IL PROGETTO
Attraverso la lunga amicizia e collaborazione con Don Renato Rosso, il Sermig ha incontrato la missione dei Padri Clarettiani nell’isola di Basilan, con i Bajau, gli “zingari del mare”, gente fino ad allora mai toccata da alcuna presenza di aiuto. Missione sostenuta nel suo inizio a Maluso nel 2002, e ora nel lavoro a Pangasaan e altri centri; e anche grazie a ciò mantenuta e progredita fino ad oggi; in virtù della grande e molto attenta dedizione del Padre Arnel Alcober prima, e successivamente del Padre Dennis Tamayo, Coadiuvati dalle suore Francescane Missionarie di Maria.
Nel suo insieme il progetto punta a rafforzare nei Bajaus una propria identità, ed a vivere in una dimensione di comunità giusta ed armoniosa; in cui la qualità della vita si radica in valori propri della cultura indigena. Il metodo è quello di una presenza diretta in mezzo alla gente, partita dalla prima missione a Maluso, e poi via via estesa alle altre vicine comunità di Pangasaan, Teleman, Calle Subah e Lumah.
La chiave di ingresso nella comunità Bajau è stata l’educazione: prima i bambini, poi gli adulti, badando a individuare tra di loro un gruppo di persone che potesse assumersi il ruolo propulsivo di leaders per il bene comune. Un percorso lungo, di sfide e di buoni successi; il solo che possa dare a queste comunità reali possibilità di trovare in sé le energie e le capacità per rinnovarsi e darsi un futuro
Oggi, punti nevralgici di questo sforzo, sono in funzione un ‘centro di apprendimento alternativo’ principale - ‘La nostra casa’ - e cinque altri analoghi più piccoli, tutti su palafitte come quelle che i Bajau abitano tradizionalmente, che sono punti di riferimento per i loro gruppi di diverse zone dell’isola di Basilan e delle isole più piccole che vi gravitano. Per varie ore durante il giorno vi si fa preparazione alla scuola per i più piccoli da inserire nelle elementari pubbliche – percorso che dura uno o due anni per creare condizioni di un buon inserimento dei bambini - e doposcuola per coloro che già sono arrivati a frequentarle, affinché possano riuscire con profitto e senza disparità con gli altri scolari. La sera corsi per gli adulti, ora assiduamente frequentati una volta, col tempo, compresone il valore. Ma sono anche centri di pronto soccorso, conoscenza di igiene e prevenzione specie per le donne e madri.
Così come luoghi di ritrovo per la comunità, per le loro celebrazioni, e per i momenti di discussione e decisione attorno ai loro problemi e alle iniziative per farvi fronte. Incluse quelle in cui si delineano nuovi schemi condivisi per lo sviluppo umano delle famiglie, legato a maggiori capacità di far fruttare il tradizionale lavoro in mare – anche in forme nuove come l’acquacoltura in gabbie e la conservazione del pesce secco -, così come a avviare e far fruttare nuove opzioni come l’artigianato delle donne e la sua commercializzazione in città a locali ed a turisti.
Il tutto preservando giorno per giorno, attraverso esperienze, e in momenti forti di aggregazione e celebrazione, l’unicità e i valori della loro cultura, e l’orgoglio della loro appartenenza alla comunità.
Al contempo promuovendo in molte diverse iniziative un creativo contatto col mondo esterno, dal quale questa gente è rimasta finora molto isolata.
La piccola comunità dei Clarettiani e delle suore FFM, continua intanto ad assicurare la sua stabile presenza di Chiesa in un contesto che da mesi è tornato quello di un aspro conflitto, che vede i cristiani, in quanto tali, come già anni addietro al tempo degli inizi della missione, possibili bersagli di violenza. Restare, e continuare a muoversi di luogo in luogo, è indubbiamente esporsi e rischiare ogni giorno la vita. Ma anche contribuire a promuovere condizioni per isolare chi, per ideologia, semplice banditismo, o altri interessi, vuole guerra ad ogni costo.
Accanto al progetto vero e proprio, si è potuto sostenere la costituzione e l’avvio, a livello nazionale, dell’operatività di un ente di coordinamento della cura pastorale dei popoli nomadi delle Filippine, con responsabile un Vescovo locale. Per rafforzare e accrescere l’impegno della Chiesa locale verso queste comunità.
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