La bellezza di comunicare

Publié le 14-07-2016

de Gabriella del Pero

di Gabriella del Pero - “Tutto quello che si può dire, si può dire chiaramente”. Questa frase mi è sempre rimasta impressa per la sua semplicità. Esprimersi con chiarezza non è affatto facile, anzi presuppone una nutrita serie di qualità non così scontate: sincerità, onestà intellettuale, capacità di riflessione, di sintesi, di logica, profondità di pensiero e di ragionamento, linguaggio pacato e scorrevole, lucido e preciso e tanta, tanta umiltà per conoscere e rispettare le caratteristiche, i bisogni e le attese di chi ascolta. Tutte qualità di cui spesso notiamo l’assenza. La maggioranza dei nostri contemporanei pensa che sia meglio parlare e comportarsi da furbi per non essere in qualche modo fregati dagli altri.

Questo è ciò che viene sempre più comunemente insegnato e trasmesso ai bambini e ai giovani di oggi.
Paolo (8 anni) racconta candidamente che il papà gli raccomanda sempre di non dire bugie ai genitori, ma di farlo tranquillamente con tutti gli altri se ha l’impressione che vogliano rimproverarlo ingiustamente;
Gloria (9 anni) confessa di giustificarsi spesso con la maestra inventando un “sacco di scuse” quando non ha fatto i compiti, come fa la mamma quando non ha voglia di andare dalla nonna;
Alessio (11 anni) dice che il papà gli permette di dire un mucchio di parolacce, ma soltanto contro gli avversari durante le partite di calcio, mentre
Greta (7 anni) ha già imparato a “rispondere per le rime” alle compagne di scuola se si permettono di criticare il suo abbigliamento;
Francesco (13 anni), infine, si vanta di aver imparato dallo zio una speciale “tattica” per rispondere alle interrogazioni in modo da far credere all'insegnante di sapere molto di più di quello che in realtà ha studiato, così i suoi amici lo considerano un grande.

Gli adolescenti, poi, sono diventati abilissimi ad usare sui cellulari ed i vari social network espressioni criptiche, sottintesi, sigle, neologismi e immagini di tutti i tipi per trasmettere messaggi volutamente ambigui. In questo modo possono poi sempre negare le loro reali intenzioni di fronte a chi se ne sentisse eventualmente ferito o ne desse un’interpretazione non proprio gradita. Non solo non si preoccupano di dire chiaramente le cose, ma cercano di essere il più possibile oscuri perché sanno benissimo di dire cose che non dovrebbero. I moderni mezzi di comunicazione, d'altronde, hanno esteso a dismisura la possibilità di instaurare relazioni tra non presenti, favorendo nei nostri ragazzi la de-responsabilizzazione ed esasperandone l’individualismo: quando scrivono sulla tastiera nessuno di loro pensa a chi ci stia davvero dall'altra parte, le individualità degli amici possono essere falsificate, negate, confuse. Ed è molto comodo esprimere giudizi taglienti, spargere pettegolezzi insensati, insinuare dubbi e falsità (e magari arrivare a veri e propri atti di bullismo, come ormai troppo spesso la cronaca nera ci racconta) standosene tranquillamente sdraiati sul divano di casa, al riparo dalle critiche, dalle obiezioni, dalle reazioni altrui.

I rapporti diretti, faccia a faccia, dei nostri adolescenti con gli altri sono poveri, di scarso coinvolgimento e quando i conflitti minacciano di esplodere, i rapporti stessi si bloccano oppure le tensioni vengono negate: si crea un vuoto comunicativo, ma questo non è avvertito da loro come un problema. L’adolescente torna semplicemente ad occuparsi di se stesso, fugge ed evita l’incontro reale, rifugiandosi in un mondo virtuale dove non c’è crescita e cambiamento, ma tutto è ripetizione del già noto. Dobbiamo trovare la forza di rilanciare un ampio progetto educativo, in cui sia trasmessa ai bambini e ai giovani la bellezza del parlare, del comunicare, del dialogare in modo autentico, chiaro ed onesto, sopportando anche la fatica della riflessione, dell’argomentazione e dell’ascolto. Già, l’ascolto. Dovrebbe venire prima del parlare. Chi impara ad ascoltare cambia direzione per andare verso l’altro. Così poi potrà dire – e dire chiaramente – ciò che all’altro serve per vivere.

 

 

 

 
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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