo i nostri desideri) e avvenire: un futuro che non è nelle nostre mani, che ci stupisce. L'avvenire è fare della nostra vita un'avventura.

- La crisi della Chiesa si colloca in una crisi europea più generale?
Ecco, noi possiamo scambiarci la bellezza (l'amore), solo che non ci crediamo. La specificità della Chiesa cattolica è quella di essere sempre stata capace di far nascere forme nuove, generare forme di vita che parlano delle esigenze della vita contemporanea. Oggi la famiglia può vivere solo insieme ad altre famiglie. Non si può stare da soli, la famiglia non ce la fa. "Per crescere un bambino ci vuole un villaggio". Bisogna tornare a vivere insieme. Il cattolicesimo è capacità di generare forme che permettono all'Amore di incarnarsi sulla terra. La fede deve avviare lei stessa delle nuove modalità, rimettere le persone insieme. "Da solo non si salva nessuno".

- I giovani credenti si sentono incompresi, in "minoranza" tra i loro pari. Come trasformare questo limite in opportunità?
Opportunità e rischio, se diventa settarismo. Non è questione di proselitismo o di affermazione di identità. È utile partire da una situazione in cui non conti più niente per tornare alla radice, all'origine. Tornare all'origine ci consente di essere originali. Si può vivere silenziosamente come sale, come lievito, dando un po' di sapore e gioia al mondo che abbiamo intorno. "La speranza non è ottimismo, non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo. La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato. Che abbia successo o meno" (V. Havel). Non è immagine di qualcosa che si realizzerà, ma il procedere in quella strada nella convinzione che quello che si sta facendo è espressione di vita piena, e troverò il modo di esprimersi. Possiamo essere portatori di speranza in un mondo che, clamorosamente, non spera più in niente. Vale la pena scommettere. Anche nel senso di tornare umili: non pensare di avere in mano la verità. La fede è questo passo non garantito. Dio non può essere dimostrabile. Noi pensiamo che la verità equivalga alla certezza? Ma le verità della vita non sono certe. È un altro senso di verità, un altro piano di verità, che si perde oggi. La fede è dire: riconosco che la mia vita sta in piedi su quella verità. La verità è un cammino: se non esce, non è, perde la sua dimensione profetica. Questo cammino è già la verità, che noi sperimentiamo. Che questa scommessa vale la pena di essere giocata. Il movimento della fede è quello dell'affidare. "Se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla" (Pascal). La nostra vita ha già sapore qui. Noi siamo una pagina dell'eternità, già qui, già adesso. La scommessa è affidarci, è pienezza di vita che possiamo assaporare già qui. E la vinciamo nel momento in cui la giochiamo. 

Annalisa Goria

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