Giro di emozioni

Publié le 23-10-2021

de Redazione Sermig

Non so voi, ma quando "tieni" a una persona cerchi in tutti i modi di inventarti qualcosa per poterla vedere o incontrare, almeno per me è così, magari anche esagerando un pochino, ma il voler bene e l'amare sono per forza un po' esagerati. Un giorno di marzo, durante la terza ondata di pandemia quando eravamo ancora tutti in zona rossa e si stava celebrando un anno dall'inizio del tutto, stavo camminando per l'Arsenale, vuoto di giovani seppur pieno delle attività di accoglienza, e ascoltavo il mio cuore perché, da tempo, sentivo forte in me il desiderio di trovare un modo per poter interagire con i giovani, che da troppo non avevamo più incontrato e visto. Storia di tutti noi, credo, quella di non poter vedere le persone cui teniamo. Durante l'anno passato, come tanti, anche noi abbiamo inventato qualcosa sul web, su YouTube, e fatto partire Piazza Giovani, la trasmissione che coinvolge giovani da tutta Italia. Però sentivo che bisognava fare altro, anche insieme a loro.

Serviva un segno di ripartenza, anche simbolico, forte. Grazie a mio fratello Paolo, appassionato di ciclismo, scopro che il Giro d'Italia quest'anno sarebbe partito da Torino. E allora penso: perché non partiamo anche noi con loro e andiamo incontro ai giovani, ai gruppi, alle realtà varie, cogliendo l'occasione che anche l'Arsenale della Pace è a Torino? Ne parlo con Ernesto e Rosanna, e vedo in loro accendersi uno sguardo curioso, bello luminoso. Che bello quando gli altri sentono che un'idea non è tua, o mia, ma è di tutti: è della Provvidenza. Noi però non conosciamo nessuno dell'organizzazione del Giro, anzi non sapevamo neppure chi fossero gli organizzatori. In poche ore troviamo un contatto, un amico, un numero di telefono, qualche parola del tipo «possiamo venire anche noi?» e la sorpresa della risposta: «è una bella idea». Mancavano poche settimane all'inizio del Giro, bisogna fare presto, la Fraternità decide: si parte! Il Sermig diventa Partner Sociale del Giro d'Italia 2021, è la prima volta che si utilizza questa particolare denominazione. Iniziamo a chiamare i nostri contatti lungo la penisola: «Abbiamo la possibilità di venire a trovarvi!».

La risposta di quasi tutti è di stupore mista ad entusiasmo e desiderio finalmente di fare qualcosa di originale insieme, dal vivo, non sul web. L'amicizia si rinsalda, gli sguardi si scaldano e incontriamo anche amici nuovi. Lo slogan del Giro di quest'anno era "Passione Infinita" e il Giro d'Italia diventa per noi il Giro della ripartenza, della speranza, dei giovani e tutti i nostri cuori si sono veramente colmati di passione infinita.

Daniele Ballarin


Qualcuno ci ha detto che i nostri 3.479 km di speranza sono stati come un segno di unità nella Chiesa, un passaggio di speranza che ha unito tante realtà diverse, tante comunità, tante esperienze di fede sparse nella nostra penisola. Una frase importante! Ho toccato con mano che la Lettera alla Coscienza, ascoltata, approfondita da tantissime persone, ha davvero portato speranza perché è un invito a riscoprire la sorgente della speranza proprio dentro di noi, in quel seme che il Signore ha messo nel profondo della nostra anima. E nasce dalla certezza che in Dio un mondo migliore davvero è possibile, e che in lui possiamo trovare la forza e le chiavi per realizzarlo.

Questo è quello che ho imparato dal Giro e questo è quello che ho cercato di vivere giorno per giorno, chilometro dopo chilometro, nell'intensità degli incontri, nel cercare di essere disponibile verso chi mi guidava da Torino, nel condividere le giornate e le fatiche con compagni di viaggio diversi da me ma che avevano negli occhi la stessa speranza!

Elena Gervasoni


«Bisogna sfidare la Provvidenza per essere schiaffeggiati dall'abbondanza». Questa frase campeggia nella casa dove Carmela accoglie centinaia di bambini e ragazzi di strada.
Siamo a Napoli in un quartiere dove l'abbondanza non è la normalità. La parola Provvidenza mi è tornata in mente più volte durante tutto il Giro d'Italia. In molte delle esperienze di vita che abbiamo incontrato, il fil rouge e la trama erano sempre gli stessi: la fiducia cieca in un Dio che chiede l'abbandono, ma non abbandona.
Poi ancora altre due parole: responsabilità e debolezza. Siamo responsabili dei doni che Dio ci affida, che non sono mai solo per noi stessi, ma da trafficare per gli altri. Siamo responsabili di ciò che lui opera nelle nostre vite e che va mostrato, come possibilità per altri, qualcosa che parte sempre dalla nostra debolezza e non dai nostri punti di forza. Non so se ci credevo fino in fondo, è stata la realtà a rivelarmelo.

Solo più tardi ho capito che cosa la Lettera alla Coscienza voleva dirci con questa frase: «...sono convinto che per cambiare il mondo serva la mia e la vostra debolezza...».
Quanti giovani ho visto commossi davanti a queste parole quasi a dire: «Ma allora è fattibile». Quanti adulti ho visto leggere queste parole con entusiasmo come se qualcuno avesse rianimato in loro qualcosa di sepolto.
Si parte da chi realmente siamo, non in superficie, ma dentro il nostro midollo, e lì decidere ogni minuto chi voglio essere e dove voglio andare per poi scoprire che ci si va solo insieme. Un andare non teorico, ma pratico. Basta andare. Come si è. Anche in Giro. Vi assicuro che non è tempo perso.

Marco Maccarelli


Ho avuto la fortuna e l'opportunità di stare al seguito del Giro d'Italia per una settimana in rappresentanza dell'Arsenale della Pace "partner sociale" del Giro 2021.
Negli incontri che hanno scandito le nostre giornate abbiamo presentato e diffuso la Lettera alla Coscienza, l'invito che la Fraternità della Speranza rivolge a tutti per affrontare consapevolmente le scelte grandi e piccole che abbiamo davanti.
Ho vissuto dei bei momenti di servizio e di condivisione, ho assaporato la voglia di bene che c'è in giro per l'Italia e quanto l'Arsenale è voluto bene.

Sandro Olivero


Quest'anno il giro d'Italia di ciclismo è stato un po' particolare, almeno per me.
Di solito lo seguivo come appassionato e se riuscivo guardavo le tappe in tv o, se passava nei paraggi, andavo a vedere i corridori passare. Quest'anno, per una serie di circostanze, il patron del Giro ci ha invitato a seguire tutte le tappe come partner sociali. Ci hanno dato un'auto e ad ogni fine tappa avevamo uno spazio nell'open village (spazio dove c'erano gli stand degli sponsor) a radio Giro, dove abbiamo potuto diffondere pillole di buone notizie e di speranza.

Mi sembrava di essere ritornato ai 687 km di speranza di tanti anni fa, dove era cambiato il mezzo (invece che a piedi andavamo in auto) ma il fine e le motivazioni mi sembravano molto simili. Andavamo ad incontrare ragazzi/e e amici che da tanto tempo che non vedevamo, persone nuove che ci accoglievano per ricevere e diffondere la Lettera alla Coscienza.
Mi ha sorpreso positivamente come sia noi sia la lettera siamo stati sempre accolti con molta gioia, come se fossimo "attesi". Una bella esperienza che porterò nel cuore.

Adriano Bruseghin


NP Focus
giugno / luglio 2021

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