Ernesto Olivero presenta a Giovanni Paolo II il cammino del Sermig e il lavoro con i giovani: “Non abbiamo creato un movimento di iscritti, ma un movimento spirituale fatto di uomini e donne che condividono un’idea: la bontà è disarmante. (…) Abbiamo visto e toccato tanto male, tanto dolore, tanto odio, tanta disperazione e abbiamo cercato i mezzi per affrontarli: il silenzio, la preghiera, il rispetto, la condivisione. (…) Abbiamo un sogno nel cuore: che l’incontro di oggi contribuisca a una nuova storia per i giovani. I giovani la chiedono: troppi fra loro non si ricordano che cos’è il bene. Molti di loro sono cresciuti senza esempi di bene”.
Poi i Giovani della Pace si presentano per la prima volta a un “grande”, Giovanni Paolo II, attraverso la Carta dei Giovani, che il Papa sottoscrive.
Il Sermig annuncia la costruzione di una casa per giovani e per portatori di handicap in Giordania, per incoraggiare il dialogo che non deve mai interrompersi.
Olivero conclude: “La storia non è un corridoio vuoto da attraversare in fretta per fuggire dal mondo. La storia è un cammino verso la pace, verso la verità, va avanti con la nostra umanità. È nella storia che si diventa uomini e donne e il mondo diventa migliore”.
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