Giovani, alzatevi!

Publié le 04-10-2016

de Simona Pagani

Onelio Marrero, La figlia di Giairo
Giairo ci insegna l’atteggiamento che deve maturare in chi è preoccupato della condizione in cui oggi si ritrova la maggior parte dei giovani.

di Simona Pagani

 

L’incontro del martedì sera dal 1974 è un appuntamento fedele del Sermig, sin dagli inizi aperto a tutti coloro che desiderano parteciparvi, per crescere nella preghiera e nel senso della vita. La Parola di Dio, ascoltata e commentata, è la sorgente da cui parte la preghiera e l’adorazione, la restituzione, momento di riflessione da parte di Ernesto Olivero, è il richiamo a riscoprire la gioia del donarsi, della fedeltà al propro sì. In questo periodo l’incontro del martedì è finalizzato alla preparazione del III appuntamento mondiale dei Giovani della Pace, che si terrà a L’Aquila il 28 agosto 2010, giorno della Perdonanza.
In un recente incontro il vangelo di Luca ci ha presentato l’episodio di un padre che vede in Gesù la sola persona che può salvare la sua unica figlia.

Dal vangelo di Luca: Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, perché l’unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire. Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. […]
Anne Brink, La figlia di GiairoArrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». Ma Gesù, avendo udito, rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete. Non è morta, ma dorme». Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta; ma egli le prese la mano e disse ad alta voce: «Fanciulla, àlzati!». La vita ritornò in lei e si alzò all’istante. Egli ordinò di darle da mangiare. I genitori ne furono sbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
(Lc 8,40-42.49-56).

Ernesto Olivero ha ricordato: “Oggi la maggior parte della gente è grigia, la maggior parte della gente è tiepida, insipida. L’indifferenza ci spinge ad indignarci per un momento, ma poi non cambiamo nulla. Oggi i giovani sicuramente vivono un momento difficile. Il mondo degli adulti li tiene fermi nel loro io e non li fa crescere, li accontenta con sesso, droga, alcol. E un poco alla volta schiattano. Gruppo di giovani che discutonoMa quanti giovani devono ancora schiattare di droghe varie perché qualcuno si ribelli?
Noi facciamo parte di questo mondo che non reagisce. Chi però mette al primo posto del proprio essere i giovani, chi si sente responsabile dei giovani, del futuro, si ribella. I giovani hanno grandi potenzialità, con loro è possibile squarciare il buio dell’odio, della fame, della guerra, dell’ingiustizia, dell’egoismo, …
Il vangelo di Luca, che racconta di un padre che si reca da Gesù certo che sia lui il solo a poter salvare la sua unica figlia che sta per morire, ci può dare una chiave sul cosa e come fare: avere la fede, l’umiltà, il coraggio di andare da Gesù e, come Giairo, dirgli “Signore, vieni con noi, i nostri figli stanno morendo, sono morti. I nostri giovani non hanno più vita, noi non siamo capaci, ci dai una mano?”. Il Signore, se vedrà in noi la stessa fede che ha visto in Giairo, ci accompagnerà”.

L’episodio raccontato da Luca si apre con una scena che si ripete nella Scrittura: Gesù attorniato dalla folla, lo stanno aspettando.
Ed ecco venne un uomo, si getta ai piedi di Gesù e lo prega, il suo nome è Giairo è il capo della sinagoga di quel luogo. È un uomo pubblico, conosciuto da tutti. È un uomo che ha un ruolo sociale. Nel momento in cui si getta ai piedi di Gesù sembra non curante di tutto quello che avviene intorno a lui. Non gli importa della folla, di quello che avviene intorno, non gli importa di quello che gli altri pensano, si getta ai piedi di Gesù. C’è qualcosa di più importante di quello che gli altri possono pensare di lui. C’è sua figlia, la sua unica figlia di 12 anni che sta morendo. Giairo si getta ai piedi di Gesù e lo prega di recarsi a casa sua.

Gesù, solitamente è lui che conduce, si lascia condurre da quest’uomo che con il suo gesto gli ha mostrato il dramma del suo cuore. Ad un certo punto avviene qualcosa, di improvviso, di inaspettato. Si avvicina a Giairo un uomo della sua casa e gli dice “Tua figlia è morta, non disturbare più il Maestro”. Con queste parole il dinamismo della scena si blocca. Tutto si paralizza. La morte paralizza, blocca, ferma. Con l’annuncio della morte della ragazzina, muore la speranza dell’uomo, la morte mette la parola fine. Per gli occhi dell’uomo è così.

Mauro Moreschini, GesùGiairo si ferma di fronte all’evidenza della morte, il coraggio che lo aveva spinto a gettarsi ai piedi di Gesù tutt’un tratto scompare. Nulla ha più senso. Non è più in grado di condurre Gesù. E qui avviene qualcosa di bellissimo perché nel momento in cui Giairo si blocca, non è più in grado di andare avanti, Gesù lo invita a lasciarsi condurre: “Non temere soltanto abbi fede”. Infondo Gesù chiede a Giairo di non lasciarsi fermare dalla morte, dalla paura. Gli chiede di non farsi sbarrare la strada. Gli chiede di non farsi paralizzare da quella notizia di morte, di non “rimanere” in quella morte che gli è stata annunciata. “Dammi fiducia” gli dice Gesù c’è qualcosa oltre quella morte, tu non lo vedi ma fidati. Gesù invita Giairo a non lasciarsi chiudere da questo orizzonte di morte. Gesù può chiedere questo a Giairo perché lui è la Vita, è la Vita che di fronte a questa notizia di morte non si ferma. Lui è la vita che non si lascia fermare da nulla. Non si fa fermare da questa notizia di morte, da chi lo deride quando dice che la fanciulla non è morta ma dorme. E in questo cammino Gesù coinvolge Giairo gli chiede di fidarsi, di andargli dietro. Gesù, come poi farà nell’orto degli ulivi, quando giunge la sua ora va incontro alla morte dicendo ai suoi discepoli: “Alzatevi andiamo”.

C’è un passo del Cantico dei Cantici in cui è scritto: “forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6). Gesù può! È l’uomo che camminando incontro alla morte spaventa la paura perché il suo Amore la morte se la ingoia.
Eppure Gesù, deciso a continuare il suo cammino, per entrare in quella stanza di morte dove giace la fanciulla, ha bisogno di Giairo, dei suoi passi. Gesù chiede anche a noi di non lasciarci fermare da tutto quello che ci sembra impossibile, di non fermarci alla nostra speranza ma di fare nostra la Sua. Ci chiede rilasciarci condurre “oltre” la nostra speranza e per farlo ha bisogno dei nostri passi e della nostra fiducia.
Giunto alla casa della fanciulla trova tanta gente che piange e Gesù dice: “Non piangete perché non è morta, dorme”. Entra nella stanza della fanciulla ma non da solo, si prende con sé la madre e il padre della ragazza e Pietro, Giacomo e Giovanni e li accompagna ancora una volta in un passaggio fondamentale. Li aiuta a spostare lo sguardo, dalla morte di quella fanciulla, alla Vita che è lui. Spostando lo sguardo tutto ridiventa possibile. Non è sulla mia speranza che faccio affidamento ma sulla Tua Gesù.
Gesù prende allora per mano la ragazza e le dice “fanciulla alzati”.

Nel Vangelo di Marco in cui è narrato lo stesso episodio (Mc 5,21-24.35-41) c’è un particolare importante, è scritto che una volta che Gesù ridona vita alla fanciulla, ordina che le si desse da mangiare. È un passaggio bello perché Gesù non solo ridona vita alla ragazza ma restituisce anche a Giairo la sua paternità e gli chiede di “darle da mangiare” di occuparsi di questa vita rinata.

La fanciulla di cui si parla non ha un nome, di lei si dice solo che ha 12 anni e che è figlia. Possiamo dire che rappresenta tutti quei giovani che sono morti dentro, che sono tenuti in funi di morte dal non senso, dalla paura che impedisce loro di rialzarsi. In questa fanciulla ci sono tutti i giovani di oggi che sembrano morti, inconsapevoli delle enormi potenzialità di vita che hanno dentro.
Adulti
Il miracolo che Gesù compie non riguarda solo la fanciulla. In quella stanza di morte Gesù ci ha portato i genitori della fanciulla ma ha portato anche noi: Giacomo, Giovanni e Pietro: la comunità cristiana. Perché fossero testimoni di questa resurrezione sì, ma anche perché si prendessero le loro responsabilità.

Oggi Gesù ha bisogno di adulti disponibili a lasciarsi cambiare il cuore a lasciarselo convertire affinché il loro cuore diventi un cuore di padri. Ha bisogno di adulti che come Giairo portino a lui il bisogno di salvezza di questi figli, che hanno la morte dentro.

Niente di meno che la Vita ha restituito vita alla fanciulla. Niente di meno che Gesù può ridare vita ai giovani di oggi. Niente di meno che Gesù può consegnare la gioia della paternità agli adulti e alla comunità. Paternità indispensabile per poter riaccogliere tra le braccia la vita che Gesù ridona in abbondanza e per farla crescere.


Simona Pagani




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