UN ''G8 ALLA ROVESCIA'' (da La Stampa)

Publié le 31-08-2009

de bruno


Ventimila ragazzi: «Chiediamo ai potenti di ascoltarci: non esistono guerre giuste». In piazza capigliature rasta, veli islamici e due reduci da Beslan. Olivero: «Entrate in politica portando i vostri sogni di bene»


«Viviamo in un periodo tragico e crudele, caratterizzato dalle guerre preventive e dal fanatismo terrorista, dai morti per fame, per malattie, per disastri ambientali. E’ il nostro tempo». Comincia così il manifesto della «pace preventiva da costruire con il dialogo» presentato ieri da Ernesto Olivero, durante il secondo appuntamento mondiale dei «Giovani della pace», che il Sermig, dopo la prima edizione torinese, ha organizzato ad Asti. Un manifesto che ha avuto già adesioni a distanza provenienti da ambienti diversi, com’è nello stile del fondatore del Sermig: da Roberto Benigni e Nicoletta Braschi al cardinale Ersilio Tonini, da Massimo D’Alema al missionario Alex Zanotelli. In quelle quattro pagine firmate «Ernesto Olivero e i suoi amici» ci sono constatazioni e speranze: «Siamo cresciuti pensando che c’erano guerre giuste.
Dobbiamo crescere d’ora in poi pensando che tutte le guerre sono ingiuste». E ancora: «Abbiamo bisogno subito di un’Onu credibile e autorevole che sia la chiave della pace non solo in Iraq dove ci sono gli interessi legati al petrolio, ma anche in Sudan, in Uganda, nel Congo e in decine di altri posti nel mondo dilaniati da guerre dimenticate» ha spiegato Olivero dal palco. «A Berlusconi e Bush dobbiamo dire che sbagliano e molte cose vanno cambiate» ha detto tra gli applausi. Ma subito ha aggiunto «e ai no global che contestano il nostro modo di proporci e agire ricordiamo che non bisogna spaccare vetrine per essere contro la guerra». Lo ascoltano ventimila «Olivero boys», allegri e coloratissimi che hanno affollato ieri pomeriggio la piazza Alfieri. Ci sono i rumeni e i georgiani, brasiliani e africani. Gruppi parrocchiali, scout, ma anche teste con rasta caraibici e veli islamici. «Sono qui perché la pace è un valore di tutti» racconta Miriam 17 anni, marocchina, studentessa di un liceo linguistico ad Asti, a fianco dell’amica italiana. Sono in prima fila e sulle fronti con il rossetto hanno disegnato il simbolo «peace in love».
Sul palco si celebra l’8G, ovvero «un G8 alla rovescia» dove sono i giovani chiamati a parlare e i politici ad ascoltare. Storie dalla Romania e dall’Albania, dalla Somalia al Camerun, ma anche ansie di giovani occidentali. Commovente la testimonianza di una delle ragazze scampate alla strage di Beslan, che ha letto, senza apparire, l’elenco di un centinaio di giovani vittime dell’eccidio nella scuola in Ossezia. Il mondo politico ha partecipato, ma, volutamente, non è stato protagonista. In mattinata erano passati Rutelli («la pace in Iraq sarà più facile se vince Kerry» e Castagnetti, Morgando e Mercenaro. Nel pomeriggio è arrivato il presidente della Regione Ghigo, con gli assessori Cotto e Leo e i sottosegretari Armosino e Delfino. Accanto a loro il sindaco di Asti, Voglino (Margherita) e il presidente della Provincia Marmo (Forza Italia), entrambi cofinanziatori, con la Regione, della «giornata mondiale». Olivero, dopo aver esortato i giovani a diventare economisti «perché questa economia mondiale basata sul profitto non ci piace» e ad entrare in politica «non importa per quale partito, portate i vostri sogni di bene» ha dato la parola agli ospiti per brevi saluti prima del concerto di Nair, la cantante italo-egiziana dalla voce melodiosa e possente. I gruppi hanno poi attraversato la città per partecipare alla messa finale in cattedrale, officiata dal vescovo Ravinale. In mattinata le piazze della città erano state occupate dalle tende del dialogo dedicate a dieci temi: dall’ambiente all’immigrazione, dalla politica alle comunicazioni. Gli astigiani e non solo loro erano inviati a portare viveri e materiale scolastico destinato alla Georgia e alla Romania. A sera ne erano state raccolte 60 tonnellate che hanno colmato tre container partiti già nella notte. «Perché noi al Sermig non ci accontemiano di musica e belle parole. Siamo idealisti e concreti».

Sergio Miravalle


Da La Stampa 04 Ottobre 2004

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