CINA - PECHINO 2008: tutti pronti

Publié le 31-08-2009

de Redazione Sermig


Un punto di vista insolito e curioso direttamente dalla terra delle Olimpiadi.

Dall’inviato di NP


Sono giorni che parlo di Cina, dopo anni che parlo di Cina, sapendo che a ogni TG si parlerà di Cina ancora e di nuovo.
Dal 2001 tutti parlano di Cina semplicemente perché sapere di poter ospitare i Giochi Olimpici ha messo tutta la Cina ed ogni singolo cinese in fermento. Sono anni che si preparano: abbattono ruderi e meno ruderi, costruiscono enormi palazzi, moltiplicano strade e aumentano i centri commerciali su più piani e tutto questo si può prevedere e comprendere senza troppa meraviglia.
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L'apertura dei giochi olimpici Torino 2006
Anche Torino è fresca di Olimpiadi e il risultato lo si può godere passeggiando per il centro e deliziandosi gli occhi, ma forse a qualche torinese è mai venuto in mente di chiamare amici, conoscenti e sconosciuti per riunirsi in piazza a organizzare coreografie per le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi? A noi no, ma a loro sì. Sono anni che verso sera stuoli di casalinghe e pensionate spengono i fornelli dopo cena e si ritrovano nelle piazzette o lungo i marciapiedi a ballare, provare danze con i ventagli o foulard, suonare o magari solo fare un po’ di movimento a ritmo di musica. Tutto questo in nome delle Olimpiadi.
Onestamente, tanto di cappello. Non ho mai pensato di passare la mia pensione a fare tentativi di balletti in pubblico, e questo lo devo alla pessima abitudine di noi occidentali di criticare e ridere degli altri.
A Pechino ci sono ballerini e spettatori, tutti ugualmente compiti. Se qualcuno ride di un passo sbagliato durante le prove spesso siamo noi stranieri espatriati che non possiamo capire.
Il movimento fa bene alla salute e ogni movimento è una forma di sport. I Giochi Olimpici prima di tutto sono sport, uno sport (qualunque) al quale i cinesi sembrano essere abituati da sempre. Alle 5 del mattino per strada e per i parchi milioni di persone sfruttano il fresco e l’energia mattutina per fare esercizio fisico, soprattutto se anziani.
Lo sport fa bene e a fare sport sono stati educati da sempre. A volte possono sembrare degli automi, che si riversano dal letto in strada o per i parchi, poi si muovono ritmicamente lenti nei loro gesti ripetitivi e spesso prevedibili. Ci si chiede se al mattino agli occhi di un terzo possa apparire più automa un cinese che fa ginnastica o un qualunque italiano medio che si rovescia dal letto direttamente in cucina per il suo caffè. Il dubbio sorge spontaneo. jogg.jpg

Forse qualche torinese per simpatia olimpica si è mai messo ad alzarsi all’alba per allenarsi? In Cina si andava a fare esercizi prima di sapere delle Olimpiadi a Pechino.
Lo sport in Cina fa parte dell’educazione e ha un sapore ben lontano dalle due ore di educazione fisica settimanali alle quali siamo stati abituati dalla scuola fin da bambini. Quella era ginnastica che “la maestra ha detto che” faceva bene; quella cinese è ginnastica alla quale io singolo decido di dedicarmi per la mia salute psicofisica. Di qui i parchi corredati di nonni in pensione e bambini che utilizzano i medesimi attrezzi per mantenersi in forma e per giocare. Una commistione socialmente utile e comoda.
La Cina si è messa in moto per farsi trovare allenata in tempo per l’inizio dei giochi, dai bambini agli anziani. Tutti saranno pronti fisicamente e mentalmente.

Il governo ha fatto organizzare i trasporti, potenziato le linee metro, abbattuto e ricostruito zone centrali e periferiche, e persino richiesto ai tassisti di imparare un minimo di inglese base essenziale. Dal 2001 a oggi la domanda in Cina non è “Ce la faremo?” bensì “Quanto sembreremo bravi al mondo di fuori?”. Per un cinese andare all’estero si dice “uscire dalla madrepatria”, di qui l’idea di Cina come Paese centrale e dell’estero come contorno.
Cosa dirà questo “fuori dalla Cina”?

Avendo un vivissimo senso dell’orgoglio non è possibile correre il rischio che il mondo di fuori possa lamentarsene. Sono anni che la Cina rincorre il progresso e sta aspettando le lodi. E per onori e gloria, un po’ di riconoscimento e magari anche una breve comparsa in TV tutti si accalcano più del solito.
Così le Olimpiadi sono uno sport ma sono anche una finestra sul mondo per aprire gli occhi del mondo di fuori sui passi da gigante che la Grande Cina ha fatto dal 2001 a oggi. Non sono solo operai. Non sono solo camerieri del ristorante sotto casa o quelli del banco al mercato.
Per la Cina ospitare le Olimpiadi è stato un modo di porsi un obiettivo, quello di farsi ricca e bella agli occhi di tutti. Questo naturalmente comporta dei sacrifici ma nessuno se preoccupa fondamentalmente.

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Dopo anni di collettivizzazione e negazione del privato e della privacy, ecco che al motto “Arricchirsi è glorioso” dell’era post Mao ogni cinese ha prestato più attenzione che mai. L’economia si è sviluppata a ritmi record tanto da lasciare il mondo a bocca aperta, meravigliato e forse anche preoccupato da tanta velocità e zelo.
Tutti sono in qualche modo coinvolti nelle Olimpiadi, considerate occasione per dimostrare la propria potenza e splendore, la capacità di svecchiarsi e mettersi al passo, autocriticarsi e migliorarsi.
L’intera Cina crede in questo e sta dando il tutto per tutto per farsi credere.

Fino ad oggi siamo stati abituati ai cinesi come a un popolo invisibile, che si percepisce ma non si vede. Che vive ammucchiato in brande nelle stanze della fabbrica, che lavora di notte, che non esce mai e che non parla (nemmeno) bene l’italiano.
Adesso la Cina ha aperto le frontiere, concede più visti e si sta lasciando scoprire discretamente con un sottinteso monito che suona come un “Aspetta e vedrai”.
L’8.8 (otto agosto) – numero di buon auspicio - allora, vedremo.
Cosa verrà dopo dipenderà dal mondo intero e da quanto con queste Olimpiadi la Cina si dimostrerà degna di fiducia.

Che vinca il migliore.

Dall’inviato di NP

Vedi anche:
CINA: Senza diplomazia
Il panorama cinese
OLIMPIADI: gli sport “minori”
CAPUT CHINA

 

 

 

 

 

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