Caro Arsenale...

Publié le 19-09-2019

de Roberto Lerda

Quest’anno festeggi 36 anni da quel 2 agosto che ti ha cambiato la vita. Ma prima quante bombe pronte ad uccidere hai visto, quante mani e quanti menti impegnate a progettare morte! Battaglie e rivoluzioni, il Risorgimento e le guerre mondiali sono state alimentate con le armi prodotte tra le tue mura; tanto dolore ha preso avvio da quelle lavorazioni, tanto fuoco per tante lacrime.

E come non ricordare quell'incendio di tanti anni fa (1852), che avrebbe potuto far saltare in aria non solo tutta la fabbrica ma tutto il quartiere, sventato grazie al coraggio dell’artigliere Paolo Sacchi e alla protezione della Madonna Consolata. Non sapevi ancora che tempo dopo Lei ti avrebbe abitato come sua casa, ma Dio già lo sapeva… Intanto – a proposito di opere di Dio – crescevano intorno a te l’opera di Don Bosco e quella del Cottolengo, che presto avrebbero dato fama di santità a tutto il quartiere.

Poi solo il rumore delle bombe e della guerra e dopo l’abbandono e il silenzio. In quel silenzio tutto veniva smantellato, i muri cadevano e gli spazi vuoti venivano ricoperti di piante ed erbacce che si facevano spazio tra il cemento e le pietre. E tu, caro arsenale militare, perdevi i tuoi pezzi principali e diventavi un arsenale abbandonato, vuoto, senza niente da dare, quasi come un lasciare spazio per qualcos'altro.

E le sorprese sono giunte quando, dopo una paziente attesa, il 2 agosto del 1983 è entrato per la prima volta tra le tue mura il Sermig, un gruppo di giovani semplici ma ostinati, decisi a trasformare un luogo di morte in un luogo di vita. Se i mattoni potessero parlare, forse direbbero che quello era l’incontro che aspettavano da una vita, che avevano voglia di rinascere. E così, negli anni e con il lavoro di tanti, tu, vecchio arsenale militare, sei diventato un Arsenale di Pace!

Caro Arsenale della Pace,
oggi sei una delle meraviglie della nostra Italia e ti stai preparando per diventare “casa di Maria”, Maria che è Madre dei Giovani e che protegge e accompagna questa tua nuova vita. Inoltre, una delle cose che più mi stupisce è che oggi la tua storia è diventata anche un po’ la mia storia e la storia di tanti, che nella trasformazione di queste mura e nell’impegno concreto di tutti i giorni hanno trovato il senso della vita; così la pace si fa concreta, ma è una pace che non fa stare tranquilli, inquieta, perché tanti “arsenali militari” (luoghi fisici e non solo) aspettano ancora di essere trasformati.

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