Eritrea: Aiuti e sviluppo contro fame e guerra

Publié le 12-01-2022

de Redazione Sermig


Sono duri i messaggi dagli amici in Eritrea: “Per la giovane Eritrea, questo è forse il momento più critico della sua storia. Siamo allo stremo, isolati da moltissimi mesi. Nelle città e fuori intere famiglie soffrono l’indigenza, in lotta quotidiana contro la fame, e le malattie. In particolar modo la malnutrizione miete vittime tra i più deboli e i più sensibili: i bambini, i minorenni, gli anziani…”
Precarietà, penuria, una società bloccata, l’esito di anni di isolamento, in un ostinato silenzio.

Un Paese di cui poco si parla, povero e con condizioni di vita ancora molto difficili.
Come entità territoriale nasce di fatto a fine ‘800 con la colonizzazione italiana, durata poi 60 anni. Durante i quali molti furono quelli di guerra, fino alla spietata e molto sanguinosa espansione coloniale del 1935 alla conquista dell’Abissinia, e alla fine dell’Impero pochi anni dopo. Il periodo coloniale ha realizzato una qualche modernizzazione delle infrastrutture, ma senza portare un progresso civile diffuso, né formare quadri locali. I conflitti vissuti invece, come sempre, hanno preparato i successivi, in cui l’Eritrea si è trovata coinvolta; e non cessati neppure dopo l’indipendenza ottenuta combattendo, solo nel 1993.

L’Eritrea è oggi un piccolo Paese. Nominalmente con 6 milioni di abitanti, che in realtà si stima siano però poco più di 4. Gli altri… sono fuggiti.
Nel Paese è stato reso obbligatorio per ragazzi e ragazze dai 17 anni il servizio militare ‘a tempo indeterminato’: l’impossibilità quindi per i giovani di pensare ad un loro futuro, li ha spinti ad una massiccia fuga: ad ogni costo, anche quello della vita. In proporzione alla popolazione, gli eritrei che tentano la micidiale via del mediterraneo, sono stati più di ogni altra gente africana. Non pochi di loro sono stati ospiti nelle accoglienze nell’Arsenale della Pace.
Tre anni fa, l’insperata dichiarazione di amicizia sottoscritta dai presidenti di Etiopia ed Eritrea, aveva alimentato grandi speranze di una nuova era di pace e apertura. Ma le speranze tali sono rimaste, e con l’apertura delle frontiere con l’Etiopia altre centinaia di migliaia hanno scelto l’esilio piuttosto che restare.

Dal 2014 operiamo nel Paese, sostenendo particolarmente la Chiesa, una presenza storicamente importante sul territorio, città e villaggi, con ostelli e scuole per i ragazzi, alfabetizzazione, progetti agricoli e comunitari…
Abbiamo inviato aiuti in risorse e materiali (oltre 10 tonnellate) per dare energia attraverso il fotovoltaico a ospedali, e a scuole (10,7kw di potenza installata); e poi materiale scolastico, aule di taglio e cucito e di informatica, cloratori, lampade, e altre attrezzature. Ora, pesanti restrizioni hanno ridotto la possibilità di invii.
E abbiamo iniziato a lavorare nei villaggi per il pompaggio fotovoltaico dai pozzi e la realizzazione di cisterne, per migliorare lo scarso accesso ad acqua sicura per consumo umano. Acquistando animali per i più poveri, e altre iniziative nei villaggi.
Si è partecipato anche ad un ampio progetto per migliorare l’approvvigionamento d’acqua a Endabaguna, cittadina in Etiopia, per il centro di accoglienza dei rifugiati eritrei che vi si trova.

Il conflitto esploso più di un anno fa tra la regione del Tigray e il governo federale etiope, ha fin dall’inizio come determinato protagonista anche l’Eritrea, alleata dei federali. Questa guerra ha drenato ancora risorse umane ed economiche, riducendo la stessa coltivazione dei campi. La Chiesa, come ritorsione alle critiche sollevate al governo, negli ultimi due anni ha visto confiscati prima tutti i presidi sanitari nelle città e nei villaggi, e poi tutte le scuole di ogni grado gestite: servizi preziosi per i tanti che contano solo su pochi mezzi. Dall’inizio della pandemia poi, sono state stabilite chiusure e restrizioni generalizzate che hanno determinato l'isolamento totale del Paese dal resto del mondo e vietato i movimenti interni.

Nonostante la dura situazione, non si rinuncia tuttavia a una presenza di aiuto e di speranza accanto ai molti poveri. La generosità di molti amici che si sono fatti condivisione ha già permesso di mettere subito a disposizione un primo aiuto, sia per l’emergenza alimentare che per continuare a realizzare almeno qualcuna delle iniziative di sviluppo molto prioritarie. Segni di vicinanza molto molto apprezzati.
Si è contribuito a realizzare una cisterna per la raccolta dell'acqua in una cittadina, dove in un precedente progetto si era arginato il vicino torrente recuperando terreni coltivabili. In altre zone, sottotraccia e con cautela, sono seguite centinaia di famiglie, tra cui anziani e profughi interni dalle zone di confine; offrendo aiuti alimentari, per tutto come e quanto possibile.
Conflitto, pandemia, e scarse piogge stanno mantenendo purtroppo l’emergenza alimentare, su cui ancora occorre intervenire, per evitare il peggio. Mentre ancora ci sono progetti già definiti nel campo delle risorse idriche - vasche di raccolta e pompaggi - da realizzare nei villaggi, per consolidarne la vita.…

“Per noi, voi diventate il segno di quella Pace e Fratellanza concretizzata dalla vostra solidarietà.”

Vogliamo davvero continuare quanto prima a offrire un forte sostegno: per un aiuto immediato a chi manca dell’indispensabile, e per realizzare quanto più possibile progetti che restituiscano vita a persone e comunità.

Come sempre tutto si realizza grazie all’impegno di tanti amici che si fanno condivisione: un grazie per quanto potrà essere possibile fare!

Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo
IBAN: IT29 P030 6909 6061 0000 0001 481
Banca Intesa Sanpaolo
CAUSALE: ERITREA


 

ERITREA - GOCCE DI SPERANZA

Guerra, fame, carestia, isolamento.
L’Eritrea vive oggi una situazione di grave emergenza.
Aiutiamo questo popolo con una raccolta di fondi e la costruzione di cisterne e pozzi per dare acqua pulita.


Info: SERMIG Arsenale della Pace
011.4368566 | sermig@sermig.org


Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo Onlus

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Causale: ERITREA

 

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