Natale: niente di scontato!

Publié le 28-12-2012

de Andrea Gotico

La benedizione di una nuova chiesa nel centro di una grande città è già di per sé un piccolo miracolo, in un periodo in cui trovare una dimensione metropolitana della sacralità è così difficile: a Natale è più facile assistere all’apertura straordinaria di sfavillanti centri commerciali, mentre lo spazio per il silenzio e la preghiera nella frenesia quotidiana è una conquista. L’Arsenale però, anche questa volta, non manca di andare controcorrente: e trasforma un evento che poteva essere una cerimonia di circostanza coi gonfaloni delle autorità in prima fila e il tappeto rosso, in qualcosa di semplice, di essenziale. Perfino disarmante, come la bontà, come le linee scarne e pulite dell’opera architettonica, come la nascita di un Bambino che ha cambiato la nostra storia.

Di scontato infatti, non c’è niente. A partire dalla dedicazione alla Madre dei Giovani, che se altrove faticano a spendersi per una passione, qui sono testimonianza viva di una Chiesa al servizio dell’altro, all’amore straordinario di due genitori per la propria figlia, divenuto seme fecondo per tanti. Dalla poesia di un architetto, già artefice di simboli grandiosi, che veste di materiali poveri un santuario bianco ed essenziale, leggero, quasi sospeso nell’etere e scolpito dalla luce. Fino all’immagine straordinaria di una Donna così protesa all’aiuto dei suo figli da non farsi bastare due mani…

Lo stupore e l’emozione hanno convinto tutti, anche chi in quel bianco ortogonale sormontato da una volta celeste artificiale si sentiva fuori posto come me. È bastato sedersi e cominciare, per sentire che davvero quello era un nuovo prodigio dell’Arsenale. L’invito caloroso e appassionato di un uomo dalla voce importante ma vera, a farsi piccoli e ad accogliere il debole. La sala traboccante di persone ricolme di partecipazione. E un’orchestra. Un’orchestra nata quattro anni fa come una scommessa. Mi riguardo le fotografie delle prime prove nel 2008, quando un pugno di bambini timidi ed impacciati impugnava intimorito il proprio strumento e osservava stranito le macchie sparse su un pentagramma; un piccolo bimbo guardava la grancassa che avrebbe potuto contenerlo, due code sbarazzine spuntavano dietro un violoncello, tanti i piedini a penzoloni dalla sedia perché non arrivavano a toccare terra. Molti di quelli sono ancora lì, ma lo sguardo tremolo del fanciullo è ora quello fiero e consapevole del ragazzo; le note claudicanti si son fatte nette ed espressive; la ricerca affannosa della mamma tra il pubblico si è trasformata in portamento compìto, presenza disinvolta. Una crescita meravigliosa, che ha fatto di loro dei professionisti convincenti: perché nella loro competenza, sono ancora capaci di commuoversi e portare la loro musica davanti al Bambino, quello che sono stati fino all’altro ieri.

Pietro Florio



Fotogallery
foto Max Ferrero/SYNC
{gallery}http://www.flickr.com/photos/55934555@N06/sets/72157632362173887/{/gallery} foto Andrea Gotico / NP

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