Il sapore dei cristiani

Publié le 12-09-2015

de Flaminia Morandi

Marcello Cerrato, Gesù spezzando il pane offre se stessodi Flaminia Morandi – Di che sanno i cristiani? Sono saporosi come il sale, vivaci come il lievito, pizzicosi come la senape, ricchi come l’olio, caldi come il vino, buoni come il pane? Oppure in tempi di pluralismo finiscono col confondere la vita nella fede con l’appartenenza religiosa, o addirittura con un gruppo della propria religione?

Viene in mente il racconto di uno scrittore russo dell’Ottocento, Nikolaj Leskov. Un vescovo ortodosso va in visita in Siberia, agli estremi confini della sua diocesi, per conoscere la vita della sua gente e lo stato della missione tra i pagani. Gli raccontano che il monaco Kiriak da un po’ di tempo ha smesso di battezzare. Il vescovo lo manda a chiamare e subito si rende conto di avere davanti un uomo speciale. Kiriak gli dice di amare profondamente la sua fede, ma di provare un profondo rispetto per la cultura dei pagani. A battezzare son buoni tutti, dice, ma lui ha capito che per far sentire ai pagani come cosa propria la nostra fede, per loro estranea, c’è una strada sola: viverla totalmente. Solo così capitano spontaneamente fatti sorprendenti, piccoli miracoli attraverso cui il proprio messaggio penetra la barriera dell’estraneo e diventa proprio anche per i pagani. Affascinato da Kiriak, il vescovo gli chiede di accompagnarlo nel suo viaggio pastorale. Attraversano su una slitta la steppa innevata ma ad un certo punto devono proseguire su due slitte diverse: quella di Kiriak è condotta da una guida battezzata, quella del vescovo da una guida pagana. Il vescovo ne approfitta per fargli una lezione sul vangelo, ma l’uomo è distratto, continua a roteare il bastone con cui governa le bestie. Quasi ipnotizzato da quell’oscillazione, il vescovo si addormenta. Il risveglio è terribile: si ritrova solo, stretto nella morsa del buio e del ghiaccio di una tempesta siberiana. Quando ormai dispera di sopravvivere, ecco emergere dalla nebbia una strana figura che gli offre un cosciotto d’orso arrostito da addentare: è la sua guida, irriconoscibile, con i capelli trasformati in un casco di ghiaccio perché ha dato il suo berretto di pelo in cambio del cibo per scaldarlo. Proseguono insieme e trovano Kiriak assiderato, abbandonato dalla guida battezzata, fuggita dopo avere mangiato il pane e il vino consacrati e l’olio santo. Il vescovo crolla in ginocchio accanto a Kiriak, lo benedice, coglie il suo ultimo respiro e prega piangendo: Padre, rivelati a chi ti ama ma non ti ha mai sperimentato… Quel viaggio cominciato con una lezione di teologia si era trasformato per lui in un pellegrinaggio interiore che gli mostrava tutto in una nuova luce.

La verità non si possiede; la si cerca in un lungo cammino. Dio, più si crede di conoscerlo, più si rivela sconosciuto. A ciascuno che si dice cristiano il compito di cercare senza stancarsi, aperto all’irruzione dello Spirito che si rivela nella diversità e nella trasparenza dei volti. Allora la forza della risurrezione sperimentata su di sé può trasformare ogni incontro in liturgia di comunione e ogni povera parola, pronunciata nel silenzio e nella compassione, in parola di vita per gli altri


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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