Flebo di energia

Publié le 02-12-2017

de Flaminia Morandi

Flaminia Morandi - MINIMAdi Flaminia Morandi - Maghi, specialisti dell’oroscopo, veggenti, carte, I-Ching non passano mai di moda, tanto più nell’incertezza generale. Anche cristiani doc non disdegnano a volte il responso di un “pendolino” o il consulto di un “sensitivo”; e qualcosa di vero c’è, perché la capacità di leggere il cuore è un dono riconosciuto dalla tradizione cristiana più antica, la “cardiognosìa”, ricevuto il più delle volte da chi ha raffinato la sua sensibilità lottando senza sosta contro i semi di morte che assediano la donna e l’uomo fin dalla creazione: un assedio che è il nostro privilegio! Siamo gli unici esseri viventi a immagine di Dio e come lui sovranamente liberi, chiamati a scegliere fra il sì e il no.

Peccato però che anche i cristiani doc si distraggano a volte dal fare memoria continua degli altri privilegi che hanno ricevuto: battesimo, cresima, eucaristia. Nicola Cabasilas, un gigante del Medioevo bizantino, epoca senza la quale la teologia cristiana sarebbe esangue e frigida, lo racconta meglio di chiunque altro. Siamo integrati al corpo di Cristo che nel battesimo diventa non il nostro Capo (come si dice in occidente) ma il nostro Cuore, siamo trasfusi nella cresima (che in Oriente è insieme al battesimo) da una flebo di energia divina capace di rendere operante, concreta la nuova potenza ricevuta, siamo trasformati ad ogni eucarestia dalla vita di Cristo alla più alta intensità: perché col pane e col vino mangiato e bevuto la stessa personalità di Cristo entra in noi. Con simili “talismani”, i cristiani camminano nel mondo: proprio il mondo com’è, non come vorremmo che fosse. Stanno dentro la zizzania con tutte le scarpe. Coi piedi nella melma: l’humus ideale della vita spirituale secondo Cabasilas (che fra l’altro era laico, né prete, né monaco, ma ascoltato consulente di metropoliti).

È nella melma che l’“artigiano” deve fare il suo lavoro, senza modificare in nulla la sua vita concreta. Dentro la melma per un cristiano è il luogo della scoperta del “manikón éros”, dell’amore folle di Dio per l’uomo, che arriva per lui a dare la vita, il suo “philtron”, in greco l’amore senza confini, perché è quell’amore lì il “filtro” attraverso cui Dio associa l’uomo alla sua opera cosmica e lo trasforma in un suo “somigliante”. Nella visione di Cabasilas perciò c’è un unico peccato: dimenticare Dio. Dimenticare i doni ricevuti da lui: Lui stesso. Solo attraverso una continua “memoria Dei” il cristiano diventa un “aphoberós thanatos”, uno talmente certo della resurrezione da non temere più la morte. E tanto meno di avere bisogno di un sensitivo che lo rassicuri.

Flaminia Morandi
MINIMA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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