Il giogo dell’amore
Publié le 30-06-2013
Sono stato alcuni giorni in India a Chennai (Madras), città del Tamil Nadu, duramente colpita dal maremoto…
Ho cercato di guardare la tragedia dei sopravvissuti a questo catastrofico evento non solo con i miei occhi, ma con gli occhi degli amici che in quel Paese operano da anni e con gli occhi atterriti dellagente del posto.
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Non potevo immaginare quello che ho visto, non conservavo ricordi di una calamità come questa. Mi sono avvicinato a questi luoghi in punta di piedi. Ho incontrato una donna anziana e sola con due bambini aggrappati alle braccia. Erano i suoi nipoti, la mamma e il padre erano morti a causa del maremoto. Non aveva più lacrime e ascoltava con aria sconsolata la suora che cercava con delicatezza di offrirgli un aiuto: “Hai bisogno di una mano, ce la fai a badare a loro”? “No, non ce la posso fare“ rispondeva, ma si capiva che avrebbe voluto stare con loro e provvedere con le sue forze al loro futuro. Ho subito pensato: “perché non apriamo una casa in cui nonne, zie, mamme sole e senza più sostegni famigliari possano stare con i loro figli e nipoti, provvedere alla loro educazione e dare loro un futuro come accade in ogni famiglia normale”? Ma aprire una casa così non è poesia, è un impegno serio e duraturo che ha bisogno di qualcuno che si mette in gioco, che dona la vita, che diventa un pezzo di pane che si fa mangiare dagli altri. |
Mi è balenata l’immagine dei buoi – ancora abituale da queste parti – che quando accettano il giogo, durante il lavoro nei campi o quando tirano il carretto, subito lo portano insieme, appaiati, viaggiando con lo stesso ritmo, senza litigare. Non fanno discussioni se il peso è troppo da una parte o dall’altra. Sono convinto che il giogo dell’amore, di chi accetta di portare sulle sue spalle il peso di un problema, ha un enorme valore. Se noi accettiamo, questo giogo è un nuovo arsenale di vita che continua in India per accogliere i bambini dello tsunami. Nel Tamil Nadu abbiamo promesso di mandare aiuti per sostenere 6 progetti per dare scuole, cibo, casa ai bambini orfani e a quello che resta delle loro famiglie. È necessario raccogliere cifre significative, ma i soldi non sono un problema se ci crediamo veramente, se questo dramma ci entra dentro in compagnia della preghiera e di Dio, se lo facciamo diventare speranza. Ernesto Olivero da Nuovo Progetto Febbraio 2005 |