Antonio il grande, eremita

Publié le 30-07-2016

de Chiara Dal Corso

di Chiara Dal Corso - Antonio, vissuto nel III secolo, copto, amante della solitudine e di una vita immersa in Dio, intorno ai vent'anni si ritira nel deserto. Dopo anni di silenzio incomincia ad essere ricercato dalla gente e da altri aspiranti monaci per la sua sapienza e i suoi consigli, poi raccolti insieme a quelli di altri padri del deserto. Si racconta che nel primo tempo del suo romitaggio abbia combattuto contro se stesso, le proprie passioni e il demonio, e abbia vinto su tutto questo con umiltà e preghiera, diventando un vero uomo di Dio, talmente pieno di Spirito da operare miracoli e guarigioni. Ecco cosa fa di lui uno dei padri del monachesimo e della Chiesa.

In questa icona è rappresentato nella classica e ieratica inquadratura di mezzobusto, con il copricapo del monaco, il mantello rosso-marrone e la croce al collo, tiene in mano un cartiglio in cui è scritto: “Ho visto le trappole del diavolo stese a terra”, indicazione della sua capacità di discernimento e della sua vittoria nella lotta. In altre icone ha spesso un bastone in mano e in alcuni casi è circondato di fiere e bestie orripilanti che rappresentano i demoni. Un guerriero dello spirito, dunque, che ha lottato la lotta più dura e ha fatto di questa lotta un dono di amore per l’umanità.

Infatti è da lui che impariamo che chi lotta contro il male in sé e fuori di sé, lotta non solo per se stesso ma per tutti, e la sua vittoria contribuisce alla pace del mondo. Uomo pacificato, di grande forza spirituale, che l’iconografo milleduecento anni dopo ha saputo esprimere nella pacatezza dei movimenti, nella compostezza della composizione, nella scelta sobria dei colori e soprattutto nel volto.

Illuminati da dentro secondo il canone iconografico i suoi occhi esprimono oltre ad una serietà pacata, grande profondità d’animo e pace, in uno sguardo dolce che ci guarda, e allo stesso tempo parla di un altrove, di un senso che riempie, illumina e trascende la realtà della vita che viviamo.

Per essere riuscito a rappresentare tutto questo, l’iconografo stesso doveva necessariamente conoscere bene sia la storia di sant'Antonio, sia di che cosa stava trattando, probabilmente per averlo sperimentato, almeno in parte, lui stesso.







Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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