Paolo Borrometi all'Università del Dialogo Sermig
Publié le 07-12-2019
È tempo di crederci
Paolo Borrometi, giornalista, 36 anni, originario di Modica (RA), vicedirettore dell’agenzia di stampa Agi e presidente dell’associazione Articolo 21, oltre a collaborare con Tv2000 e altre testate giornalistiche, è stato ospite ieri dell’Università del Dialogo Sermig. Paolo Borrometi ha risposto alle domande dei giovani presenti sul tema “È tempo di crederci”, partendo dalla vita di Antonio Megalizzi, il giovane fotoreporter vittima dell’attentato islamista di Strasburgo del 2018, che ha raccontato nel suo ultimo libro, “Il sogno di Antonio” (Solferino Ed.), per arrivare poi alla sua esperienza personale, quella di un giovane cronista siciliano che dal 2014 vive sotto scorta per aver denunciato la presenza mafiosa nella sua terra.
Ecco alcuni spunti del dialogo con lui. Il mio libro non è su Antonio, ma per lui. Non era un ragazzo straordinario, ma un entusiasta, desideroso di fare il giornalista, che si è mosso sempre per inseguire i suoi sogni. Era un ragazzo innamorato della vita, appassionato di Europa. Il suo assassino era un francese di origine algerina, della sua stessa età, un europeo come lui. Antonio credeva nel dialogo, voleva costruire ponti, non muri. Era convinto che l’Europa fosse un’occasione unica per mettere insieme le diversità. Lavorava molto per smascherare le fake news, era profondamente convinto della necessità di seguire la verità per orientare correttamente le proprie scelte: durante le scorse elezioni politiche americane, la notizia più letta e condivisa fu un presunto appoggio di papa Francesco a Trump. Non era vero, ma convinse molti americani a votarlo. Per questa ricerca della verità, dormiva pochissimo. Per lui non si doveva dormire, era tempo perso… Penso che in questo modo ha vissuto pienamente i suoi 29 anni, insegnandoci quanto sia importante l’intensità con cui viviamo i nostri sogni: in fondo è più importante l’intensità della realizzazione!
Mi rivedo moltissimo nella passione di Antonio per la verità. Anche io ho l’ho sempre vissuta, ho vissuto le stragi di Capaci e di via d’Amelio, ho visto il sangue nelle strade della mia Sicilia, avvenimenti che mi hanno dato la motivazione per rendere reale il contenuto dell’articolo 21 della Costituzione, per far sì che i cittadini possano ricevere informazioni vere. Non mi sono mai rassegnato al silenzio e all’indifferenza. Basta con il silenzio, non dobbiamo delegare agli altri quello che possiamo fare noi. Basta con il pensare che non tocchi a noi. Basta con il dare la colpa sempre gli altri. Voglio fare solo il mio dovere. Mai avrei pensato di ricevere minacce, tentativi di assassinio. La vita sotto scorta è un inferno che mi limita ogni giorno nei miei affetti e nelle mie relazioni, ma nonostante tutto non mi pento di nulla perché quando so di fare il mio dovere, non posso sentirmi in colpa. Abbiamo bisogno di gente che si impegni, che si sporchi veramente le mani, non di sangue, ma di responsabilità. Ho perso un po' di libertà esteriore, ma non ho mai perso la mia libertà interiore.
Ora, non riuscendo a bloccarmi con la violenza, stanno tentando di fermarmi con la calunnia. Vogliono farmi passare per un colluso di quelli che sto accusando. Otto deputati regionali siciliani hanno fatto un esposto per via di alcune “voci di paese” che sosterebbero che io avrei inventato tutto circa le minacce e i tentativi di assassinio. Dietro ci sarebbe un deputato regionale che è stato già arrestato per voto di scambio politico mafioso, che ha patteggiato per aver corrotto i giudici per essere rieletto, che gestisce i suoi affari tramite gli stessi commercialisti del boss Matteo Messina Denaro.
Dove trovo la forza per affrontare queste persone, questi 21 processi? Dal sentire che faccio il mio dovere. Ho paura di rimanere solo, perché so come vanno a finire queste cose ma non posso smettere di fare il mio dovere. Venendo a conoscenza di molti lati oscuri, non potevo non denunciare la corruzione, le relazioni malavitose. Io ho sognato e ho lottato per i miei sogni. Non voglio dare consigli se non di non arrendervi mai, di lottare sempre: chi dice che non ci riuscirete non ha mai sognato e fatto nulla per i propri sogni.
Quando mi domandano: dove vedi speranza? rispondo che vedo la speranza in molte cose: nei sorrisi e nei sogni dei ragazzi. Vedo la speranza in chi vede il proprio futuro nel presente. Vedo la speranza nelle piccole cose, nelle persone umili. Vedo la speranza nei sorrisi di tanti migranti bambini sbarcati nella mia Sicilia. C’è una speranza in ciascuno di noi e nelle piccole cose che non può essere distrutta in nessuno modo.
Renato Bonomo