Le regole della pace
Publié le 27-04-2022
Edoardo Greppi ospite dell’Università del Dialogo del Sermig
Il Diritto internazionale come via della pace. Ma a quali condizioni? Con quali strumenti? E soprattutto, con quali margini di successo? A queste ed altre domande ha risposto Edoardo Greppi, docente di Diritto internazionale dell'Università di Torino, con attività di ricerca nell'ambito dei diritti umani, dei crimini di guerra e giurisdizioni internazionali, in qualità di ospite dell’ultimo incontro della sessione 2021-2022 dell'Università del Dialogo, svoltosi negli spazi dell'Arsenale della Pace. Il dialogo con giovani e adulti ha ruotato intorno al tema "Le regole della pace", una riflessione per provare a capire meglio il nuovo scenario internazionale nato con l'aggressione russa all'Ucraina. Ecco alcuni spunti tratti dalla serata: La guerra e le regole della pace. La guerra finirà ma, oltre a vittime, distruzione, orrore e macerie, ci lascerà un’altra eredità: le regole da ricostruire anche nell’ambito della diplomazia internazionale.
La Conferenza di Yalta nel febbraio 1945 decise le sorti dell’Europa per tutto il secondo dopoguerra. Seguendo la scia del passato, dopo grandi guerre, i vincitori definiscono un ordine coerente con i loro interessi. Gli Alleati a Yalta, definendosi Nazioni Unite, decisero il nuovo ordine mondiale. Alla base della Conferenza, c’è l’idea del “mai più” una guerra con 50 milioni di morti…
Diritto e guerra non sono termini opposti, il loro rapporto è antico e solido. A cominciare dallo ius ad bellum, diritto incontestato fino al 1945: i filosofi riflettevano sul fatto che la guerra fosse giusta o meno, non che fosse lecita, perché lo era sempre.
Solferino 1859, 9.000 morti e oltre 30.000 feriti: nessuno si cura di loro, a parte un cittadino svizzero, Henry Dunant, che fonda la Croce Rossa. Nel Novecento nascono i protocolli delle convenzioni di Ginevra (naufraghi, prigionieri di guerra, popolazioni civili) che dichiarano la necessità di individuare e distinguere tra combattenti e civili, obiettivi civili e militari. Queste convenzioni vengono ratificate da tutti i Paesi. Per questo motivo ciò che avviene ora in Ucraina è in palese violazione dei trattati internazionali.
Cosa può fare l’Onu? Bisogna capire che l’ordinamento internazionale è diverso dall’ordinamento nazionale. A livello internazionale gli Stati aderiscono alle norme internazionali solo se decidono di seguirle. Nell’ordinamento nazionale, i cittadini sono obbligati a rispettarle. Inoltre, nell’ordinamento internazionale non c’è una forza sovranazionale: nessuno può obbligare uno Stato.
Incontro completo
Foto: Roberto Cristaudo / Sermig